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Arma militare a casa, tradizione che non vacilla

Meno di 1 soldato su 200 approfitta della possibilità, introdotta nel 2010, di depositare in arsenale fucile o pistola

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È più salda che mai, per i soldati svizzeri, la tradizione di tenere l’arma d’ordinanza a casa quando non si è in servizio*. Stando ai servizi logistici dell’Esercito, solo 1 milite su 200 preferisce depositare fucile e pistola in un arsenale. Un fatto che si scontra con i sondaggi sul grado di accettazione delle armi a domicilio.

C’è chi la mette sotto il letto. C’è chi la ripone in un armadio. Poco importa. L’arma d’ordinanza a casa gode, ancora, di grande simpatia. Anche da quando, nel 2010, c’è la possibilità di depositarla in un arsenale durante i mesi nei quali non si è in servizio.

In tutta la Svizzera, su 170’000 soldati, sono solo 789 a sfruttare questa offerta. Ossia lo 0,46% dell’intero effettivo.

Eppure, i tentativi per cambiare qualcosa ci sono stati. Nel 2009 fu depositata un’iniziativa contro le armi a domicilio. La proposta, bocciata due anni dopo, raccolse comunque diversi consensi. Seguirono alcuni sondaggi che davano in crescita il numero di persone favorevoli all’arma in arsenale. Ma tutto ciò sembra non rispecchiarsi nella realtà.

Il Ticino, che nel 2011 aveva bocciato l’iniziativa, conta solo 24 soldati con il fucile in arsenale. Nei Grigioni sono 10. Nel Canton Uri addirittura uno solo.

Un po’ meglio -ma non di molto- è la situazione nei Cantoni che 5 anni fa accettarono l’iniziativa. A Zurigo le armi depositate sono 129, a Ginevra 160.

L’Esercito non vuole commentare queste quote bassissime. Anche perché i soldati non sono obbligati a spiegare la loro scelta.

*In Svizzera, la leva è ancora obbligatoria per i cittadini maschi. Consiste, per buona parte dei militari, in un addestramento di base di 18-21 settimane e 6-7 corsi -detti ‘di ripetizione’- negli anni successivi. Nei periodi che intercorrono tra un servizio e l’altro, si può scegliere tra custodire l’arma in casa e depositarla in arsenale.

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