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Il crollo di Archegos costa caro al Credit Suisse

Una filiale del Credit Suisse
Keystone / Urs Flueeler

Gli scandali delle scorse settimane si sono riflettuti pesantemente sui conti di Credit Suisse: il primo trimestre del 2021 si è chiuso con una perdita di 900 milioni di franchi.

Oltre al caso Greensill, che ha coinvolto la società finanziaria britannica, è soprattutto il crollo del fondo speculativo statunitense Archegos Capital Management a costare 4,4 miliardi alla seconda banca svizzera.

In proposito il Credit Suisse ha annunciato la rimozione di due manager, il capo dell’investment banking Brian Chin e la responsabile della gestione dei rischi Lara Warner. Il primo verrà sostituito da Christian Meissner, finora vicepresidente dell’investment banking e coresponsabile dell’IWM (International Wealth Management) Investment Banking Advisory. Il nuovo responsabile dei rischi (Chief Risk Officer) sarà invece Joachim Oechslin, finora capo consulente (Senior Advisor) del presidente della direzione del gruppo Thomas Gottstein

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Ma le conseguenze del terremoto finanziario si estendono anche sugli altri dirigenti, che si vedranno tagliare i loro bonus per un totale di 41 milioni di franchi, e sugli azionisti che percepiranno un dividendo di 10 centesimi invece dei 29,17 precedentemente previsti.

“La forte perdita nella nostra attività di Prime Services in relazione al collasso dell’hedge fund americano è inaccettabile”, ha affermato in una nota il ceo della banca svizzera Thomas Gottstein. Insieme alla liquidazione, annunciata a inizio marzo, dei fondi di finanziamento della catena d’approvvigionamento (supply chain finance) ciò ha “generato notevole incertezza tra gli stakeholder”, ha aggiunto il responsabile operativo di Credit Suisse. 

Le considerazioni di Giovanni Barone Adesi, professore ordinario di teoria finanziaria all’Università della Svizzera italiana.

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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 6.4.2021)

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