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La cancelliera tedesca attesa come mediatrice tra Svizzera e UE

Ad attendere Angela Merkel in Svizzera vi è anche un dottorato honoris causa che le sarà conferito dall'Università di Berna. Keystone

A Berlino, Angela Merkel dirige la Germania da un edificio situato a poca distanza dall’Ambasciata elvetica. Sono però già trascorsi sette anni da quando la cancelliera tedesca ha reso l’ultima visita ufficiale alla Svizzera. Il suo arrivo a Berna il 3 settembre suscita quindi grande interesse, anche nell’ottica dei delicati negoziati tra la Svizzera e l’UE. 

Nelle poche ore in cui sarà nelle capitale elvetica, Angela Merkel non avrà molto tempo per approfondire i grandi temi di attualità nelle consultazioni politiche con gli interlocutori svizzeri. Tanto più che la cancelliera tedesca si recherà anche all’Università di Berna per ricevere un dottorato honoris causa. L’ateneo svizzero attende già dal 2009 l’occasione per consegnare questo titolo onorifico alla Merkel. 

La cancelliera tedesca non accorda quindi molta importanza al suo piccolo vicino del Sud? “Non credo”, risponde Thomas Dörflinger, deputato dell’Unione cristiano-democratica, il partito di Angela Merkel, che si occupa delle relazioni bilaterali quale presidente del gruppo parlamentare Germania-Svizzera. “Attualmente vi sono però molti altri temi importanti nella sua agenda di politica estera”. Tra questi, il crescente flusso di migranti in Europa, la crisi greca o il rischio di un’uscita della Gran Bretagna dall’UE. La cancelliera tedesca non dispone quindi di molto tempo per curare le relazioni bilaterali. 

Libera circolazione delle persone 

Sottoscritto nel 1999 ed entrato in vigore gradualmente dal 2002, l’accordo sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE figura tra i punti fondamentali del primo pacchetto di trattati bilaterali. Questo accordo garantisce ai cittadini svizzeri e a quelli dell’UE il diritto di lavorare e risiedere in ognuno dei paesi firmatari. 

Il 9 febbraio 2014 il popolo svizzero ha però approvato di stretta misura l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, promossa dall’Unione democratica di centro, che mira a porre freno all’afflusso di manodopera straniera. 

L’iniziativa esige, tra l’altro, che venga limitato, tramite tetti massimi e contingenti annuali, il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera, compresi quelli per i cittadini dell’UE. Secondo l’UE, questi contingenti non sono conciliabili con l’accordo sulla libera circolazione delle persone. 

Se il governo elvetico dovesse disdire l’accordo sulla libera circolazione delle persone per attuare l’iniziativa, l’UE avrebbe il diritto di denunciare tutto il primo pacchetto di trattati bilaterali. In tal caso la Svizzera rischia di perdere l’accesso al mercato unico europeo.

Ruolo di mediatrice? 

Anche tra la Svizzera e la Germania vi sono comunque alcuni temi di un certo rilievo da discutere. Al centro dei dibattiti tra Angela Merkel e la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga vi sarà probabilmente la questione dell’iniziativa sul freno all’immigrazione, che rischia di offuscare i rapporti tra la Svizzera e l’UE. 

Il clima tra Berna e Bruxelles si è già appesantito molto dal 9 febbraio dell’anno scorso, ossia da quando il popolo svizzero ha approvato questa iniziativa che esige la reintroduzione di contingenti e di tetti massimi per frenare l’afflusso di manodopera straniera in Svizzera. La Commissione europea ha più volte ribadito da allora che l’attuazione del freno all’immigrazione non è conciliabile con l’accordo sulla libera circolazione delle persone, in vigore tra la Svizzera e l’UE. 

Il governo svizzero sta quindi cercando in tutti i modi di risolvere questo dilemma, ossia attuare la volontà espressa dal popolo senza compromettere gli accordi bilaterali conclusi con Bruxelles. Finora non si intravede però una soluzione per questa quadratura del cerchio. Anche il ministro tedesco Frank Walter Steinmeier non ha lasciato molte speranze al governo elvetico durante la sua visita a Berna a metà agosto. 

In Svizzera, molti sperano ora che la potente cancelliera tedesca voglia assumere un ruolo di mediatrice in questo contenzioso. Nei giorni seguenti la votazione in Svizzera si era espressa contro sanzioni premature da parte dell’UE, affermando che non era il caso di mettere a repentaglio i tradizionalmente buoni rapporti tra la Germania e la Confederazione. 

Poco margine di manovra 

Secondo Thomas Dörflinger, non si possono però nutrire molte speranze. “Non posso immaginare che Angela Merkel sia disposta a fare concessioni. Non vi è nessun segnale in questa direzione”. Anche per la cancelliera tedesca il margine di manovra rimane alquanto ristretto. “La Commissione europea non ha modificato in alcun modo la sua posizione e non credo che sia pronta a discutere di questo tema”. 

Neppure la proposta di introdurre una clausola di salvaguardia per limitare l’immigrazione di manodopera europea, ventilata attualmente in Svizzera, non permetterà di cambiare le carte in tavola, a detta di Dörflinger. La Commissione, fa notare il deputato tedesco, si mostra intransigente anche nei confronti dei paesi membri dell’UE, come è il caso della Gran Bretagna o della Croazia. “Non sono previsti sconti politici. Posso condividere la posizione della Commissione europea, quando dichiara di non poter fare concessioni neppure a Stati non membri, come la Svizzera. Altrimenti rischierebbe di perdere la sua credibilità”. 

Visite ufficiali dalla Germania 

I cancellieri tedeschi non visitano di regola molto spesso la Svizzera. Tra di loro, il più assiduo ospite è stato Helmuth Kohl, che ha compiuto due visite ufficiali a Berna nel 1989 e nel 1993 e una decina di visite semi-ufficiali. 

La sola visita ufficiale del suo successore, Gerhard Schröder, risale al 2003, mentre Angela Merkel era giunta a Berna già nel 2008 per un incontro bilaterale.

Anche tutti i presidenti tedeschi hanno reso regolarmente visita alla Svizzera. L’attuale capo di Stato Joachim Gauck è giunto a Berna e Ginevra nel 2014.  

Da parte della cancelliera tedesca non vi è da attendere quindi molto più di un’atmosfera distesa. L’atteggiamento ponderato della protestante Merkel viene chiaramente molto più apprezzato dagli interlocutori svizzeri rispetto ai toni minacciosi adottati dall’ex ministro tedesco delle finanze Peer Steinbrück. Gli attacchi lanciati dal rappresentante del Partito socialdemocratico contro il segreto bancario svizzero avevano riacceso i risentimenti in Svizzera nei confronti del potente vicino del Nord. 

Nessun legame sentimentale 

La cancelliera tedesca, che soggiorna regolarmente in Svizzera per praticare lo sci di fondo, utilizza toni ben diversi. “Angela Merkel viene in Svizzera solo per attraversare l’Engadina con i suoi sci”, aveva dichiarato ironicamente alcuni anni fa Mathieu von Rohr, giornalista del settimanale tedesco Der Spiegel. Da parte sua, il quotidiano elvetico Blick ha scritto tempo fa che la cancelliera non ha “nessun legame sentimentale con la Svizzera”, forse perché proviene dall’ex DDR. 

La breve visita di Angela Merkel a Berna non consentirà probabilmente di affrontare anche contenziosi bilaterali, come la questione dei rumori provocati dal traffico aereo dell’aeroporto di Zurigo-Kloten, che suscita malumore nelle regioni tedesche confinanti con la Svizzera. Un tentativo di giungere ad un accordo tra i due paesi per risolvere questa disputa è fallito alcuni anni fa. 

“Questo tema rimane prioritario nella mia circoscrizione”, osserva il deputato Dörflinger, proveniente dalla regione a Sud di Baden. Gli abitanti di questa regione si confine di battono da anni per limitare i sorvoli del loro territorio da parte dei velivoli in partenza o diretti a Zurigo-Kloten. “Non si denotano progressi per appianare questa vertenza”, osserva Dörflinger. 

Da parte tedesca si apprezzano invece i progressi compiuti dalla Svizzera per lottare contro l’evasione fiscale. Il governo elvetico ha infatti deciso di aderire entro il 2018 allo scambio automatico di informazioni, affossando quindi definitivamente il segreto bancario che suscita da tempo irritazione in Germania. Un conflitto sta quindi per risolversi, ma ne rimangono ancora diversi altri. 

Traduzione di Armando Mombelli

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