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Aperto a Neuchâtel il più grande museo archeologico svizzero

L'archeologia neocastellana dispone ormai del suo tempio swissinfo.ch

Il "Latenium" si trova al centro di un parco educativo in riva al lago. Con i suoi 2500 m2 e più di 3 mila oggetti esposti è un luogo ideale tanto per lo studioso che per la famiglia. Raccoglie il risultato di anni di scavi in una delle regioni archeologicamente più interessanti del mondo.

Inaugurato ufficialmente il 7 settembre alla presenza della consigliera federale Ruth Dreifuss, il museo archeologico offre questo fine settimana due giornate di porte aperte per permettere al pubblico di ammirare l’interessantissimo progetto architettonico, frutto di anni di collaborazioni tra museografi, archeologi, designers e architetti. I neocastellani sono attaccati al proprio patrimonio archeologico: basti pensare che nel 1996, in un momento economico poco favorevole, due terzi della popolazione votò in favore del credito di 26 milioni di franchi per il museo. Il costo totale, grazie a sovvenzioni supplementari, è di 32 milioni.

Viaggio a ritroso nel tempo

Nella piacevole penombra di sale chiuse, alternate ad ampie finestre che regalano viste improvvise sul lago, si cammina scendendo dolcemente verso il basso su di un percorso che, al contrario dei musei archeologici tradizionali, ci porta dall’epoca più recente al passato più remoto. Dal medioevo, in un viaggio all’indietro nel tempo verso l’epoca gallo-romana, più giù verso la preistoria. Proprio come gli archeologi che scavando trovano tracce sempre più antiche, man mano che si allontanano dalla superficie.

Il nome “Latenium” viene da una zona d’importanti scavi celtici dell’era del ferro, denominata la Tène, che si trova a due chilometri dal museo. In archeologia, a proposito di celti, si parla in tutto il mondo di civiltà latenia proprio come si parla di giurassico o neanderthal per altre ere. All’origine del Latenium l’idea di riunire sotto lo stesso tetto l’insieme dei principali ritrovamenti archeologici della zona di Neuchâtel, dal cro-magnon al medioevo.

Nonostante si tratti di un museo archeologico classico, le soluzioni architettoniche moderne, la cura estrema dei dettagli, l’illuminazione (una simbolica luce blu a spirale nella stanza dei celti ad esempio) la scelta dei materiali e dei colori rendono la visita un’esperienza sensoriale molto ricca, addirittura “rilassante” secondo l’ideatore del Latenium, l’archeologo Michel Egloff.

2500 mq. 3 mila oggetti esposti. 40 mila anni di storia

La zona dei laghi, il Seeland, fu il luogo d’incontro 6 mila anni fa di civiltà nordiche e mediterranee, le prime a praticare l’agricoltura e a costruire villaggi nella zona. Gli uni avevano percorso la via del Danubio, gli altri quella del Reno. “Il Röstigraben (il fossato tra le regioni linguistiche) è esistito molto prima che fossero parlati il francese e il tedesco” ricorda Michel Egloff guidandoci attraverso le sale del museo.

Alcuni dei più importanti tesori archeologici dell’intera esposizione si trovano proprio nel settore dedicato ai preistorici abitanti delle palafitte lacustri (una palafitta intera è visitabile nel parco antistante il museo: l’entrata è libera). Uno è un gigantesco Menir del peso di 2.800 kg. alto 3 metri e 30. Una scultura maestosa rappresentante un capo o una divinità che faceva parte di una serie di altri 11 menir ritrovati durante i lavori di costruzione dell’autostrada A5.

Prima di divenire sedentario e coltivare la terra o praticare la coltura ittica l’uomo era cacciatore: viveva una vita piena di rischi, in un paesaggio che 13 mila anni fa assomigliava alla tundra. Ecco perché la sala dei cacciatori, che ospita la ricostruzione di un focolare dell’epoca, è all’insegna del rischio “museale”. Un cerchio in cui gli oggetti poggiati sulla sabbia non sono sotto vetro. “È un test”, spiega l’archeologo Egloff, “vedremo se i nostri visitatori più giovani salteranno nella sabbia per giocare con gli oggetti oppure no. Nel qual caso, ricostituiremo il focolare e lo racchiuderemo sotto una protezione. Ma proteggere troppo è un po’ noioso”.

All’ideatore di questo museo piace la sfida: per il suo sogno di un grande museo archeologico a Neuchâtel ha combattuto per più di vent’anni e sa che del risultato possono andar fieri non solo i pronipoti delle antiche civiltà locali, ma tutti gli abitanti della Svizzera. Il Latenium è un buon compromesso tra il museo classico e quello più ludico, stile parco divertimenti. Molti sono i supporti tecnologici educativi, come schermi con filmati e spegazioni in più lingue, ma la tecnologia non prende mai il sopravvento sull’oggetto esposto. Il museo è comunque anche un centro di ricerca importante per tutta la regione, e nei suoi magazzini ci sono altri diecimila oggetti a disposizione degli archeologi di tutto il mondo.

Raffaella Rossello

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