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La Svizzera inquieta per la situazione in Siria

I responsabili delle violazioni dei diritti umani in Siria devono essere tradotti davanti alla giustizia internazionale, ha sottolineato Eveline Widmer-Schlumpf Reuters

Esprimendosi martedì davanti all’Assemblea generale dell’ONU a New York, Eveline Widmer-Schlumpf ha espresso le preoccupazioni della Svizzera per la situazione in Siria. La presidente della Confederazione ha esortato l’organizzazione ad assumersi le sue responsabilità.

In apertura di assemblea, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha utilizzato parole forti per evocare la situazione in Siria. Il conflitto, che dura ormai da 18 mesi, si sta trasformando in «una catastrofe regionale con implicazioni mondiali». Quando la spirale della violenza sfugge ad ogni controllo, la comunità internazionale non può più stare a guardare.

Ban ha chiesto in particolare ai membri del Consiglio di sicurezza e ai paesi arabi di sostenere in «modo fermo e concreto» gli sforzi dell’inviato speciale Lakhdar Brahimi. «Dobbiamo porre fine alla violenza e all’afflusso d’armi destinate ai due campi. Bisogna anche mettere in atto il più rapidamente possibile un processo di transizione diretto dai siriani stessi», ha sottolineato.

In seno al Consiglio di sicurezza, Cina e Russia hanno già bloccato tre volte dei tentativi occidentali di far pressione sul regime di Bashar al-Assad. Dall’inizio della rivolta, più di 29’000 persone hanno perso la vita, tra cui numerosi civili, stando a fonti dell’opposizione.

Attivare la giustizia internazionale

Nel suo intervento, la presidente della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf ha dichiarato che la Svizzera segue con grande preoccupazione l’aggravarsi della situazione in Siria. Nel paese mediorientale sono stati violati i diritti dell’uomo e il diritto umanitario, ha ricordato. «Innocenti muoiono, presi in trappola dal fuoco incrociato dell’esercito siriano e dei membri dell’opposizione».

Più di un milione di persone hanno dovuto abbandonare le loro case e più di 250’000 hanno cercato rifugio nei paesi vicini. L’accesso ai feriti e alle vittime del conflitto è praticamente impossibile. La presidente della Confederazione ha menzionato che la Svizzera ha messo finora a disposizione 13 milioni di franchi per l’aiuto umanitario in Siria e nei paesi vicini.

Fino a quando in Siria i diritti umani saranno violati e i responsabili rimarranno impuniti, non potrà però esserci sicurezza nel paese, ha sottolineato.

La Svizzera chiede perciò che i colpevoli siano portati davanti alla giustizia. «L’impunità non solo è immorale. Compromette anche il processo di riconciliazione che si mette in moto in una società dopo una guerra».

Nel suo discorso Eveline Widmer-Schlumpf ha lanciato un appello alla comunità internazionale ad unirsi all’iniziativa della Svizzera, che chiede al Consiglio di sicurezza di portare il caso Siria davanti alla Corte penale internazionale. Finora circa 30 Stati hanno sostenuto questa richiesta.

La Svizzera aveva lanciato la petizione in giugno. Prima di consegnarla al Consiglio di sicurezza, Berna vuole ottenere il sostegno di almeno 50 Stati, ha indicato lunedì il ministro degli esteri elvetico Didier Burkhalter.

Eveline Widmer-Schlumpf ha anche salutato il lavoro della commissione d’inchiesta sulla Siria, costituita dal Consiglio dei diritti umani, con sede a Ginevra, e ha chiesto che essa sia rafforzata.

In quest’ottica, la Svizzera ha avanzato la candidatura dell’ex procuratrice del Tribunale penale internazionale Carla Del Ponte per far parte della commissione. La decisione sulla sua nomina, che spetta al Consiglio dei diritti umani, dovrebbe essere presa a breve.

Riforma dell’ONU

La presidente della Confederazione ha inoltre messo l’accento sulla necessità di riforme dell’istituzione internazionale, in particolare del Consiglio di sicurezza.

Se «vuole essere all’altezza delle sfide che le sono lanciate, l’ONU deve mostrarsi efficiente, innovativa e attiva» e non «potrà più accontentarsi del più piccolo denominatore comune», ha indicato la consigliera federale.

Sui temi conflittuali, l’ONU deve riuscire «a sormontare i blocchi per proporre delle soluzioni. Il ricorso al diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza è difficilmente giustificabile in caso di genocidi, di crimini di guerra o di crimini contro l’umanità», ha aggiunto. «Per questo la Svizzera, con altri paesi, continua a rivendicare una riforma dei metodi di lavoro del Consiglio di sicurezza. La sua trasparenza e la collaborazione con altri organi dell’ONU devono essere migliorate e il diritto di veto limitato».

Come fatto in precedenza da Barack Obama, Eveline Widmer-Schlumpf ha anche abbordato il tema della libertà d’espressione.

Un tema che ritiene molto importante e centrale in uno Stato che si considera libero. Ricorrere alla violenza per opporsi a un’idea che non piace è assolutamente ingiustificabile. «Deve essere combattuta sul terreno delle idee e con degli argomenti, se necessario anche a livello giuridico, in particolare se essa incita all’odio razziale o religioso», ha affermato. Per Eveline Widmer-Schlumpf, «gli attacchi di queste ultime settimane contro delle rappresentanze diplomatiche sono quindi inaccettabili».

A margine dell’Assemblea generale dell’ONU , la presidente della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf ha incontrato martedì il suo omologo egiziano Mohamed Morsi, al quale ha assicurato il sostegno della Svizzera al processo di transizione democratico.

La consigliera federale si è informata con il suo interlocutore sui progressi realizzati in Egitto nel campo della democrazia e dello stato di diritto.

Durante il colloquio, i due capi di Stato hanno anche parlato degli averi bloccati in Svizzera appartenenti all’ex presidente Hosni Mubarak e ai suoi famigliari.

La Svizzera ha interesse a restituire al più presto possibile all’Egitto gli averi la cui origine illegale sia stata dimostrata, ha rilevato Eveline Widmer-Schlumpf. A questo proposito è determinante la stretta collaborazione con le autorità egiziane, ha aggiunto.

Traduzione ed adattamento di Daniele Mariani

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