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Asilo: critiche alle procedure di rinvio verso l’Italia

Le domande di asilo hanno registrato nel 2011 il più alto livello dell'ultimo decennio Keystone

Le procedure di rinvio dei richiedenti l’asilo nei paesi competenti per l’esame delle domande sono spesso difficoltose. Soprattutto l’Italia starebbe frenando la riammissione di migliaia di persone. Per l’Ufficio federale della migrazione non si può però parlare di una situazione di crisi.

Nel 2011 sono state inoltrate 22’551 domande di asilo, ossia il 45% in più rispetto all’anno precedente. Secondo l’Ufficio federale della migrazione (UFM), le ragioni di questa forte crescita sono da ricercare innanzitutto nella crisi che ha sconvolto l’Africa settentrionale e nelle rotte migratorie che si sono aperte dalla Tunisia e dalla Libia verso il Sud dell’Italia. La maggior parte delle richieste di asilo sono state inoltrate da eritrei, tunisini e nigeriani.

L’anno scorso è aumentato anche il numero totale dei rinvii nei paesi competenti per il trattamento della domanda di asilo in base alla Convenzione di Dublino, cioè il primo paese firmatario in cui il richiedente ha presentato una domanda. I trasferimenti sono saliti a quota 3’621, contro 2’722 nel 2010.

Bisogna però dire che questa cifra non corrisponde nemmeno alla metà dei casi che rientravano nella procedura di Dublino (7’014). Le autorità elvetiche hanno infatti incontrato delle difficoltà soprattutto nei trasferimenti verso l’Italia, anche se 2’365 richiedenti l’asilo, soprattutto tunisini, sono stati rinviati nel 2011 verso la Penisola.

Le autorità italiane frenano

Dovendo affrontare a loro volta da 60’000 a 70’000 domande di asilo all’anno, le autorità italiane non dimostrano grande fretta nel riammettere i richiedenti di loro competenza in virtù della Convenzione di Dublino.

Roma ha limitato le riammissioni a 250 richiedenti al mese ed esige un trasferimento attraverso la via aerea. Dal momento che i centri di accoglienza vicini all’aeroporto romano di Fiumicino sono saturi, il governo italiano ha chiesto negli ultimi tempi alla Svizzera di trasferire i richiedenti l’asilo all’aeroporto milanese di Malpensa.

Richiedenti l’asilo bloccati nel canton Ticino vengono così trasportati a Zurigo, per essere poi trasferiti dall’aeroporto di Kloten verso quello della Malpensa. Una procedura fastidiosa che ha suscitato non poche perplessità nel canton Ticino: si teme infatti che, appena giunti a Milano, i richiedenti l’asilo riprendano immediatamente la strada verso il confine svizzero, a pochi chilometri di distanza.

Critiche alle procedure

L’UFM deplora questa procedura, ma non può opporsi, dal momento che è di per sé legittima. Ogni paese firmatario della Convenzione di Dublino può decidere autonomamente in che località accogliere i richiedenti l’asilo rinviati, fa notare l’UFM.

In seguito a questi casi, diversi politici svizzeri hanno criticato le crescenti difficoltà nell’applicazione degli accordi di Dublino. Karin Keller-Sutter, presidente della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia, ha dichiarato recentemente alla stampa che “il 75% dei richiedenti l’asilo ospitati nei centri di accoglienza di San Gallo rientrano nella Convenzione di Dublino”.

La senatrice sangallese ha quindi chiesto alle autorità elvetiche di accelerare le procedure di esame delle richieste nei centri federali di accoglienza, in modo che i richiedenti vengano trasferiti direttamente all’estero, senza passare attraverso i centri cantonali.

A detta di Michael Glauser, portavoce dell’UFM, le critiche nei confronti delle procedure previste dalla Convenzione di Dublino non sono giustificate: “L’anno scorso la Confederazione ha trasferito 3’621 richiedenti l’asilo allo Stato competente e ha accolto 482 persone in base alla procedura di Dublino: complessivamente la Svizzera approfitta quindi di questi accordi”.

Sommaruga difende l’Italia

Da parte sua, la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha respinto le accuse, in base alle quali l’Italia sarebbe un pessimo partner. “La collaborazione con l’Italia può essere sicuramente migliorata. Ma è migliore di ciò che molti credono”, ha dichiarato recentemente in un’intervista.

Nel marzo scorso l’UFM ha inviato una persona di contatto a Roma per cercare di migliorare la cooperazione. L’ufficio si è visto costretto a reagire al crescente numero di richiedenti l’asilo che rientrano nelle procedure previste dalla Convenzione di Dublino. Soprattutto tenendo conto del fatto che il 15% delle persone trasferite nei paesi competenti ritornano in Svizzera dopo poco tempo.

Queste persone dovrebbero ricevere in futuro soltanto aiuti d’urgenza, mentre le loro richieste di asilo non saranno più prese in considerazione. Tramite questo inasprimento, le autorità elvetiche sperano che i richiedenti l’asilo respinti non cerchino di ritornare una seconda o terza volta in Svizzera.

Nel 2011 sono state inoltrate 22’551 richieste di asilo alla Confederazione, il che corrisponde ad una crescita del 45% rispetto all’anno precedente e al più alto numero dal 2002.

Secondo l’Ufficio federale della migrazione, questo sensibile aumento è legato in particolare alle tensioni e ai conflitti registrati l’anno scorso in diversi paesi musulmani del Nordafrica e all’apertura di nuove vie delle migrazioni verso l’Europa.

Il più alto numero di richieste di asilo riguarda cittadini provenienti dall’Eritrea (3’356), Tunisia (2’574) e Nigeria (1’895).

Nel 2010 solo 3’711 persone, ossia il 7,6% dei richiedenti l’asilo, hanno ottenuto una risposta positiva dalle autorità elvetiche.

Parallelamente al Trattato di Schengen, la Svizzera ha aderito il 12 dicembre 2008 anche alla Convenzione di Dublino, la quale si prefigge di coordinare la politica di asilo tra i 30 paesi firmatari.

In base a questi accordi, ogni domanda di asilo viene trattata da un solo Stato, ossia il primo paese in cui è stata inoltrata da un richiedente l’asilo. Lo scopo è di evitare che una persona presenti domande d’asilo in più Stati dello spazio Dublino.

Gli altri paesi non entrano quindi in materia su eventuali domande di asilo successive e sono autorizzati a trasferire il richiedente l’asilo nello Stato di competenza.

Per identificare i richiedenti l’asilo, i paesi firmatari della Convenzione di Dublino si servono della banca dati (Eurodac), in cui sono registrate le impronte digitali di tutte le persone sopra i 14 anni che hanno inoltrato una domanda d’asilo o che sono entrate illegalmente in uno dei paesi membri.

Traduzione di Armando Mombelli

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