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SwissCovid, un successo o un fiasco?

Manifesti pubblicitari per l app swisscovid
Per convincere gli svizzeri a scaricare l'app SwissCovid ci vorrà verosimilmente ancora un bel po' di pubblicità. Keystone / Anthony Anex

Tra le applicazioni di tracciamento SwissCovid è considerata un modello. Tuttavia, non riesce a decollare. Disponibile da fine giugno, è stata scaricata solo da 1,2 milioni di utenti. La politologa e giornalista del sito Republik Adrienne Fichter, esperta nel campo della tecnologia e della democrazia, fornisce qualche chiave di lettura.

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Adrienne Fichter si è occupata da vicino del tema delle app di tracciamento. influencer.ch

SWI swissinfo.ch: L’app SwissCovid è un fiasco?

Adrienne Fichter: No. L’app è disponibile e funziona. Si potrà giudicare se si è trattato di un fiasco solo tra due o tre anni.

Molti non la scaricano per principio.

Nei sondaggi, le persone indicano che non vogliono essere monitorate. Ma a differenza di Facebook o WhatsApp, SwissCovid non può accedere ai nostri dati. Come spiega il comportamento degli svizzeri?

È uno dei più grandi misteri. Forse perché la salute è una questione delicata. Non so contro chi sia diretta questa avversione: contro lo Stato o contro Google e Apple? Lo stesso Stato penso che non ne abbia nessuna idea.

Ritengo che il Governo dovrebbe comunicare in modo più aggressivo, sottolineando in particolare che ogni altra app che utilizziamo raccoglie molti più dati. Il modello svizzero è quello che memorizza meno dati di tutti.

Inoltre, il tracciamento dei contatti, che avviene offline, rappresenta un’intrusione nella sfera privata ben più grande rispetto all’applicazione, poiché in questo caso la nostra identità è pseudonimizzata e criptata su un server.

Ci sono allora degli argomenti contro questa applicazione?

Non dal mio punto di vista. L’argomento della sorveglianza mi è incomprensibile. Posso capire invece se la gente pensa che l’app sia inutile. È noto, ad esempio, che il Bluetooth a volte registra degli incontri come se ci fosse stato un contatto, anche se non c’è stato alcun contatto ravvicinato. Le ricerche hanno mostrato che ciò potrebbe comportare una marea di messaggi malgrado non vi sia nessun pericolo.

“La Svizzera ha in un certo senso stabilito quali sono le regole per il funzionamento di un’applicazione Covid”.

I frontalieri non possono attivare simultaneamente due applicazioni di questo genere e ciò suscita critiche. A cosa è dovuto?

In linea di massima è previsto che si possa attivare solo una app di tracciamento. Le applicazioni europee, ad eccezione di quella francese, possono già comunicare tra loro attraverso il Gateway-Server in Lussemburgo. Solo la Svizzera è esclusa, in mancanza di un accordo quadro. Spero che la Confederazione trovi una soluzione con l’UE.

Quali sono i vantaggi dell’app svizzera?

Il funzionamento dell’app si basa sul protocollo DP-3T. Con il suo sistema decentralizzato, è uno standard molto adatto per la popolazione e molto parsimonioso nel raccogliere i dati. Questo standard può funzionare solo per registrare gli incontri. La Svizzera ha in un certo senso stabilito quali sono le regole per il funzionamento di un’applicazione Covid. E in fin dei conti la maggior parte dei paesi ha adottato questo modello.

Contro questa app di tracciamento è stato indetto un referendum. Cosa ne pensa?

Se tutte le applicazioni sanitarie fossero basate sul modello centralizzato, capirei un referendum. L’Ufficio federale della sanità pubblica saprebbe dove mi sono infettato, da chi e i dati verrebbero memorizzati. Con il sistema attuale non è però possibile.

Inoltre, Google e Apple hanno ormai dissipato gli ultimi dubbi, rendendo pubblica la loro interfaccia.

Il 20% della popolazione non può scaricare l’app perché il suo dispositivo è troppo vecchio Perché questo aspetto non è stato preso in considerazione?

Google e Apple mi hanno indicato che in Svizzera la proporzione di dispositivi moderni è molto elevata. A quanto pare però non è così.

Se il dispositivo non è abbastanza moderno, la soluzione sarebbe probabilmente di passare ai braccialetti. Ma in questo caso la domanda è: chi paga?

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