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Assegni famigliari: no a un importo minimo

Un figlio costa all'incirca 1100 franchi al mese; in media i cantoni sostengono le famiglie con 184 franchi Keystone

Almeno 200 franchi al mese per figlio in tutto il paese? Il Consiglio degli Stati dice no. I cantoni devono poter decidere da soli quanto destinare alle famiglie.

Quello degli assegni famigliari è un tema dibattuto da anni. È ancora pendente un’iniziativa inoltrata dal sindacato Travail.Suisse, che chiede almeno 450 franchi per figlio.

La Camera dei cantoni ha approvato oggi per il rotto della cuffia (22 voti a 21) la legge federale sugli assegni famigliari. A far pendere la bilancia per il sì è stato il voto decisivo del presidente della camera Bruno Frick.

Rispetto alla versione approvata dal Nazionale in primavera, i senatori hanno rinunciato a fissare un assegno minimo di 200 franchi per figlio fino a 16 anni e di 250 per i ragazzi in formazione fino a 25 anni. L’oggetto torna al Nazionale.

Questione di costi

Con un voto risicato i consiglieri agli Stati hanno infatti preferito una proposta di minoranza secondo la quale spetta ai cantoni fissare l’ammontare della prestazione.

La fissazione di un minimo costerebbe ai cantoni 200 milioni di franchi e all’economia 600, hanno fatto notare i sostenitori della versione di minoranza. Tale somma si aggiungerebbe ai circa 4 miliardi attualmente pagati dalle imprese.

Il consigliere federale Pascal Couchepin ha difeso la posizione di minoranza, affermando che i cantoni conoscono le diverse condizioni locali e sono quindi in grado di calcolare con maggiore cognizione di causa l’ammontare dell’assegno. Fissare un minimo, equivarrebbe a suo avviso ad un voto di sfiducia nei confronti dei cantoni.

Armonizzazione

Commentando questo punto fondamentale della legge, la socialista Anita Fetz ha insistito sulla necessità di avere una somma minima di riferimento proprio a causa dell’eterogeneità del panorama elvetico in materia di assegni per i figli, caratterizzato da grosse differenze negli importi tra un cantone e l’altro.

Questa situazione non risponde più all’accresciuta mobilità della popolazione. Ai cantoni, ha precisato la Fetz, rimane ancora la competenza di ritoccare gli assegni per i figli, adattandoli alle condizioni locali.

Si tratta di argomenti che hanno convinto solo la metà dei senatori. La proposta di minoranza l’ha spuntata, anche se con un solo voto di scarto (22 a 21). Una situazione simile si era avuta già al momento della decisione di entrata in materia ed è sintomatica della forte opposizione esistente soprattutto tra le file dell’Unione democratica di centro (UDC, destra) e dei liberali (PLR) nei confronti dell’armonizzazione federale degli assegni per i figli.

Gli assegni famigliari non sono una priorità

Gli oppositori hanno sottolineato il rischio che una tale riforma fa correre all’economia, già sottoposta a costi non indifferenti. Dick Marti (PLR), e con lui altri oratori, hanno invece motivato il loro no col desiderio di preservare le competenze dei cantoni in questa materia.

Alex Kuprecht (UDC) ha espresso la necessità di consolidare le altre assicurazioni sociali, come l’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) e l’Assicurazione invalidità (AI), la cui situazione non è per niente stabile.

This Jenny (UDC) ha messo in dubbio le dichiarazioni dei sostenitori della riforma – socialisti (PS) e popolari democratici (PPD) – secondo i quali un incremento degli assegni rafforzerà il potere d’acquisto delle famiglie. Per Jenny, l’imprenditore dovrà compensare in qualche modo i maggiori costi, aumentando per esempio i prezzi dei suoi prodotti. Un incremento degli assegni famigliari rischierebbe «di danneggiare la concorrenzialità delle aziende che potrebbero anche essere obbligate a licenziare».

Manca ancora l’ultima parola

Dal canto suo, Anita Fetz (PS) ha ricordato come la questione si trascini ormai da dieci anni. È giunto il momento di fare qualcosa e riconoscere l’importanza delle famiglie, così come tutti i partiti affermano. A suo avviso, l’attuale sistema è ingiusto a causa delle differenze a volte notevoli tra cantoni quanto all’ammontare dell’assegno. Attualmente, in media per bambino vengono versati 184 franchi, a fronte di un costo medio per figlio di 1100 franchi al mese.

Stando al relatore della commissione Urs Schwaller (PPD), attualmente un bambino su dieci non è coperto da assegni famigliari. Circa 200mila ragazzi vivono in povertà. A livello amministrativo, ha fatto notare Schwaller, un assegno unico farebbe risparmiare molti soldi, poiché semplificherebbe le procedure.

Quale ultimo punto della legge, il consiglio degli Stati ha deciso, diversamente dal Nazionale, di escludere i lavoratori indipendenti dal godimento degli assegni. Al pari della Camera del popolo, i rappresentanti dei cantoni hanno però incluso nella cerchia dei beneficiari le persone senza attività lucrativa, purché le loro entrate annuali non superino i 30mila franchi. I costi – 100 milioni – saranno a carico di comuni e cantoni.

La legge votata oggi è un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare del sindacato Travail.Suisse «Più giusti assegni per i figli!». Il sindacato chiedeva un assegno minimo di 450 franchi. Visti i risultati della discussione in parlamento è poco probabile che Travail.Suisse ritiri l’iniziativa. L’ultima parola dovrebbe quindi spettare ai cittadini.

swissinfo e agenzie

Il Consiglio nazionale (camera bassa) aveva approvato in marzo un progetto di legge che prevedeva un assegno famigliare minimo di 200 franchi per i figli con meno di 16 anni e di 250 per i ragazzi tra i 16 e i 25 anni in formazione.

L’obiettivo era quello di ridurre le disparità che sussistono tra le politiche famigliari dei vari cantoni. Attualmente l’ammontare degli assegni oscilla tra i 150 (Argovia) e 344 franchi (Vallese).

Il progetto di legge è stato approvato anche dal Consiglio degli Stati, che ha però stralciato uno dei punti centrali: la fissazione di un importo minimo per gli assegni famigliari. Il testo ritorna ora al Consiglio nazionale.

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