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Amico robot

Il "terreno da gioco" del concorso di robotica Fribot. I due veicoli devono gettare le palline nel fosso, senza cadervi. swissinfo.ch

In un futuro non tanto lontano, i robot potrebbero far parte della nostra vita quotidiana, come lo sono oggi gli elettrodomestici ed il computer.

La robotica è una scienza in continua evoluzione: ne è la prova una recente competizione organizzata a Friburgo.

Avanzare, far cadere in un fossato due palloni ovali, imboccare un ponte ed infine rovesciare alcuni torrette costruite con cilindri di metallo. A prima vista, non sembra trattarsi di un compito particolarmente arduo. Tutto cambia, però, se si considera che l’«impresa» deve essere compiuta da un robot realizzato con un kit di costruzioni Lego e appositamente programmato.

Era questa, infatti, la sfida con cui si sono cimentati sabato 16 luglio a Friburgo 40 giovani studenti, provenienti dalla locale università, dal Politecnico di Losanna e da altri istituti scolastici, nell’ambito della seconda edizione del concorso «Fribot».

Recentemente, si sono svolte analoghe manifestazioni su scala internazionale: le finali della Coppa europea di robotica, disputatisi proprio in Svizzera – a Yverdon – lo scorso mese di maggio, e i campionati mondiali di Osaka, in Giappone.

Interagire con l’ambiente

Ma come si svolge solitamente una competizione di robotica? Alle squadre in gara viene comunicato al mattino il compito assegnato. Ogni formazione cerca poi di costruire e programmare la propria creatura, affinché svolga al meglio la missione.

La prova viene ripetuta più volte e le squadre ricevono un punteggio –stabilito da una giuria – a seconda della prestazione. Dopo ogni tentativo, l’equipaggio torna ai box per correggere gli errori e tentare di migliorarsi ulteriormente.

«Si tratta di un’ottima occasione per avvicinarsi in maniera ludica alla programmazione, mettendo nello stesso tempo in pratica diverse conoscenze teoriche acquisite durante gli studi», spiega Dominik Zindel, studente di informatica e membro del comitato organizzatore di Fribot. A suo parere, inoltre, «queste competizioni sono anche un’occasione per imparare a lavorare in gruppo, con uno scopo preciso da raggiungere in tempi molti stretti».

Un robot da giardino

La robotica è una disciplina che cerca di sviluppare dei metodi in grado di permettere a una macchina di interagire con l’ambiente circostante, eseguendo determinati compiti. Esattamente quanto hanno dovuto fare i robottini visti all’opera a Friburgo: schivare ostacoli, evitare di finire nel fosso e dirigersi verso i diversi obbiettivi.

Secondo la definizione di robotica dell’enciclopdia Wikipedia, si tratta di «una scienza relativamente nuova, che affonda però le sue radici nell’antico desiderio dell’uomo di costruire strumenti capaci di liberarlo da compiti troppo pericolosi, faticosi o noiosi», come tagliare l’erba, passare l’aspirapolvere, spostare oggetti pesanti, tanto per citare qualche esempio attuale.

Quello che potrebbe essere un possibile futuro, per alcuni è già una certezza: «il vero problema non è sapere se tra qualche anno avremo un robot nelle nostre case, ma quanti ne avremo», afferma convinta in una recente intervista Helen Greiner, co-fondatice di iRobot, una delle maggiori ditte statunitensi del settore.

Per il momento, però, non sono moltissimi i robot che riscuotono un certo successo di pubblico: ad esempio alcuni esemplari che fungono da tosaerba o aspirapolvere e certi robot-giocattolo. Il problema maggiore è spesso costituito dal prezzo elevato – gli «aspirapolvere» possono costare fino a 2’500 franchi – e dal fatto che le prestazioni offerte non sono così eccezionali o indispensabili per giustificare una grossa spesa.

Maggiordomo elettronico?

I centri di ricerca dei colossi dell’elettronica lavorano intensamente per sviluppare robot sempre più complessi, precisi ed economici. I campi di applicazione sono moltissimi, ad esempio nel settore medico: si possono eseguire operazioni a distanza o inviare immagini dall’interno del corpo tramite minuscoli robot che si inghiottono come una normale pillola.

Resta da chiedersi se e quando il nostro robot domestico ci offrirà una bibita fresca e il giornale, prima di occuparsi della cena e dopo averci segnalato che abbiamo ricevuto un nuovo messaggio di posta elettronica.

Le riviste specializzate del settore sottolineano come vi siano attualmente due linee di sviluppo principali: la costruzione di robot umanoidi, che eseguono diversi compiti come il «maggiordomo elettronico» – soprattutto il Giappone è orientato in questa direzione – e quella, nel resto del mondo, di apparecchi monofunzionali, incaricati ad esempio di individuare degli esplosivi, lavare i vetri di un grattacielo o sorvegliare una zona precisa.

Il successo di questo o quel modello è ancora molto difficile da prevedere, ma gli scienziati concordano nel dire che l’industria robotica sarà per il Ventunesimo secolo ciò che è stata quella automobilistica nel Ventesimo.

Una cosa, però, appare certa: agli esperti delle Nazioni Unite che hanno elaborato un rapporto sullo sviluppo della robotica, è stato chiesto se sarà possibile affidare senza timore i propri bambini a una baby-sitter androide: «no!», è stata la loro ferma risposta.

swissinfo, Andrea Clementi

La robotica è una branca dell’ingegneria in cui confluiscono gli studi di molte discipline sia di natura umanistica come biologia, fisiologia, linguistica e psicologia che scientifica quali automazione, elettronica, fisica, informatica, matematica e meccanica.

La parola robotica deriva da «robot» ed è la traduzione italiana del termine inglese «robotics» che, secondo l’Oxford English Dictionary compare per la prima volta in un racconto di fantascienza dello scrittore Isaac Asimov pubblicato nel 1941.

Secondo il rapporto 2004 della Commissione economica delle Nazioni Unite, a fine 2003:
1,3 milioni di «robot a uso personale o domestico» erano in servizio in tutto il mondo. Entro il 2007, il loro numero dovrebbe aumentare del 670%.
607’000 sono utilizzati per compiti domestici, 691’000 per svago.
Nell’industria mondiale a fine 2003 venivano utilizzati circa 800’000 robot.
Il Giappone è il paese più «robotizzato» del mondo (322 macchine per 10’000 lavoratori).

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