La televisione svizzera per l’Italia

Aridatece er puzzone!

ansa

di Massimo Donelli

“Aridatece er puzzone!”, urlavano i romani nel giugno del 1944 pescando dal loro inesauribile pozzo d’ironia e canzonando, così, le epurazioni di figure (come quella del tenore Beniamino GigliCollegamento esterno) che certo non avevamo avuto un ruolo primario durante il ventennio fascista.

Il puzzone, naturalmente, era Benito MussoliniCollegamento esterno.

“Aridatece er puzzone…”, sussurrano malinconici, ascolti alla mano, i signorotti del talk show, che Giuliano FerraraCollegamento esterno (romano, appunto…) ha irriso definendoli i conduttori unici delle coscienzeCollegamento esterno. Er puzzone, 70 anni dopo, non è più, ovviamente, Mussolini bensì Silvio BerlusconiCollegamento esterno, figura divisiva che ha generato in Italia l’imbarazzante fenomeno del giornalismo bipolarizzato (ben descritto in un libro non recensito – ma guarda… – da chicchessia: Eserciti di cartaCollegamento esterno) regalando ai suoi nemici giornalistici successo, fama e ricchezza.

Ebbene, Berlusconi, che fece fare il record di ascoltiCollegamento esterno a Michele SantoroCollegamento esterno in una celebre puntata di Servizio PubblicoCollegamento esterno (8.670.000 telespettatori, share del 33,58%), non recita più nel teatrino mediatico della politica, dove è stato sostituito da Matteo RenziCollegamento esterno, personaggio più inclusivo che divisivo. E ciò ha sottratto alle parolaie corride della tv il toro perfetto, facendo crollare gli ascolti a livelli da telefilm in replica (ma la terza replica, per capirci…).

Un autentico patatrac!

Tutti alle prese con audience imbarazzanti, oggi, i divi del talk show: Giovanni FlorisCollegamento esterno, Corrado FormigliCollegamento esterno, Massimo GianniniCollegamento esterno, Gianluigi ParagoneCollegamento esterno, Nicola PorroCollegamento esterno e, appunto, Michele Santoro.

Tutti, tranne uno: Bruno VespaCollegamento esterno.

Immarcescibile, inaffondabile, il suo Porta a PortaCollegamento esterno ha da poco festeggiato i 18 anni e continua a essere programma di peso sulla prima rete televisiva italiana, Raiuno. Così come Vespa continua a essere popolarissimo, tanto da godere di un doppio caricaturaleCollegamento esterno magistralmente interpretato da Giampaolo FabrizioCollegamento esterno, geniale inviato a MontecitorioCollegamento esterno e dintorni di Striscia la notizia.Collegamento esterno

Felpato, sornione, piacione, severo, galante, informatissimo, iperattivo, instancabile, Vespa appare come il vero erede di Giulio AndreottiCollegamento esterno. E solo l’abolizione dei senatori a vita gli impedisce, a questo punto, di ambire al laticlavioCollegamento esterno. Infatti, come il divino Giulio anche il mitico Bruno ha dato prove di resistenza e adattamento a tutto e a tutti (soprattutto ai cambiamenti) tali da collocarlo nel pantheon della Repubblica.

Vediamo.

Da quando è cominciato Porta a Porta, l’Italia ha votato quattro volte per eleggere il Parlamento, tre volte per eleggere il Presidente della Repubblica e ha cambiato undici governi. In Vaticano si sono alternati tre Pontefici, negli Stati Uniti tre inquilini della Casa Bianca, la Nazionale di calcio azzurra è stata guidata da nove diversi commissari tecnici.

E Bruno sempre lì…

E tutti sempre da Bruno…

Massimo D’AlemaCollegamento esterno ripreso mentre cucina il risottoCollegamento esterno dettandone la ricetta.

Silvio Berlusconi che firma solennemente il contratto con gli italianiCollegamento esterno.

Matteo Renzi che si vede servire un piatto di tortelliniCollegamento esterno.

Addirittura Karol WojtylaCollegamento esterno che telefona in direttaCollegamento esterno!

Poi ci sono i libri (se abbiamo contato bene, ne ha scritti 23). Le collaborazioni ai giornali, quotidiani e periodici. Una raffinata rubrica sui vini. E le decine di eventi, convention, ospitate l’anno sparsi qua e là per la penisola.

Macchina da guerra oltrechè macchina da ascolti, il mitico Vespa.

Che, una volta di più, può guardare dall’alto, in tutti i sensi, gli spasmi dei suoi colleghi.

Quelli che, pensa un po’, poracci (come direbbero a Roma), volevano rottamarlo.

E ora sono lì, mogi mogi, a rimpiangere sottovoce er puzzone…

massimo.donelli@usi.ch

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