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Axpo rilancia la battaglia del nucleare

Le cinque centrali atomiche attualmente in funzione in Svizzera dovranno venir disattivate nei prossimi 10-20 anni Keystone

L'azienda elettrica Axpo, attiva nella Svizzera centrale e nord-orientale, intende costruire una nuova centrale atomica per coprire il fabbisogno di elettricità.

La proposta, che rilancia le polemiche sul futuro energetico in Svizzera, ha sollevato immediatamente reazioni negative.

Senza nuove soluzioni, entro il 2020 la Svizzera si troverà confrontata ad un forte ammanco di energia elettrica.

Nei prossimi 10-20 anni, i 5 impianti nucleari svizzeri dovranno infatti venir disattivati per “raggiunti limiti di età”.

Verso il 2020 giungono inoltre a scadenza i contratti di importazione di elettricità conclusi con l’azienda statale francese Electricité de France (EDF).

Senza dimenticare che il consumo di energia elettrica aumenta di anno in anno in Svizzera, nonostante i programmi di risparmio sostenuti anche dalle autorità. Nel 2003 l’aumento è stato ad esempio di oltre il 2% rispetto all’anno precedente.

Programma di 5 miliardi

Secondo uno studio presentato martedì a Zurigo dal gruppo Axpo, una penuria energetica potrebbe manifestarsi già tra il 2012 e il 2019 durante i mesi invernali.

Per evitare questo scenario l’azienda elettrica – che raggruppa i produttori e distributori di elettricità della Svizzera centrale e nord-orientale – propone un suo piano di approvvigionamento energetico che si basa su 5 punti.

Per garantire il rifornimento di elettricità dal 2020, Axpo prevede di investire 5 miliardi di franchi entro il 2030, destinati ad un programma misto di energia idrica, nucleare, fossile e rinnovabile.

Il maggiore fornitore di elettricità elvetico intende tra l’altro costruire, dal 2020, centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate a gas. Per queste sono riservati due miliardi di franchi.

Al contempo Axpo vuole procurarsi elettricità da centrali nucleari, a gas e a carbone estere. Nei prossimi dieci anni il gruppo intende poi ampliare e rinnovare le sue centrali idriche per altri due miliardi.

Un miliardo verrebbe inoltre impiegato entro il 2020 per potenziare le proprie reti elettriche in Svizzera e per ottimizzare i servizi ad esse legati.

Per le energie rinnovabili – biomasse, geotermica, eolica e idrica – Axpo intende invece mettere a disposizione solo 100 milioni di franchi.

Nuova centrale nucleare

Ma il punto che ha sollevato immediatamente un coro di proteste concerne la proposta di costruire anche un nuovo impianto atomico.

La discussione politica su un nuovo impianto del genere sarà di attualità solo fra 10-15 anni, ha dichiarato il presidente della direzione di Axpo Heinz Karrer, in occasione della conferenza stampa di presentazione a Zurigo dello studio «Prospettive sull’elettricità 2020».

La realizzazione di una centrale nucleare richiederà poi altri vent’anni. Troppo tardi secondo i responsabili del gruppo, che pronosticano verso il 2030 una penuria di elettricità compresa tra il 15 e il 33% rispetto del consumo previsto.

È la prima volta che un’azienda elettrica rilancia apertamente la proposta di costruire una nuova centrale atomica in Svizzera dalla moratoria nucleare degli anni ’90.

Reazioni negative

Come prevedibile, il piano presentato dal gruppo Axpo ha suscitato numerose critiche da parte degli ambientalisti e della sinistra.

Lo stesso ministro dell’energia Moritz Leuenberger ha reagito immediatamente, dichiarando di non poter sostenere un progetto simile, fintanto che non sarà risolto il problema dello smantellamento delle scorie radioattive.

A detta di Leunberger, la proposta di costruire una nuova centrale atomica in Svizzera non verrà accettata dal popolo, neppure nel caso in cui dovesse ricevere il sostegno del Consiglio federale.

Greenpeace e diverse altre organizzazioni ecologiste hanno invece criticato duramente il piano presentato dal gruppo Axpo, affermando di voler opporsi con ogni mezzo per impedire la nascita di un nuovo impianto atomico.

Sul fronte politico, il Partito liberale radicale e il Partito popolare democratico si sono limitatati a dichiarare di voler rimanere aperti a qualsiasi opzione sul futuro energetico della Svizzera.

L’Unione democratica di centro ritiene invece necessaria la costruzione di una nuova centrale nucleare, possibilmente su uno dei siti già attualmente utilizzati per la produzione di energia atomica.

swissinfo e agenzie

La Svizzera dispone attualmente di 5 impianti nucleari: Beznau I (1969), Beznau II (1971), Mühleberg (1971), Gösgen (1978) e Leibstadt (1984).
Le centrali atomiche producono un po’ meno del 40% dell’energia elettrica consumata a livello nazionale.
Il 60% rimanente proviene quasi interamente da impianti idroelettrici.
Il consumo di elettricità aumenta ogni anno in Svizzera dell’1-2%, in media.

Costruite tra il 1969 e il 1984, le centrali atomiche svizzere dovranno essere disattivate entro 10 – 20 anni per “raggiunti limiti di età”.
Entro il 2020, la Svizzera deve così trovare nuove soluzioni per coprire il fabbisogno energetico.
Mentre la sinistra e i verdi puntano su fonti alternative di energia, la destra e le principali aziende elettriche sono favorevoli alla costruzione di nuovi impianti nucleari.

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