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Trattato sulle armi nucleari, “ne va della credibilità della Svizzera”

Ogni 26 settembre si svolge la Giornata internazionale dell'ONU per l'eliminazione delle armi nucleari. Nella foto una manifestazione a Ginevra in occasione di questa giornata. Keystone

Il Parlamento farà pressione sul Governo affinché firmi il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari? Il Consiglio degli Stati si pronuncia giovedì su una mozione del deputato Carlo Sommaruga, che chiede di firmare e di ratificare il prima possibile il testo. Per il socialista, si tratta di salvaguardare la tradizione umanitaria della Svizzera.

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleariCollegamento esterno, adottato nel luglio 2017 a New York da 122 membri dell’ONU, è impregnato dello spirito della Ginevra internazionale. È infatti nato grazie all’impulso dell’IcanCollegamento esterno, una federazione di Ong che ha sede a Ginevra e Premio Nobel per la pace 2017. Tuttavia, in agosto il Governo svizzero ha annunciatoCollegamento esterno che non prevedeva per il momento di firmarlo, poiché “le ragioni che si oppongono all’adesione al trattato prevalgono sulle eventuali opportunità che ne deriverebbero”.

La vicenda ricorda quella del Patto mondiale sulle migrazioni. Questo testo è stato negoziato dagli ambasciatori svizzero Jürg Lauber e messicano Juan José Gomez Machado. Malgrado questo impegno diplomatico di primo piano, il Governo svizzero ha poi fatto dietrofront, annunciando che non firmerà il patto.

Carlo Sommaruga
Per il deputato ginevrino Carlo Sommaruga, la Svizzera rischia di trovarsi in una situazione di isolamento. Keystone

È questo il contesto in cui il Parlamento dibatterà giovedì. Il Consiglio degli Stati (camera alta) deve votare su una mozione del deputato socialista ginevrino Carlo Sommaruga, già adottata dall’altro ramo del Parlamento per 100 voti contro 86. Il testo esige una firma e una ratifica rapida del Trattato. L’autore della mozione ritiene che in gioco vi sia la credibilità della Svizzera.

swissinfo.ch: Nel corso di quest’anno, la Svizzera ha annunciato di non volere firmare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, aveva l’intenzione di autorizzare la vendita di armi anche a paesi nei quali è in corso un conflitto interno (poi ha rinunciato) e ha rifiutato per ora di firmare il Patto dell’ONU sulle migrazioni. Quali conseguenze hanno queste decisioni sull’immagine di un Paese dalla tradizione umanitaria ben radicata?

Carlo Sommaruga: Dall’epoca di Max Petipierre, ministro radicale incaricato degli affari esteri dopo la guerra, si è pazientemente costruita una Svizzera aperta al mondo, impegnata per il diritto umanitario, favorevole al disarmo e ai diritti umani. Oggi si ha l’impressione che in meno di due anni, il corso della politica estera svizzera sia completamente cambiato. Se continuiamo in questa direzione, diventerà estremamente problematico: l’immagine e la credibilità della Svizzera ne patiranno, così come quella della Ginevra internazionale.

È immaginabile che delle organizzazioni internazionali decidano di lasciare Ginevra?

Penso che la reazione si esprimerà in modo diverso. Prima di tutto ci sarà una reazione di sorpresa, che del resto sta già cominciando a manifestarsi e che si esprimerà con sempre più fermezza. Poi assisteremo a un allentamento delle relazioni coi paesi che finora la pensavano come noi e coi quali potevamo fare avanzare dei dossier. 

Ci ritroveremo così in un contesto di isolamento. Pertanto, quando vi saranno delle decisioni strategiche da prendere per favorire o meno la Ginevra internazionale, i paesi che hanno espresso sorpresa per l’atteggiamento della Svizzera potrebbero prendere decisioni che non sono più nel nostro interesse.

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Ma la portata di questo Trattato non è ridotta, visto che i paesi che possiedono l’arma nucleare non vi aderiscono?

Il Trattato di non proliferazione nucleareCollegamento esterno ha mostrato che ci troviamo in una situazione di stallo. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari propone una nuova norma, un divieto secondo lo stesso sistema vigente per le mine antiuomo e le munizioni a grappolo. È incomprensibile che la Svizzera non intervenga per fissare questo nuovo paradigma. E questo indipendentemente dalla posizione delle superpotenze.

Non vi è il rischio, come sostiene il Governo, che questo nuovo Trattato indebolisca gli strumenti già esistenti, come appunto il Trattato di non proliferazione?

No, è impossibile. Solo il Consiglio federale sviluppa questo argomento. Quando il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è venuto a Ginevra per presentare il suo nuovo programma di disarmo, ha affermato che non vi è incompatibilità. Il presidente del CICR e molti altri hanno detto la stessa cosa.

Il Governo svizzero sta usando questo argomento come copertura e perché non vuole agire. L’argomento che ha preso il sopravvento è quello del Dipartimento federale della difesa, che vuole garantire che la Svizzera possa beneficiare dell’ombrello nucleare della NATO.

Traduzione dal francese di Daniele Mariani

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