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Hong Kong a 20 anni dalla restituzione alla Cina

Hong Kong ricorda in questi giorni la restituzione della città alla Cina da parte del Regno Unito, avvenuta 20 anni fa, il primo luglio del 1997. Il presidente cinese Xi Jinping è giunto per una visita di tre giorni a Hong Kong, visita caratterizzata da diverse proteste. Non per tutti, infatti, è una ricorrenza da celebrare. Il reportage della Radiotelevisione svizzera.

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L’arrivo del presidente cinese a Hong Kong è stato caratterizzato da diverse proteste e arresti. Mercoledì un gruppo di attivisti inclusi il leader studentesco Joshua Wong e il parlamentare Nathan Law si erano arrampicati sulla statua di Bauhinia, simbolo della città, per chiedere maggiore libertà politica e protestare contro quella che viene percepita come una crescente influenza di Pechino.

La polizia aveva arrestato 26 persone e secondo l’account Twitter del partito Demosisto, fondato da Wong e Law, tutti i suoi membri che erano stati arrestati sono stati rilasciati venerdì.

La Cina, così vicina, così lontana

Venti anni fa la Cina accettò di governare Hong Kong secondo il principio “una nazione, due sistemi”, secondo il quale la città avrebbe goduto di un alto grado di autonomia, eccetto che per la difesa e gli affari esteri. 

Hong Kong ha dunque il suo proprio sistema legale, diversi partiti politici e diversi diritti e libertà rispetto alla Cina continentale.

Attualmente il leader di Hong Kong è eletto da un comitato elettorale di 1’200 membri, molti dei quali sono considerati pro-Pechino. Inoltre il parlamento è eletto per metà direttamente dalla popolazione e per l’altra da gruppi d’interesse o professionali. 

Gli attivisti ritengono che il governo della Cina continentale abbia la facoltà di escludere i candidati che non approva. Nel 2014 la città è stata teatro di un’ondata di proteste, dopo che Pechino aveva detto che avrebbe permesso l’elezione diretta del leader, ma la lista di candidati doveva essere approvata dalle autorità. 

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