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Al via raccolta firme iniziativa fine libera circolazione CH-UE

Celine Amaudruz e Albert Roesti. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) L’Unione democratica di centro (UDC) e l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) hanno lanciato oggi la raccolta firme per l’iniziativa popolare “per un’immigrazione moderata”.

L’iniziativa mira a porre fine alla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Stati membri dell’Unione europea. Il comitato ha tempo fino al 16 luglio 2019 per raccogliere 100’000 sottoscrizioni.

Da qualche anno, l’immigrazione in Svizzera sfugge ad ogni controllo, hanno affermato oggi in occasione di una conferenza stampa a Berna l’UDC e l’ASNI. Con una documentazione di argomentazioni di oltre 60 pagine affermano di voler ritrovare una “immigrazione moderata”. Gli iniziativisti intendono rinegoziare il “nocivo” accordo sulla libera circolazione con l’Ue. Se ciò non accadrà “non riconosceremo più il nostro Paese e perderemo per sempre il nostro benessere”, affermano in un comunicato.

“Un Paese libero e sovrano come la Svizzera deve regolare in modo autonomo l’immigrazione sul suo territorio. La maggior parte degli Stati più sviluppati agiscono in questo modo”, ha aggiunto il presidente del partito Albert Rösti. I Paesi tendono ad inasprire le loro leggi sull’immigrazione al fine di rispondere a criteri prettamente economici. L’iniziativa mira proprio a “restituire alla Svizzera questa libertà di azione”.

Le imprese devono continuare a poter reclutare all’estero la manodopera necessaria quando ve n’è bisogno e non è disponibile in Svizzera, afferma l’UDC. Ma la decisione deve essere presa in modo sovrano.

“Gli Svizzeri non hanno guadagnato nulla con la libera circolazione delle persone”, ha denunciato da parte sua la vicepresidente del partito Céline Amaudruz. I salari ristagnano mentre le spese fisse, gli affitti e le tasse aumentano. La qualità della vita si sta deteriorando a poco a poco, proprio come il mercato del lavoro.

“Dal 1945 al 2001, la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) è stata in media del 2%. Dall’introduzione della libera circolazione nel 2006 è nulla”, ha aggiunto il consigliere nazionale zurighese Thomas Matter.

Anche la quota di mercato delle esportazioni svizzere verso l’Ue è diminuita dal 2007 passando dal 64% al 48% nel 2016. Le esportazioni sono maggiori verso l’Asia e l’America senza che con queste realtà vi sia un accordo simile ai bilaterali. In più “è l’accordo di libero scambio del 1972 che consente ad entrambi i partner l’accesso ai mercati svizzeri e all’Ue”.

Inoltre, nessuno degli accordi bilaterali con l’Ue è necessario alla Svizzera, secondo Matter. Sono stati conclusi a favore dell’Unione europea.

Il Ticino è un osservatore privilegiato per tutta la Svizzera, che funge da allarme e mette in guarda dall’ignorare cosa accadrà in un futuro prossimo al nord delle Alpi se non vengono intraprese misure, ha detto dal canto suo il consigliere nazionale ticinese Marco Chiesa.

L’iniziativa detta “per la limitazione” prevede che la Svizzera disciplini in modo autonomo la propria immigrazione e che non possa essere concluso nessun nuovo accordo internazionale che conceda la libertà di entrare in Svizzera a cittadini stranieri. Gli accordi internazionali esistenti e altri impegni non devono essere in contrasto con questi due principi.

Se sarà accettata dal popolo, il Consiglio federale avrà un anno di tempo per negoziare la fine della libera circolazione delle persone con Bruxelles. Se non sarà possibile trovare una soluzione, gli accordi Bilaterali I, che contengono quello sulla libera circolazione, dovrebbero essere denunciati nei 30 giorni seguenti, in base alla cosiddetta “clausola ghigliottina”. Quest’ultima prevede infatti che se uno degli accordi conclusi fra la Confederazione e l’UE dovesse essere rescisso, anche gli altri sei verrebbero annullati.

Per le formazioni di destra la legge di applicazione della prima iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, accolta il 9 febbraio 2014, non risponde fedelmente alla volontà popolare. Con questa seconda iniziativa il Consiglio federale non potrà evitare una messa in opera più consona.

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