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Aumentano le pressioni per il boicottaggio delle Olimpiadi invernali di Pechino

Passanti di fronte a manifesto
Attivisti e attiviste stanno facendo pressioni ai governi occidentali affinché stiano alla larga dai Giochi in segno di protesta contro le carenze della Cina nell'ambito dei diritti umani. Copyright 2021 The Associated Press. All Rights Reserved.

Se altri Paesi democratici decideranno di unirsi al boicottaggio diplomatico dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022, la Svizzera faticherà a ignorare gli appelli in tal senso.

La cerimonia di apertura delle Olimpiadi moderne, per citare il Comitato olimpico internazionale (CIO), è uno “spettacolo straordinario”, un’opportunità unica che il Paese ospitante ha per mostrare il meglio della propria storia e cultura. Dagli spalti, presidenti, presidentesse e primi ministri e ministre osservano il capo di governo dello Stato ospite dichiarare l’apertura dei Giochi, liberando colombe bianche come simbolo di pace.

Quel pubblico estatico di dignitari e dignitarie, tuttavia, potrebbe essere molto ridotto alle Olimpiadi invernali di Pechino, il prossimo febbraio, se una rappresentanza sempre più nutrita di attivisti per i diritti umani e personalità politiche in Occidente riuscirà a far valere la propria opinione.

“Che effetto farebbe se fossero tutti lì ad applaudire i Giochi senza sollevare il problema dei diritti umani in Cina?”, ha domandato Fabian Molina, membro della commissione della politica estera del Consiglio nazionale (camera bassa del Parlamento svizzero). “Credo che non sia proprio il momento di celebrare un Paese in cui vengono commessi crimini contro l’umanità”.

Molina è a favore del boicottaggio diplomatico dell’evento, che comporterebbe la partecipazione ai Giochi di atleti e atlete, ma non di capi di Stato e altri alti funzionari e funzionarie. Diversi gruppi per la difesa dei diritti umani supportano il boicottaggio come forma di protesta contro “le riprovevoli violazioni commesse dalla Cina”. Tra gli altri, vengono citati l’internamento delle minoranze uigure nella provincia dello Xinjiang, l’incarcerazione degli attivisti e attiviste per la democrazia a Hong Kong e la situazione in Tibet.

“Senza una protesta di livello internazionale, la Cina continuerà [a reprimere i diritti] come ha sempre fatto”, ha dichiarato Christoph Wiedmer, la cui organizzazione bernese, la Società per i popoli minacciati, partecipa alla campagna per il boicottaggio.

Fino a questo momento, il governo svizzero non ha detto una parola sulle proprie intenzioni, nel tentativo di preservare buoni rapporti con i cinesi. Il ministro degli affari esteri Ignazio Cassis stava anzi programmando di recarsi in CinaCollegamento esterno prima della fine del 2021 per incontrare la propria controparte locale.

È probabile che la Svizzera voglia prima capire che cosa faranno le altre nazioni. Pare che la Casa Bianca si sia consultata con i propri alleati sulla possibilità di non presentarsi ai Giochi, anche alla luce delle persistenti tensioni tra i due Paesi. La maggioranza dei parlamentari e delle parlamentari di Regno Unito, Canada e Unione europea, oltre che dei membri democratici e repubblicani del Congresso statunitense, è a favore del boicottaggio.

Ottenere una risonanza internazionale

La frustrazione dei gruppi che si battono per il rispetto dei diritti umani non ha fatto che aumentare negli anni. Come ribadito in una lettera apertaCollegamento esterno ai governi di tutto il mondo, la previsione del CIO secondo cui le Olimpiadi di Pechino del 2008 avrebbero favorito un progresso nell’ambito dei diritti umani in Cina si è poi rivelata errata.

“Nel 2008 c’era ancora la speranza che le cose potessero migliorare”, ha spiegato Wiedmer. “Le cose, però, sono radicalmente cambiate con l’arrivo di Xi Jinping”. Da quando il nuovo presidente cinese ha preso il potere, nel 2012, è stato accusato di una sempre maggiore riduzione dei diritti delle minoranze e delle libertà in tutto il Paese.

I Giochi invernali sono un traguardo importante per i cinesi. Secondo Patrick Clastres, professore presso l’Istituto di scienze dello sport dell’Università di Losanna, le Olimpiadi, al pari dei Mondiali di calcio, fungono da cassa di risonanza per consentire agli Stati ospitanti di comunicare con il mondo e con la popolazione. Durante la cerimonia di apertura, il Paese ospite può “presentare la propria storia e i propri valori”, spiega. In genere, poi, si tratta di un evento che, grazie alla televisione, viene visto da centinaia di milioni di spettatori e spettatrici in tutto il mondo.

“Il Paese ospite farà di tutto per riempire i posti riservati ai rappresentanti e le rappresentanti dei vari Paesi, in modo da dimostrare la propria influenza e il proprio peso nelle relazioni internazionali”, continua Clastres, le cui ricerche si occupano anche di diplomazia nello sport. Il messaggio lanciato dalla Cina nel 2008, che probabilmente verrà ribadito anche in febbraio, era stato che “i diritti umani sono solo un’invenzione dell’Occidente”, sostiene l’accademico.

Il tentativo degli attivisti e delle attiviste per i diritti umani di convincere il CIO a revocare l’assegnazione dei Giochi invernali a Pechino è andato a vuoto, e l’idea di un boicottaggio da parte delle squadre delle singole nazioni sembra avere poco seguito a livello mondiale. Dick Pound, importante membro dell’organismo internazionale con sede a Losanna, ha dichiarato alla BBC che vietare agli atleti di competere sarebbe “un gesto che, già lo sappiamo, non avrebbe il minimo impatto”.

Ecco perché si è optato per aumentare le pressioniCollegamento esterno sui governi per un boicottaggio diplomatico. L’assenza dei dignitari e delle dignitarie svizzeri, ha commentato Wiedmer, “secondo noi è il minimo […] per non essere considerati complici del sistema di violazioni dei diritti umani perpetrato dal Partito comunista cinese”.

Boicottare Pechino 2022 dimostrerebbe che “il mondo non ha dimenticato le vittime delle brutali repressioni nel Paese”, ha dichiarato Molina, membro del Partito socialista svizzero.

“In diplomazia è importante dare segnali forti e le Olimpiadi sono un’occasione ideale”, ha aggiunto. “La comunità internazionale dovrebbe attenersi al concetto di diritti umani per quello che sono, non per come lo interpreta la Cina”.

Nel 2014, i leader di Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti si sono tenuti alla larga dai Giochi invernali di Sochi. La delegazione statunitense includeva, invece, l’ex tennista Billie Jean King, nota attivista per i diritti omosessuali. La sua presenza era in tutta probabilità una risposta alla molto criticata nuova legge russa contro la “propaganda gay”. La Svizzera, dal canto suo, ha inviato il suo presidente.

Soppesare i rischi

Per due volte, quest’anno, Molina si è espresso in Parlamento per chiedere al governo svizzero di rinunciare all’invio di una delegazione ufficiale ai Giochi 2022, in considerazione di quanto dichiarato da molti studiosi e studiose sui crimini contro l’umanità commessi ai danni della popolazione uigura.

Per tutta risposta, il governo ha rifiutato di prendere posizione, pur riconoscendo che la situazione per le minoranze e per chi difende i diritti civili in Cina “si era deteriorata”. La decisione se inviare o meno dignitari e dignitarie a Pechino sarebbe stata presa più avanti, ha aggiunto. Il dipartimento degli affari esteri, contattato via e-mail da SWI swissinfo.ch ha dato una risposta analoga.

Nei primi mesi del 2021, la Cina aveva attaccato la Svizzera per aver espresso preoccupazioni sui diritti umani nella sua prima strategia sulla politica estera cinese. In seguito, il governo elvetico ha deciso di non imporre sanzioni al gigante asiatico per le presunte azioni commesse nella provincia dello Xinjiang, come invece hanno fatto Stati Uniti e UE. Le autorità cinesi hanno negato l’esistenza di misure vessatorie nei confronti dei musulmani e musulmane di etnia uigura e hanno dichiarato che i campi presenti nella provincia erano destinati unicamente all’internamento degli estremisti.

“La Svizzera ha adottato una politica estera indipendente”, ha dichiarato recentementeCollegamento esterno il ministro degli Esteri Cassis al giornale Neue Zürcher Zeitung. “Vogliamo seguire una strada particolare, per poter continuare a tenere summit a Ginevra come quello tra Joe Biden e Vladimir Putin”.

Questo autunno, proprio mentre nella città di Zurigo era in corso un incontro di alto livello tra rappresentanti cinesi e statunitensi, il governo elvetico ha rifiutato anche di firmare una dichiarazione congiunta dell’ONU sulla situazione della popolazione uigura, pur avendo sottoscritto dichiarazioni dello stesso tenore negli anni passati.

Sebbene svolgere un ruolo di mediazione e portare le parti al tavolo dei negoziati sia una delle componenti chiave della politica estera svizzera, non dovrebbe comportare l’incapacità di opporsi quando un Paese infrange una norma internazionale, afferma Molina. “Siamo un Paese piccolo, per cui dipendiamo da un ordine mondiale internazionale stabile”, ha detto.

Cassis ha suggerito anche che la Svizzera voglia preservare buoni rapporti economici con la Cina evitando qualunque azione possa infastidire la superpotenza. Sollevare la questione dei diritti umani con il terzo partner commerciale del Paese è “un esercizio di equilibrismo”, ha dichiarato il ministro a NZZ.

Si sa che la Cina tende a reagire negativamente quando altri Paesi si oppongono ai suoi desideri. Quando Taiwan ha aperto un consolato in Lituania, la Cina ha declassatoCollegamento esterno le proprie relazioni diplomatiche con lo Stato baltico. L’Australia, invece, si è vista applicare restrizioni commercialiCollegamento esterno da Pechino per aver supportato una richiesta di indagine sulle origini del Covid-19.

Tuttavia, secondo Patrick Clastres, il costo di un boicottaggio diplomatico potrebbe essere contenuto.

“[Un boicottaggio diplomatico] non ha conseguenze gravi, perché non influisce sul commercio né sulle relazioni politiche quotidiane tra due Paesi”, sostiene, “ma ha un forte valore simbolico”.

Tenere la politica fuori dallo sport

Chi critica la misura, tuttavia, sostiene che un’azione del genere non avrebbe alcun effetto sulla situazione delle popolazioni uigura o tibetana. La Russia, che ha già annunciato la partecipazione del proprio presidente alle Olimpiadi, ha definito “insensataCollegamento esterno” l’idea di un boicottaggio.

Da parte sua, il ministro degli Esteri cinese ha dichiarato alla BBCCollegamento esterno: “È davvero irresponsabile cercare di intralciare, ostacolare e sabotare la preparazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici per perseguire degli interessi politici. Simili iniziative non riceveranno mai il supporto della comunità internazionale, pertanto sono destinate a fallire”.

In ottobre, il vicepresidente del CIO John Coates ha escluso la possibilità di un boicottaggio, dicendo che non è compito dell’organizzazione immischiarsi degli affari interni di un Paese. “Non siamo un governo mondiale”, ha dichiarato ai giornalisti.

Swiss Olympic, il comitato olimpico svizzero, ha affermatoCollegamento esterno:  “È molto difficile, se non impossibile [per noi] avere una qualche influenza sulla situazione politica in Cina”.

“Possiamo capire che le politiche cinesi siano fonte di accesi dibattiti”, ha scritto il portavoce Alexander Wäfler in una e-mail a SWI swissinfo.ch. “A nostro modo di vedere, i Giochi olimpici aiutano a tenere aperto un canale di comunicazione tra le popolazioni separato dalla politica”.

Nella realtà, però, il governo elvetico potrebbe faticare a tenere la politica separata dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino: Molina è convinto che, se altri Paesi democratici boicotteranno i Giochi, la Svizzera non potrà fare a meno di imitarli.

“È difficile immaginare che il presidente della Confederazione o la responsabile del dipartimento federale dello sport vadano a Pechino, se tutti gli altri alti funzionari o funzionarie dei Paesi occidentali non sono presenti”, ha detto il parlamentare.


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