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Ancora cattivi voti per la Svizzera

I giovani in piazza contro la guerra in Iraq: una reazione emotiva più che una presa di coscienza politica Keystone

Scarso il sapere politico dei giovani elvetici: lo dice uno studio che ha analizzato le conoscenze di ragazzi provenienti da 28 paesi. Gli svizzeri si piazzano solo al 19esimo posto.

All’ignoranza si aggiungono il disinteresse e un atteggiamento negativo nei confronti degli stranieri.

Mediocri, anzi peggio, sotto la media. Dopo lo schiaffo morale inflitto alla Svizzera dallo studio PISA, che puntava il dito sulle scarse capacità di lettura degli adolescenti elvetici, un altro studio rincara la dose: in materia di conoscenza e comprensione del sistema politico, i quindicenni svizzeri si piazzano solo al diciannovesimo posto. Un rango non proprio d’onore, se si considera che allo studio hanno partecipato 28 paesi.

I più bravi della classe? I polacchi, seguiti da finlandesi, ciprioti e greci. Bene anche gli italiani, che con il loro settimo posto dimostrano di avere delle conoscenze superiori alla media. Peggio degli svizzeri hanno fatto i portoghesi e i belgi di lingua francese, così come i ragazzi provenienti da paesi democraticamente ancora giovani (repubbliche baltiche, Cile, Colombia).

«Gioventù senza politica»

I ricercatori svizzeri hanno intitolato così il loro contributo allo studio «Citizenship and Education in 28 Countries», un titolo inquietante per chi ha in mente la «Gioventù senza dio», in preda all’ideologia nazista e priva di volontà e capacità di reazione, descritta in un romanzo del 1938 da Ödon von Horvát.

Stiamo andando verso una società in cui l’indifferenza della massa permetterà ai politici di mestiere di decidere indisturbati delle sorti del paese? L’ipotesi è certo azzardata – in definitiva gli intervistati hanno 15 anni, un’età in cui si pensa più ai grandi ideali che al funzionamento concreto di una democrazia – ma, aldilà del disinteresse, resta preoccupante la poca consistenza del sapere giovanile in materia politica.

I motivi di tanta ignoranza? Lo studio non li cita, ma per Fritz Oser, professore di pedagogia all’Università di Friburgo e responsabile della parte svizzera dello studio, una delle ragioni è da ricercare nell’inadeguatezza dei programmi scolastici.

La scuola, la società e gli svantaggi del federalismo

In Svizzera, si sa, ogni cantone stabilisce autonomamente la propria politica scolastica. Manca, a livello nazionale, una strutturazione chiara delle lezioni di storia ed educazione civica. «In questi ambiti» confida a swissinfo il professor Oser «le scuole svizzere lavorano male. Le nozioni di civica vengono impartite in modo irregolare. Il sapere dei ragazzi si forma casualmente, senza che questi abbiano a disposizione un contenitore specifico al quale attingere le informazioni».

Per Heinz Rhyn, della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (Cdpe), la spiegazione proposta da Oser è però troppo semplice: «L’educazione civica è certo compito della scuola, ma è un tema che riguarda anche altri ambiti della società».

Resta il fatto che le differenze a livello cantonale sono marcate. Come spiegare il fatto che i ticinesi abbiano delle conoscenze di molto superiori a quelle dei loro colleghi svizzerotedeschi? I rappresentanti del cantone italofono si piazzerebbero al sesto posto della classifica generale, sugli stessi livelli di Stati Uniti e Italia.

Oser azzarda un’ipotesi: i ticinesi sono una minoranza e come tale svilupperebbero uno spiccato senso di appartenenza alla comunità. Ciò li porterebbe a mostrare più impegno e partecipazione a livello politico. Heinz Rhyn riconosce invece che certi cantoni dedicano all’educazione civica un buon numero di lezioni mentre altri dovrebbero darsi più da fare.

Le cose vanno bene? Cala l’attenzione

Lo studio non si è preoccupato soltanto di sondare il livello di sapere degli adolescenti con domande del tipo «Perché in una democrazia sono attivi più partiti e non uno solo?», ma ha anche portato alla luce altri aspetti del loro atteggiamento politico.

Si scopre così che solo un ragazzo svizzero su tre afferma di essere interessato alla politica (21esimo posto). A Cipro, che guida la classifica, sono esattamente il doppio. Il patriottismo poi sembra una parola dimenticata. Solo tedeschi, abitanti di Hong Kong e belgi hanno un’immagine del loro paese più negativa di quella degli svizzeri.

Potrebbe sembrare sorprendente a questo punto che proprio i ragazzi rossocrociati si issino al terzo posto per quanto riguarda la fiducia nelle istituzioni statali. Il professor Oser vede in questo dato un indizio del fatto che più le cose funzionano bene, almeno nella percezione della società, meno ci sente chiamati ad un impegno politico. Speculare a quello degli svizzeri è l’atteggiamento dei ragazzi russi: molto interessati alla politica e poco fiduciosi nelle istituzioni.

I giovani elvetici sono più decisi della media dei loro coetanei quando si tratta di riconoscere i diritti delle donne, slittano però al penultimo posto, appena davanti ai tedeschi, quando si abborda il tema dei diritti dei migranti. Un altro dato su cui la società svizzera farebbe bene a riflettere.

swissinfo, Doris Lucini

Per lo studio «Citizenship and Education» sono stati intervistati 94’000 giovani tra i 14 e i 15 anni.
Hanno partecipato volontariamente allo studio 28 paesi del mondo, tutte democrazie
In Svizzera il campione era composto di 3104 ragazzi, età media 15 anni, provenienti dalle ottave e none classi di 157 scuole sparse per le tre principali regioni linguistiche del paese

I quindicenni svizzeri mostrano delle carenze nelle loro cognizioni in materia politica. Il risultato del test composto da 38 domande inerenti al funzionamento della democrazia li vede piazzarsi al 19esimo posto (su 28).

Notevoli le differenze tra le regioni: buoni risultati per i ticinesi (che si piazzerebbero al sesto posto), nella media per i romandi e scarsi per gli svizzerotedeschi.

I dati, raccolti già nel 1999 e pubblicati due anni più tardi, sono stati analizzati e commentati – per quanto riguarda la Svizzera – nel volume «Jugend ohne Politik» uscito recentemente a Zurigo (a cura di Fritz Oser e Horst Biedermann).

Anche se risalgano a prima delle grandi mobilitazioni contro l’intervento americano in Iraq, secondo Fritz Oser i dati rispecchiano la situazione attuale. Per il professore friburghese il no alla guerra è una reazione emotiva ad un’ingiustizia e non, come da altri sostenuto, l’indizio di una nuova presa di coscienza politica della gioventù elvetica.

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