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Beni culturali: l’officina dei tecnici

Uno dei pannelli della chiesa di Zillis, restaurati dagli esperti del Politecnico di Zurigo. www.zillis-st-martin.ch

Al centro della Giornata internazionale del patrimonio 2002 stanno i tecnici, i restauratori e gli operatori che giorno per giorno si impegnano per la conservazione delle testimonianze del passato.

Il lavoro del centro specializzato del Politecnico di Zurigo.

Uno sguardo nel laboratorio, situato nel Quartiere cinque di Zurigo, basta per farsi un’immagine delle condizioni di lavoro: ogni angolo è occupato da oggetti, ma si scopre la volontà di fare il meglio con poco.

Dipinti, intonaci, mura, stucchi, soffitti, edifici di tutti i tipi, chiese, fontane, monasteri: la lista dei monumenti da proteggere è praticamente infinita.

La conservazione dei beni culturali è lavoro di dettaglio, diverso per ogni oggetto. Questo richiede dagli operatori grande flessibilità, perché ogni incarico ha delle altre caratteristiche.

Specialisti di diversi rami si incontrano: chimici, conservatori, artigiani contribuiscono a portare a termine le opere.

Come le biciclette sotto la pioggia

“Gli edifici si logorano, perché le loro caratteristiche non corrispondono all’ambiente che le circonda. Una bicicletta abbandonata sotto la pioggia fa la ruggine, i materiali non riescono a mantenere il loro equilibrio”, afferma Christine Bläuer Böhm, direttrice del centro di competenza protezione dei monumenti.

“Per questo bisogna analizzare la situazione e scegliere: o si cambia l’ambiente o si rafforza la struttura per renderla resistente”.

Oggetti prestigiosi

Fra le opere di maggior importanza, affidate alle cure degli esperti del Politecnico, c’è il soffitto romanico della Chiesa di San Martino di Zillis, nei Grigioni. Intorno al 1130 i cassettoni in larice della chiesa alpina erano stati dipinti con 153 illustrazioni di valore inestimabile.

Si tratta di un’opera artisticaunica nel suo genere a livello mondiale e fortunatamente conservata nella sua forma originale. Ma il restauro è stato una sfida per gli esperti.

Anche oggetti più prosaici passano al vaglio dello studio di Zurigo. Fra questi i graffiti, espressione socio-artistica, prodotti con bombolette spray. Per alcuni sono solo scarabocchi, altri chiedono di proteggere la sostanza storica danneggiata al di sotto della vernice e altri ancora intendono difendere la testimonianza di una cultura di protesta. Il lavoro non manca quindi.

Dimensioni limitate

L’istituto di Zurigo è molto piccolo, rispetto a quelli di altri paesi. Basta pensare all’Italia, paese costellato di inestimabili tesori d’arte, che deve affrontare in maniera molto diversa il tema della conservazione.

In Svizzera anche a livello di competenze scientifiche si è ancora in fase di sviluppo e la responsabile Christine Bläuer Böhm ne è cosciente: “Oltre al personale limitato, dobbiamo anche preservare delle capacità manuali. Spesso le tecniche utilizzate per costruire e decorare sono ormai dimenticate. Inoltre è necessaria più che mai un’abilità specifica del restauratore: non basta conoscere, bisogna anche saper applicare”.

Swissinfo/Brigitta Javurek

Il sottotitolo delle Giornate del patrimonio recita: “La mano e l’hightech per i monumenti”
In Svizzera la responsabilità per la conservazione dei beni culturali è delegata ai cantoni, la Confederazione ha ruolo sussidiario e di coordinazione
Il Politecnico federale di Zurigo dispone di corsi di formazione specialistici e di un centro di competenza per il restauro

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