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La prima allo stadio per le donne saudite

Per la prima volta in Arabia Saudita le donne sono entrate negli stadi da calcio per assistere alle partite del campionato professionistico. Ma sedute soltanto nei settori riservati alle "famiglie", lontane da tifosi maschi non sposati. 

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La decisione era stata annunciata lo scorso ottobre dalla Federcalcio locale e rientra nel più ampio tentativo dell’emergente leadership di Riad, incarnata nel 32enne principe ereditario Muhammad ben Salman, di mostrare la sua presunta volontà di riformare il Paese. A partire dall’apertura, almeno cosmetica, ai diritti delle donne.

Riforme sociali a favore delle donne

Le riforme sociali avviate nei mesi scorsi su stimolo dell’erede al trono Ben Salman prevedono la concessione del permesso alle donne di guidare, l’organizzazione dei primi concerti di cantanti pop donne e la riapertura dei cinema dopo un bando imposto per 35 anni. Si tratta però di aperture relative: l’accesso agli stadi prevede una rigida separazione tra donne e uomini non sposati sugli spalti, nei parcheggi fuori agli impianti e nei percorsi di accesso. E le donne potranno guidare le auto soltanto dopo aver ricevuto un permesso dal loro garante maschio.

Analogamente, i concerti di musica saranno riservati soltanto al pubblico femminile. I cinema, la cui riapertura è stata annunciata lo scorso dicembre, proietteranno soltanto i film approvati dalla rigida censura, perché “siano in linea con i valori e i principi in vigore e non contraddicano la legge islamica e i valori morali del Regno”.

Alla ricerca del consenso

Ben Salman ha bisogno di consenso interno per preparare la sua scalata al potere. A novembre scorso risale una dura campagna “anti-corruzione” con cui ha eliminato diversi rivali interni all’establishment saudita. E intende dimostrare la sua capacità di condurre il Paese lungo la delicata transizione economica da sistema dipendente dalle risorse petrolifere a Paese in grado di offrire impieghi anche nel settore terziario.



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