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La campagna su Ecopop scende in piazza

Manifestazione contro Ecopop, il 1° novembre a Berna. Keystone

Manifestazioni e dibattiti sull'iniziativa Ecopop non lasciano trasparire chiaramente quale sarà l’esito dell’iniziava popolare che chiede di porre un freno all'immigrazione. Dal primo sondaggio SSR emerge una chiara maggioranza di contrari, ma i partigiani potrebbero essere più numerosi di quanti sono disposti ad ammetterlo apertamente.


È un sabato pomeriggio di inizio novembre. La gente sta affluendo lentamente sulla piazza federale di Berna per la manifestazione indetta dai sindacati e dalla sinistra contro l’iniziativa popolare EcopopCollegamento esterno. Il testo – in votazione il 30 novembre – chiede di limitare l’immigrazione e promuovere il controllo delle nascite nei paesi in via di sviluppo.

«No a Ecopop», si legge in italiano, francese e tedesco sullo striscione appeso sopra al palco, dove un duo di rapper locali sta cercando di animare la folla.

«Facciamo l’amore sulla piazza del Parlamento» – «Questa piazza è la nostra pista da ballo», urla il cantante, mentre un palloncino rosa sfugge dalle mani di una bambina distratta. Poco più in là, una mamma allatta il suo bebè seduta sul marciapiede.

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L’atmosfera è conviviale in piazza, dove in poco tempo si sono raccolte diverse migliaia di persone. Alcuni alzano degli striscioni, altri fischiano, mentre gli organizzatori imbracciano un megafono.

I militanti anti Ecopop approfittano dell’occasione per promuovere anche altre cause. Foglio e penna alla mano, girano tra i manifestanti per raccogliere le firme a favore di una riforma della pensione e contro la costruzione di una seconda galleria autostradale del San Gottardo.

Cartellini rossi e palloncini

Sul palco, gli oratori – rappresentanti sindacali, del Partito socialista e dei Verdi – si danno il cambio per denunciare la «natura disumana» dell’iniziativa Ecopop e le «conseguenze disastrose» che potrebbe avere un sì popolare. Alcuni urlano: “Cartellino rosso contro la discriminazione dei lavoratori stranieri” e “Cartellino rosso contro una politica del capro espiatorio”.

Una donna sulla cinquantina, con un accento tedesco, non nasconde il suo disappunto. Si aspettava senza dubbio una partecipazione più numerosa e molto più entusiasmo. «Le manifestazioni in Svizzera sono sempre così?».

È giunta nella capitale dalla vicina città di Bienne per esprimere la sua paura di fronte a «un paese che sta per voltare le spalle all’Europa e al mondo, preferendo l’intolleranza».

L’immagine è quella di una manifestazione pacifica – se non fosse per gli uomini della polizia schierati in tenuta antisommossa. Scrutano la piazza alla ricerca di potenziali facinorosi e controllano a vista un gruppo di manifestanti anarchici – alcuni a volto coperto – che si dirige a piedi verso la città vecchia. Il traffico è temporaneamente perturbato; i clienti dei negozi imprecano.

Le forze dell’ordine temevano scontri tra militanti di destra e di sinistra. Alle 17, il direttore della polizia comunale tira un sospiro di sollievo: il pomeriggio è trascorso senza incidenti maggiori.

Nervosismo crescente

Da qualche settimana, la campagna pro e contro l’iniziativa Ecopop ha invaso le pagine dei giornali e i cartelloni pubblicitari. Ministri federali, direttori d’impresa, editorialisti e perfino il leader dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) Christoph Blocher lasciano trasparire un certo nervosismo e mettono in guardia il popolo contro i rischi di un freno radicale all’immigrazione. Sembra quasi che non credano che i votanti scelgano davvero di respingere l’iniziativa, come invece prevedono i sondaggi.

Poco sostegno

Lanciata dall’Associazione ecologia e popolazione (Ecopop), l’iniziativa “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali della vita” sarà sottoposta a votazione popolare il 30 novembre 2014.

Essa chiede che il saldo migratorio netto in Svizzera (numero di immigrati meno numero di emigrati) non superi la media annua dello 0,2% della popolazione residente sull’arco di tre anni. Ciò equivarrebbe a una crescita annua di 16mila persone. Nel 2013 la popolazione svizzera è cresciuta di circa 110mila persone.

Il nuovo articolo costituzionale prevede inoltre che almeno il 10% dei fondi stanziati dalla Confederazione per l’aiuto allo sviluppo siano destinati alla pianificazione familiare volontaria.

L’iniziativa è avversata dal governo e da tutti i grandi partiti politici, dalle organizzazioni economiche, dai sindacati e dalla maggior parte delle organizzazioni attive nella cooperazione allo sviluppo. In favore della proposta di Ecopop si schiera l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente.

Nel primo sondaggio realizzato dall’istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), un mese e mezzo prima del voto, solo il 35% degli intervistati ha detto che avrebbe messo un sì nell’urna, contro il 58% di no e il 7% di indecisi.

I promotori di Ecopop sono definiti «egoisti», perfino «fascisti». Alcuni attori politici danno la colpa al governo o all’UDC di un possibile capovolgimento.

L’eventualità traspare nelle lettere dei lettori ai quotidiani, nei commenti sui siti di informazioni e sulle reti sociali. Una forza oscura starebbe nutrendo la sua rabbia per poi lasciarla esplodere il giorno il 30 novembre, come si chiede l’editorialista della Neue Zürcher Zeitung?

Dal canto loro, i quotidiani svizzero-tedeschi Tages Anzeiger e Der Bund consigliano al governo di non sottovalutare i timori della popolazione di fronte alla crescita dell’immigrazione, al rischio disoccupazione, alla saturazione dei trasporti e all’aumento del costo degli alloggi.

Il 9 febbraio si infila nella campagna

A Zurigo, un sindacalista in pensione non nasconde il suo sostegno all’iniziativa Ecopop. Sta aspettando l’inizio di una tavola rotonda nella sala del Kaufleuten, edificio che ospita concerti e teatri nel quartiere finanziario.

Quest’uomo di 64 anni, con una barba folta e un sorrisetto dipinto sul volto, dichiara che «il governo non merita di meglio». La scossa registrata il 9 febbraio – quando una piccola minoranza di votanti ha accettato di reintrodurre quote e tetti all’immigrazione – «non basta». Ammette però di auspicare che Ecopop sia respinta, ma di stretta misura.

Nelle ore seguenti, l’uomo commenta liberamente le dichiarazioni degli oratori, tra cui figura anche la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, così come dei politici locali.

Il pubblico è composto di circa 500 persone: giovani e anziani, donne e uomini, alcuni in abiti eleganti e altri meno. Ascoltano con interesse e applaudono in modo cortese i rappresentanti dei due campi.

È la sesta apparizione pubblica di Simonetta Sommaruga, che consacra buona parte del suo intervento di venti minuti a spiegare in che modo il governo prevede di applicare il risultato dello scrutinio del 9 febbraio.

Reazioni contrastanti

Soltanto alla fine la consigliera federale affronta il tema Ecopop, per avvertire che un voto di protesta «non renderebbe certo le cose più facili alla Svizzera». Il pubblico reagisce in modo diverso. Stanchi o impazienti dopo 90 minuti di dibattito, alcuni interrompono gli oratori per esigere risposte chiare invece di «parole al vento».

Durante il piccolo ricevimento che segue la tavola rotonda alcuni criticano il presentatore televisivo che ha moderato il dibattito, altri rispondono vagamente: «è andata così così; non c’è nulla di nuovo, ma non è stato nemmeno insapore».

Un’elegante ottantenne è seduta davanti a un bicchiere di rosso. È contenta della serata: «È stata una discussione animata e la ministra Sommaruga è stata brava». Dal suo punto di vista, il rappresentante di Ecopop ha citato troppe cifre durante le sue spiegazioni. Prima del dibattito era favorevole al testo. «Ora però potrei anche votare no». 

(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)

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