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Ancora un anno difficile sul fronte dell’occupazione?

Dopo un 2002 caratterizzato da tagli occupazionali dovuti a fallimenti e ristrutturazioni, gli esperti prevedono un 2003 altrettanto difficile.

Il punto più critico, dicono, non è ancora stato raggiunto.

Praticamente tutti i settori economici svizzeri hanno vissuto un 2002 difficile sul fronte del lavoro. Fallimenti, chiusure di imprese, ristrutturazioni hanno toccato i dipendenti ad ogni livello gerarchico.

Diverse aziende hanno imposto un blocco delle assunzioni e numerose persone impiegate a tempo pieno si sono viste costrette a ridurre l’attività. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 3,3 % in novembre e per l’anno prossimo le prospettive non sono favorevoli.

Molto toccato il settore delle esportazioni

Soprattutto il settore dell’esportazione ha subito in pieno il rallentamento congiunturale e il contraccolpo del franco svizzero forte, ha spiegato all’ats Fred Henneberger, direttore dell’istituto di ricerca del lavoro all’Università di San Gallo.

Il fatturato dell’industria delle macchine, dell’elettronica e dei metalli (MEM) ha subito brusche contrazioni. Von Roll e Tornos hanno cancellato oltre 1000 posti di lavoro e anche ABB ha annunciato in autunno una cura da cavallo: nei prossimi mesi è prevista la cancellazione di oltre 10’000 impieghi in tutto il mondo, un posto su dieci.

Il numero dei disoccupati totali o parziali nell’industria MEM è raddoppiato, raggiungendo alla fine di settembre le 6736 unità. Circa 160 imprese hanno introdotto il tempo di lavoro ridotto, un segnale che indica come il settore speri nella ripresa congiunturale e voglia essere pronto a sfruttarla, mantenendo il necessario know-how.

Anche banche ed edilizia in difficoltà

Ancora meno rosea la situazione per il settore della costruzione. Il difficile momento economico e la sovraccapacità hanno spinto molto imprese a premere sui costi. Non sempre con successo: in settembre l’impresa basilese Meier + Jäggi, con un fatturato di 150 milioni di franchi all’anno la sesta della Svizzera nel ramo, ha dovuto annunciare fallimento.

Anche il settore bancario e assicurativo sta facendo fronte ad un profonda ristrutturazione. Dopo aver subito forti perdite, Zurich Financial Services ha annunciato il taglio di 4500 posti lavoro nel mondo, mentre Rentenanstalt/Swiss Life vuole cancellarne 800.

L’ultimo regalo di Natale poco gradevole è giunto giovedì sera per i dipendenti zurighesi di Credit Suisse First Boston: l’istituto cancellerà 300 posti. Ma anche le altre banche, di fronte al crollo della borsa dopo anni di vacche grasse, si sono viste costrette a correre ai ripari.

Bene i settori della chimica e della sanità

Se la sono invece cavata i dipendenti dell’industria chimica e farmaceutica, che continua a mostrare ottimi risultati. Anche il personale nel settore sociale e della sanità non può lamentarsi. Nel turismo la Svizzera ha invece perso quote di mercato in favore dell’Austria.

In controtendenza figurano gli uffici regionali di collocamento. Per far fronte alla massa di disoccupati l’ufficio del canton Zurigo ha dovuto aumentare gli effettivi di un terzo. Anche la «clientela» è cambiata: vi sono sempre di più persone molto qualificate o che nel precedente impiego hanno svolto ruoli dirigenziali, ha detto la portavoce Irene Tschopp.

Prospettive poco rosee

Il punto più critico sul fronte della disoccupazione non è stato ancora raggiunto. Il segretariato di stato dell’economia, prevede per gennaio 140’000 persone senza lavoro, e sull’insieme del 2003 un tasso medio del 3,6 %. Anche se la situazione congiunturale dovesse migliorare, le conseguenze sul mercato del lavoro non sarebbero immediate, sostiene Tschopp. La ripresa si fa sentire solo dopo mesi: quando il lavoro aumenta le imprese reagiscono dapprima impegnando più a fondo il personale disponibile o ricorrendo ad aiuti temporanei.

È inoltre ancora tutto da vedere se si assisterà ad un reale miglioramento dell’economia. Le previsioni di crescita vengono costantemente corrette al ribasso e anche da parte degli enti pubblici, spesso alle prese con problemi di bilancio, sono da attendersi ben pochi stimoli positivi.

Secondo il professor Henneberger non è inoltre da sottovalutare l’effetto delle polemiche sui salari spropositati dei manager. La motivazione dei dipendenti ne ha fortemente risentito e con essa la produttività.

swissinfo e agenzie

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