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Gli svizzeri all’estero hanno plebiscitato la naturalizzazione agevolata

Tra il 70 e l'80% dei connazionali espatriati hanno approvato il progetto di naturalizzazione agevolata per i nipoti di stranieri immigrati. Keystone

Un grande "sì" alla naturalizzazione agevolata per gli stranieri della terza generazione, come pure per la Riforma III dell’imposizione delle imprese: gli svizzeri all'estero hanno seguito su tutta la linea le raccomandazioni del governo in occasione del voto di questa domenica. 

Per gli svizzeri espatriati, è giusto che gli stranieri della terza generazione possano ricevere più rapidamente degli altri il passaporto rossocrociato. Questa domenica una grande maggioranza dei connazionali residenti all’estero hanno approvato l’inserimento di questo principio nella Costituzione federale. È quanto risulta da un’analisi dei risultati della votazione del 12 febbraio nei 12 Cantoni in cui i voti degli svizzeri all’estero vengono conteggiati separatamente. 

Mentre i votanti in Svizzera ha accettato questo progetto con un 60,4% di voti favorevoli, la percentuale di “sì” dei connazionali espatriati si situa tra il 70 e l’80% a seconda dei Cantoni. Gli svizzeri all’estero registrati nelle liste elettorali di Basilea Città, Vaud e Zurigo hanno perfino approvato la naturalizzazione agevolata con oltre 4 voti contro 5. Nella maggior parte dei Cantoni di lingua tedesca inclusi nell’analisi – Appenzello Interno, Uri, Lucerna, San Gallo, Turgovia e Argovia – la differenza tra la percentuale di “sì” espressa dai votanti residenti in Svizzera e quella dei connazionali all’estero supera 20 punti.

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Questo divario può essere certamente spiegato con il fatto che molti svizzeri all’estero hanno una doppia nazionalità e sono quindi più sensibili alle questioni della cittadinanza. Inoltre, da alcuni studi risulta che gli svizzeri all’estero votano in genere un po’ più a sinistra rispetto ai loro concittadini in Svizzera. Un fenomeno che sembra confermarsi anche nel quadro di questa votazione: il progetto di naturalizzazione agevolata era sostenuto dal governo e dalla maggioranza del parlamento, ma proveniva dai ranghi della sinistra, in particolare dalla deputata socialista Ada Marra. 

Sostegno alla riforma fiscale 

In tale ottica possono quindi sorprendere i risultati del voto sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese. A differenza dei loro connazionali che risiedono all’interno della Confederazione, gli svizzeri all’estero non hanno seguito le raccomandazioni della sinistra, che aveva lanciato con successo un referendum contro il progetto approvato dalla maggioranza di centro e di destra del parlamento. Nei dodici Cantoni presi in considerazione, i connazionali all’estero hanno approvato la riforma destinata a porre fine ai privilegi fiscali concessi a società straniere attive in Svizzera e a compensare le perdite risultati per i Cantoni da una riduzione delle aliquote fiscali per tutte le aziende che operano sul suolo elvetico.

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Una spiegazione risiede probabilmente nel fatto che i cittadini espatriati non erano direttamente interessati dalle conseguenze fiscali di questa riforma. Per tutta la campagna, gli avversari hanno sottolineato più volte che le “agevolazioni fiscali” concesse alle aziende straniere sarebbero andate a carico della classe media, tramite un aumento delle tasse. Un aumento che non avrebbe toccato gli svizzeri all’estero, dato che la Confederazione non tassa i suoi cittadini espatriati. 

A differenza della maggior parte del popolo svizzero, la diaspora non ha quindi considerato con diffidenza il progetto sostenuto da quasi tutti i partiti politici e dalle organizzazioni economiche. I connazionali all’estero hanno invece ritenuto che la Riforma III era necessaria, allo scopo di adattare il sistema fiscale svizzero ai nuovi standard dell’OCSE, che mirano a combattere l’evasione fiscale da parte delle multinazionali.

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Traduzione di Armando Mombelli

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