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Ambiente: la Svizzera potrebbe fare meglio

La torbiera di Rothenthurm nel canton Svitto - una rarità nel paesaggio svizzero picswiss.ch

Nonostante sia considerata come un paese di punta in materia di ecologia, la Svizzera può fare ancora dei progressi. In particolare nell'ambito della protezione delle specie.

È quanto risulta da un esame della situazione, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente.

«A partire dagli anni 70, la Svizzera si è fissata degli obiettivi in materia di protezione dell’ambiente. E la maggior parte sono stati raggiunti.» Per gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la Svizzera è incontestabilmente un allievo modello.

Nel suo rapporto «Environmental performance reviews», basato sull’osservazione di 32 paesi durante il periodo 1993-2000, l’OCSE loda il modo in cui le autorità elvetiche immaginano e realizzano la loro politica di protezione dell’ambiente vitale.

Acque ancora torbide

Dal rapporto risulta che, in Svizzera, il livello di qualità dell’aria è tra i più alti della zona OCSE. E lo stesso dicasi per il riciclaggio dei rifiuti, un campo nel quale il paese risulta tra i più efficienti al mondo.

Invece, la Svizzera non eccelle per quanto concerne la protezione delle acque. Pur giudicandole «di buona qualità», il rapporto dell’OCS nota la persistenza di certi elementi inquinanti.

Un’analisi confermata dalla direttrice del WWF della Svizzera romanda, che sottolinea come il problema dei nitrati non sia ancora stato risolto. «Per di più», aggiunge Christiane Maillefer, «rimane molto da fare anche in fatto di rivitalizzazione dei corsi d’acqua».

L’organizzazione ambientalista apprezza gli sforzi intrapresi in questo settore, ma constata che per il momento sono concentrati soltanto su piccole superfici, insufficienti per ricreare degli ambienti naturali favorevoli alla biodiversità.

Specie scomparse

È proprio nell’ambito della biodiversità che gli esperti internazionali attribuiscono alla Svizzera le note meno buone. «Le percentuali di specie animali e vegetali rare, minacciate o scomparse sono tra le più alte della zona OCSE», rileva il rapporto.

Una constatazione che il direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (UFAFP) non può che confermare.

«A causa della densità della popolazione e delle infrastrutture, la natura è stata respinta in zone marginali», afferma Philippe Roch. «E dato che queste zone sono poco numerose e spesso separate le une dalle altre, le specie che hanno bisogno di grandi spazi risultano minacciate.»

Nonostante ciò, il direttore dell’UFAFP è ottimista: la nuova politica agricola della Svizzera tende a ricreare zone favorevoli alla biodiversità.

Mancanza di volontà politica

Altro punto debole rilevato dall’OCSE: la politica ambientale decisa da Berna è lungi dall’essere uniforme, nei cantoni e nei comuni che la devono applicare.

A livello locale, sembra ci sia la tendenza «a far passare lo sviluppo o l’urbanizzazione a breve scadenza prima della protezione della natura, del paesaggio e della biodiversità».

Il federalismo sarebbe quindi d’ostacolo alla protezione dell’ambiente? «In ogni caso, rallenta le procedure e impedisce di prendere decisioni rapide e radicali», ammette Philippe Roch, aggiungendo che le decisioni non sono sempre ben applicate e controllate e che «nei cantoni ci sono a volte delle altre priorità». Come dire che dipende dalla volontà politica.

Altrove è ben peggio

Secondo Christiane Maillefer, la Svizzera, spesso citata come esempio per la sua politica ambientale, manca ancora di una “volontà politica chiara, di considerare la protezione dell’ambiente come una priorità per il futuro».

«Inoltre», continua la direttrice del WWF della Svizzera romanda, «se le nostre leggi sono molto avanzate rispetto a quelle di altri paesi, rimangono comunque dei problemi d’applicazione».

Per quanto concerne i lavori del parlamento, Philippe Roch ha di che essere contento. Dall’inizio dell’attuale sessione, i deputati hanno adottato il protocollo di Kyoto, la convenzione sui prodotti chimici e il rapporto sulle tecnologie ambientali.

Senza dimenticare il lupo, che il parlamento, sebbene a scarsa maggioranza, ha deciso di salvare.

«Ma se si considera la situazione a livello mondiale, ci sono molte ragioni di essere inquieti», aggiunge Philippe Roch. Basterebbe infatti dare una rapida scorsa ai capitoli del rapporto dell’OCSE dedicati alla Russia o agli altri paesi dell’ex-blocco orientale, per sentire un brivido lungo la schiena.

swissinfo, Marc-André Miserez
(traduzione dal francese: Fabio Mariani)

Dal 1992, il 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente.

La prima edizione coincise con l’apertura della conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano e con la creazione del programma dell’ONU per l’ambiente.

Per creare un legame con l’anno internazionale dell’acqua, lo slogan dell’edizione 2003 è: «L’acqua – due miliardi di persone l’aspettano».

Le manifestazioni principali si svolgono a Beirut, una prima per il mondo arabo.

Altre manifestazioni avranno luogo in 12 paesi africani, 10 paesi asiatici e del Pacifico, 3 paesi latino-americani e 6 paesi europei, come pure negli Stati Uniti e in Canada.

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