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Putin scende in campo e frena l’offensiva turca

Unuomo curdo con un cartello in mano con scritto in inglese: Onu, dove sei?
"Onu, dove sei?" Keystone / Gailan Haji

Vladimir Putin scende in campo e frena l'offensiva della Turchia di Erdogan nel nord della Siria. Da martedì pomeriggio l'esercito del presidente siriano Bashar al Assad ha il "totale controllo" di Manbij, località strategica a ovest del fiume Eufrate, alle cui porte scalpitavano le milizie arabe filo-Ankara.

L’avanzata turca è stata bloccata sul nascere dall’arrivo delle truppe di Damasco, dopo che la Coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa aveva ufficializzato il suo ritiro, e dallo schieramento della ‘polizia militare’ russa come forza d’interposizione sul perimetro della città, “lungo la linea di contatto tra gli eserciti siriano e turco”. Un intervento che segna il primo vero stop all’incursione turca, nel settimo giorno dell’operazione militare ‘Fonte di pace’.

Anche Kobane sembra ormai fuori portata, con i soldati di Assad scortati dai russi pronti a occupare anche lì il posto lasciato vacante dagli americani. Entro 24 ore arriverà poi in Turchia il vicepresidente americano Mike Pence, inviato da Donald Trump dopo le sanzioni per chiedere a Erdogan un cessate il fuoco. 

Erodogan non molla

“Presto metteremo in sicurezza” l’intero confine turco-siriano “da Manbij al confine con l’Iraq”, ha promesso il presidente turco Erdogan. Obiettivo: conquistare più terreno possibile per mettere al sicuro le frontiere e rimandare a casa i rifugiati. “Un milione in una prima fase, due milioni in una seconda tappa”, ha spiegato il Sultano. 

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Nuove condanne

Sull’offensiva turca continuano a piovere condanne. Martedì anche Gran Bretagna e Spagna si sono aggiunte alla lista di Paesi europei – dopo Italia, Germania, Francia, Olanda e Paesi scandinavi – che hanno sospeso la concessione di nuove licenze ad Ankara per forniture di equipaggiamenti militari. Per Londra, si tratta di “un’azione sconsiderata e controproducente, che dà forza alla Russia e al regime di Assad”. Domani ne parleranno a Bruxelles gli ambasciatori Nato e a porte chiuse si riunirà anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Vittime

Sul fronte curdo i morti tra la popolazione sono almeno 90, tra cui 21 minori, secondo l’ultimo bollettino dell’Osservatorio siriano per i diritti umani ‘Ondus. Per Ankara, sono oltre 600 i combattenti nemici uccisi. Una cifra che l’Ondus fissa invece a 158, a fronte di 121 miliziani filo-turchi morti.

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