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Anche l’italiano in pericolo a Neuchâtel

Spetta ora al governo cantonale decidere se nell'ateneo neocastellano si continuerà a parlare l'italiano picswiss.ch

All’università di Neuchâtel sono in pericolo le cattedre di italiano, greco antico e microbiologia.

Su queste materie d’insegnamento grava una minaccia che rispecchia una tendenza generale: favorire i settori accademici «forti» a scapito delle discipline classiche, meno redditizie.

«In un momento come quello attuale, dove numerose cattedre universitarie rischiano di scomparire, l’insegnamento della lingua italiana è messo in pericolo», ha affermato Gabriele Gendotti, presidente del governo ticinese e responsabile del Dipartimento dell’educazione cantonale.

Lo stesso messaggio è stato scandito martedì a Neuchâtel da un migliaio di studenti, che hanno manifestato per la terza volta in quattro giorni contro il progetto di ristrutturazione, che prevede la rinuncia alle cattedre d’italiano, greco antico e microbiologia.

Il piano di ristrutturazione, approvato giovedì dal Consiglio dell’università con alcune riserve, sarà ora presentato al Consiglio di Stato. Il governo cantonale dovrà a sua volta proporre all’ateneo un «contratto di obiettivi», ma la decisione finale spetterà al legislativo cantonale.

Attacco al federalismo

Per i rappresentanti ticinesi, prendendo di mira la terza lingua nazionale si attacca direttamente il federalismo, l’identità nazionale e il plurilinguismo.
«Gli italofoni devono boicottare l’università di Neuchâtel», s’infiamma Giovanni, studente di diritto ticinese.

Alessandro Martini, professore d’italiano presso le università di Friborgo e Neuchâtel, perora la causa della difesa della lingua di Dante ricordando che «da anni, il numero di studenti in Svizzera è stabile. Anche il livello d’insegnamento è paragonabile a quello impartito in Italia. Basti pensare alla ricerca, ovunque riconosciuta».

La parola ai professori

Come tutte le università, anche quella di Neuchâtel adatta i propri programmi al «sistema di Bologna». Un processo europeo che, riassumendo, tende a rinforzare i poli d’eccellenza sui quali le istituzioni si specializzano.

Un sistema che, tra le righe, crea una forte competizione fra chi desidera beneficiare dei crediti pubblici.

Secondo il rettore dell’Università di Neuchâtel, Alfred Strohmeier, in carica dallo scorso mese di ottobre, la scelta è giustificata da «ragioni economiche».

Pur approvando il programma di riforme del Rettorato, il Consiglio dell’università ha però emesso alcune riserve sulla soppressione delle cattedre di italiano e greco.

«Abbiamo preso atto delle tre manifestazioni organizzate a Neuchâtel contro la soppressione di queste due discipline. Il rettorato è stato quindi invitato ad ascoltare le proposte formulate dai professori della facoltà di lettere», ha annunciato Michèle Berger-Wildhaber, presidente dell’organo consultativo.

La decisione di ristrutturazione è stata presa in seguito alla partenza di alcuni professori. «Fra quattro anni, anch’io andrò in pensione. Si approffitterà forse di questa occasione per sopprimere anche la mia cattedra?», si chiede Knoepfler, preoccupato per il futuro dell’Istituto di scienze dell’antichità classica dell’ateneo neocastellano.

Un intero sistema in pericolo

Knoepfler ammette che «effettivamente, ci sono pochi studenti di greco antico. Ma le cifre sono stabili in confronto alle altre università. Inoltre, si rischia di dovere smantellare un intero sistema, visto che le differenti cattedre sono complementari».

A sostegno della sua tesi, il professore ricorda che l’apprendimento del greco permette di studiare i monumenti archeologici, ma anche l’origine di tutte le letterature occidentali, oltre naturalmente alla filosofia.

«Per quanto riguarda la ricerca, non abbiamo nulla di cui vergognarci», prosegue il professore, esempio vivente del successo in questo ambito. Dal mese di dicembre del 2004, Knoepfler è infatti il primo Svizzero della storia ad occupare un posto d’insegnante presso il prestigioso Collegio di Francia.

In generale, Denis Knoepfler deplora l’attuale tendenza a privilegiare le scienze umane – quali la sociologia, la geografia o la psicologia – a discapito delle discipline classiche.

La soppressione del greco antico all’università crea inoltre, secondo il professore, «un’ulteriore ostacolo ad un corso il cui accesso è già difficile durante le scuole secondarie, visto che il greco antico è insegnato in un solo liceo cantonale».

Stessa sorte per Friborgo?

«Non vogliamo trovarci davanti al fatto compiuto, come è accaduto ai nostri colleghi neocastellani. Abbiamo quindi deciso di lanciare una petizione per salvare il progetto di cattedra di filologia italiana», afferma Barbara, studentessa in Lettere ticinese, che aggiunge: «vi era in programma di creare questa nuova cattedra, ma il rettorato ha rinviato la decisione e potrebbe anche decidere di rinunciarvi».

Julio Penate, presidente del dipartimento di lingue e letterature romane, ricorda che la decisione dovrebbe essere presa la prossima settimana e precisa che «la questione è di carattere puramente finanziario. L’insegnamento dell’italiano non è messo in causa».

Ma i firmatari della petizione persistono: «Troviamo inaccettabile che ragioni finanziarie ci impediscano di beneficiare di un insegnamento completo e di qualità nel nostro Paese», affermano.

Dal canto suo, Alessandro Martini ricorda che «i nostri studenti sono i futuri professori di italiano delle scuole elvetiche».

Salvare la «dignità accademica»

Il professore si rammarica del fatto che le università siano sempre più considerate come normali aziende, dove i rettori occupano il posto del classico manager.

«Attualmente, ciò che più stupisce, è constatare che la politica accademica è sempre più fatta da uomini politici. Inoltre, coloro che dovrebbero definire la politica universitaria si occupano invece di gestirne le finanze».

Per Alessandro Martini, non tutto è perduto. Sarà probabilmente ancora possibile trovare i fondi necessari a «preservare la dignità accademica dell’italiano».

swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione e adattamento: Anna Passera)

Il rettorato dell’università di Neuchâtel prevede la soppressione, a partire dall’autunno prossimo, delle cattedre di italiano, greco antico e microbiologia.

L’università di Friborgo potrebbe rinunciare all’assunzione di un professore di filologia latina.

Il Politecnico federale di Zurigo sopprime l’insegnamento delle tre lingue nazionali.

L’università di Basilea ha diminuito le capacità della sezione italiana (un posto ridotto al 50%).

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