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Battute conclusive al summit di Johannesburg

Secondo il critici, al vertice è mancato un vero impegno nella lotta contro la povertà Keystone

I leader politici riuniti al vertice ONU della terra varano il piano d'azione globale.

Ma divampano le critiche: manca un impegno preciso per ridurre la povertà e preservare le risorse della terra.

Il piano, che dovrebbe venir firmato dai capi di stato durante la cerimonia finale del summit, mercoledì sera, comprende una vasta gamma di temi: dall’acqua alla sanità, dall’energia alla biodiversità.

In un primo tempo, i governi si sono accordati sul termine del 2015 per ridurre della metà la popolazione mondiale che non ha accesso all’acqua potabile. Per l’estensione dello sfruttamento di energie rinnovabili non si è invece trovato un calendario comune.

Rimane però il preambolo della dichiarazione finale, forte di 71 pagine, che recita: “Il nostro impegno è promuovere uno sviluppo sostenibile che dia assoluta priorità al colmare le profonde differenze che dividono l’umanità fra ricchi e poveri”.

La ricerca del consenso

Il ministro degli affari esteri svizzero, Joseph Deiss, ha accolto favorevolmente il risultato del summit, ma ha riconosciuto le difficoltà oggettive incontrate nel raggiungere un consenso multilaterale.

“Il compito di questo incontro è stato quello di identificare una strategia globale e comune e identificare alcune problematiche globali”, ha detto a swissinfo Joseph Deiss.

Ancora più radicale il direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente, Philippe Roch, che ha affermato: “Questo summit non avrà l’importanza storica di Rio, dove per la prima volta si è riconosciuto il problema ambientale”.

Per Deiss la questione è politica: “La difficoltà di conferenze come questa sta nella necessità della unanimità dei paesi presenti e non solo di una maggioranza”. Ogni decisione si scontra quindi su interessi particolari.

I movimenti ambientalisti accusano molti paesi, soprattutto gli Stati Uniti, di non voler assumere leproprie responsabilità nelle decisioni che definiscono il futuro del pianeta.

Claude Martin, direttore della sezione svizzera del WWF, afferma che il summit ha mancato di “afferrare alla radice i problemi della povertà e delle carenze nello sviluppo sostenibile”.

“Non avevamo grandi speranze rispetto a questo incontro – ha dichiarato a swissinfo Martin – ma siamo delusi, perché anche i traguardi minimi non sono stati raggiunti”.

Obiettivo mancato?

Claude Martin si è detto soprattutto preoccupato per l’assenza di termini e di obbiettivi chiari nel programma d’azione: “È uscito ben poco. In gran parte si tratta di riconferme di accordi precedenti”.

Per il delegato svizzero Philippe Roch, i risultati rimangono molto generici nella formulazione e nella prospettiva d’applicazione. “Ciononostante – afferma ancora Roch – penso che l’incontro sia stato importante per mantenere alto l’interesse dell’opinione pubblica sui temi dell’ambiente”.

“Per questo è stato utile … ma qui a Johanneburg si è solo iniziato il discorso; non si può certo parlare di conclusioni”.

Elogi per la Svizzera

La delegazione ufficiale svizzera si è dichiarata “soddisfatta, ma non euforica” con i risultati del summit. Ma malgrado i risultati modesti, il delegato del WWF ha lodato l’impegno della Svizzera ufficiale ai tavoli dei negoziati nel tentativo di appianare le divergenze.

“Siamo soddisfatti degli sforzi compiuti dalla delegazione elvetica – ha affermato l’ambientalista Claude Martin – è chiaro che la grandezza del paese non è necessariamente determinante per il contributo che può dare al dibattito”.

“La delegazione ha fatto delle proposte concrete, soprattutto nell’ambito energetico, e credo che meglio non fosse possibile”, conclude Martin.

L’eredità di Johannesburg

L’appuntamento mondiale sull’ambiente volge al temine. Le sfide del futuro sono state elencate grazie al contributo dei governi e della società civile. Adesso rimane da chiarire quale sarà l’eredità del summit.

“Johannesburg rimarrà nella storia per il comportamento vergognoso di alcuni governi”, commentano gli ambientalisti. “Ma si ricorderà anche l’emergere di un molteplice e ricco partenariato fra pubblico e società civile. Un esempio che probabilmente segnerà la via del futuro”.

La Svizzera ha sostenuto nei dieci giorni del summit un una piattaforma informativa sullo sviluppo sostenibile ai margini dei lavori ufficiali. Luedi è poi stata lanciata un’iniziativa che segue proprio questa linea, raggruppando forze diverse per lo sviluppo nelle regioni di montagna.

Il programma di partnership è un tentativo di creare un’alleanza informale dei paesi alpini, del settore privato e delle organizzazioni non governative che condividono un interesse nel concetto di sviluppo sostenibile nelle regioni di montagna.

Swissinfo, Ramsey Zarifeh, Johannesburg

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