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Ebola torna a fare paura in Africa occidentale

Donna di colore con abito bianco lava le mani in lavabo azzurro; non si vede il volto
La foto è stata scattata in Liberia, dove il presidente George Weah ha subito messo in allerta le autorità sanitarie. Keystone / Ahmed Jallanzo

In Guinea, ha fatto la prima vittima (e altre quattro probabili) una nuova epidemia del virus Ebola. Annunciata domenica, è il primo campanello di allarme in Africa occidentale da quella del 2014-2016, che causò 11'300 morti tra Guinea, Liberia e Sierra Leone. Il governo di Conakry sta provando a tracciare i contatti. Gli aiuti internazionali si stanno mobilitando.

Al momento persone sono risultate positive al test, ha riferito martedì l’agenzia sanitaria guineana, e altre dieci stanno manifestando i sintomi della malattia.

Il primo decesso accertato è quello di un’infermiera di 51 anni, morta a fine gennaio nel sud-est del Paese, mentre tra i quattro “casi probabili” rientrano due fratelli della donna, morti anch’essi. Non è chiaro chi siano le altre due vittime né se abbiano partecipato alle esequie dell’operatrice sanitaria.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha assicurato una rapida assistenza al Paese. Il rappresentante dell’OMS in Guinea Alfred George Ki-Zerbo ha annunciato che i vaccini potrebbero arrivare “entro 72 ore” (giovedì per chi legge, ndr). “La nostra priorità è completare la valutazione del rischio sul campo e analizzare la dimensione transfrontaliera”, ha detto, riferendosi all’area rurale vicino al confine liberiano in cui il virus è riemerso.

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Ebola è il virus che provoca la micidiale febbre emorragica che in media uccide una volta su due e riaffiora periodicamente nelle parti più disastrate dell’Africa. La Guinea è stata epicentro dell’epidemia 2014-2016: morirono 11’300 persone su 28’000 casi (accertati) e ci furono vittime nei cinque continenti, inclusi gli USA, il Regno Unito, la Spagna e l’Italia. L’offensiva del virus creò anche la sinergia mondiale che diede vita al vaccino. Uno stock di mezzo milione di dosi è pronto per fronteggiare le emergenze.

Anche Medici Senza Frontiere sta organizzando un team d’emergenza in Guinea, per supportare il Ministero della salute nella risposta alla nuova epidemia. “Questa volta è diverso rispetto all’epidemia del 2014”, ha dichiarato Frederik van der Schrieck, capo missione di Msf in Guinea, citato in un comunicato. “Abbiamo vaccini e cure disponibili e dobbiamo usarli”.

“In base alla nostra esperienza”, ha aggiunto, “sappiamo che la velocità di risposta è importante per cercare di contenere la trasmissione del virus e per offrire cure alle persone contagiate. Sappiamo inoltre che il coinvolgimento della comunità è fondamentale. Il tracciamento dei contatti e altre attività che coinvolgono le comunità saranno importanti quanto le cure contro la malattia”.

Intanto, riferisce l’OMS via Twitter, gli operatori sanitari hanno iniziato la campagna di vaccinazione nell’est della Repubblica democratica del Congo a seguito di quattro casi, due dei quali mortali, a tre mesi dall’ultimo focolaio della malattia. Il decesso di due donne affette da febbre emorragica nella provincia di Kivu Nord era stato riferito dal ministero della Salute congolese il 7 febbraio. Lo scorso 18 novembre, la RDC aveva annunciato la fine dell’undicesimo focolaio -dichiarato emergenza mondiale dall’OMS- dopo 55 morti.

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Nel servizio RSI, il delegato CICR Adeiza Ben Adinoyi spiega cosa si sa sul contagio e come le organizzazioni internazionali abbiano imparato dagli errori commessi nel 2013-2016.

Dal 1976 -quando il virus fu classificato per la prima volta durante un focolaio in Congo in prossimità del fiume Ebola, da cui prese il nome- fino al 2012 l’OMS aveva tracciato 24 focolai con quasi 1’600 morti. Poi la terribile epidemia.

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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 17.02.2021)

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