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Germania, il fantasma del ritorno al voto

Non si è ancora trovato un accordo e le trattative per la coalizione 'Giamaica' (Unione, Liberali e Verdi), a Berlino, si protrarranno anche oggi. L'ultimatum della cancelliera Angela Merkel, che aveva fissato la conclusione dei negoziati preliminari per il 16 novembre, non è stato rispettato.

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A Berlino l’hanno ribattezzata “politica del balcone”. È l’ironia sul luogo in cui i leader del futuro (possibile) governo “Giamaica” vengono immortalati dai fotografi assiepati da giorni davanti alla “Politische Gesellschaft”, quando si concedono una pausa (e qualche selfie) dai negoziati.

Stanotte, sull’elegante e ormai celebre balconcino, si usciva “per respirare”, scrive la Welt citando il tweet di un uomo dei Verdi, dal momento che, dentro, l’aria era più che pesante. E infatti l’esito di 18 ore di trattative è stato una fumata nera, all’alba. Quando si è decretato che, per salvare il tavolo, arenato su un braccio di ferro sui profughi, fosse meglio concedersi qualche giorno in più. Uno schiaffo ad Angela Merkel, che aveva messo l’ultimatum per il 16 novembre: “i piccoli sono diventati grandi”, scrive ancora il giornale di Axel Springer.

“Se salta tutto, è per colpa della Csu e dei Verdi”, ha scritto nella notte una fonte all’agenzia di stampa italiana ANSA. Mentre il liberale Alexander Graf Lambsdorff riferiva così dell’atmosfera allo Spiegel: “facce serie”. E qualcun altro parlava di “disillusione”.

La cancelliera tedesca, però, stamattina, ha espresso la chiara intenzione di andare avanti, a fronte degli aperti timori di molti sul fallimento: “Il compito di costruire un governo è così importante che gli sforzi valgono la pena. Io vado avanti, su mandato delle elettrici e degli elettori, con la volontà di costruire il governo: sarà difficile, come abbiamo visto ieri sera, ma vale la pena”.

“Nessuna ragione per parlare di fallimento – ha affermato invece il capo della Csu bavarese, Horst Seehofer – ma chi dice davanti alle telecamere di essere pronto a muoversi, poi dentro non si comporta così”, ha aggiunto lanciando una frecciata ai Verdi, pur senza citarli. Loro, gli ecologisti, che rifiutano la limitazione dei 200 mila profughi all’anno (non proprio un tetto limite, ma “un numero di riferimento”, stando all’accordo preventivo fatto dall’Unione) e che vogliono il ricongiungimento familiare per tutti i gruppi di rifugiati, hanno ribadito di essere “disponibili”.

Obiettivo: chiudere entro domenica

A questo punto l’obiettivo è chiudere domenica, secondo quanto ha annunciato il capogruppo della Cdu Volker Kauder nel pomeriggio. Clima, finanze e migrazione sono i temi da affrontare di petto, ha spiegato il segretario del partito Peter Tauber. Due settimane di incontri preliminari sembrano sufficienti, dal momento che le vere consultazioni, a quasi un mese dal voto, devono ancora iniziare.

Che da questa difficile partita, fra realtà politiche dall’anima tanto diversa, finisca davvero con un esecutivo nero-giallo-verde, viene messo in dubbio da diversi commentatori ormai fin troppo esplicitamente. Nessuno dei negoziatori però vuole tornare alle urne: confermerebbero la situazione attuale – è il timore diffuso – rafforzando il voto di protesta e i populisti.

Va ricordato comunque il fattore Baviera: troppe persone nel Land di Seehofer chiedono la sua testa, e questo non contribuisce certo a semplificare le cose. Il destino dell’esecutivo berlinese è fortemente ipotecato dall’orgoglio del partito – un tempo “egemonico” – del Land del sud, che punta i piedi a causa dei tanti consensi ceduti a destra. Non è la condizione ideale per un matrimonio coi verdi.

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