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La mano cinese sull’Africa

La Cina ha promesso un sostanzioso contributo per l'aiuto allo sviluppo dei paesi africani. Lo ha annunciato il presidente Xi Jinping all'apertura a Pechino dei lavori del "Forum on China-Africa Cooperation". Così il "controllo" cinese sul continente africano si fa sempre più pressante.

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La Cina porterà a termine un totale di otto principali iniziative con i Paesi africani nell’arco dei prossimi 3 anni, in un progetto ampio di “comunità Cina-Africa di destino condiviso” e “senza fine politico collegato”: aprendo a Pechino i lavori della due giorni del “Forum on China-Africa Cooperation” (Focac), il presidente Xi Jinping ha promesso 60 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti per lo sviluppo.

Lo scopo è di accelerare la costruzione della “One Belt, One Road initiative”, la nuova via della Seta via mare e via terra annunciata cinque anni fa dallo stesso Xi.

“Win-win”

Xi, parlando nella Grande sala del popolo, ha sollecitato la definizione della responsabilità congiunta e della cooperazione “win-win”, di mutuo beneficio, tra la Cina e l’Africa rinnovando i suoi giudizi di opposizione a “protezionismo e unilateralismo”.

La Cina, in particolare, darà vita al “China-Africa Economic and Trade Expo in China”, un collegamento permanente del libero scambio, oltre a dare il pieno supporto al raggiungimento della sicurezza alimentare entro il 2030 come proposto dai Paesi africani e allo stanziamento di un miliardo di yuan (146,3 milioni di dollari) in aiuti umanitari d’emergenza per i Paesi afflitti da calamità naturali.

Ecco come verranno investiti

I 60 miliardi annunciati da Xi si suddividono principalmente in 15 miliardi dedicati agli aiuti, ai prestiti senza interessi e ai finanziamenti agevolati; in una linea di credito da 20 miliardi: in 10 miliardi di fondi speciali del fondo per lo sviluppo “China-Africa”; in fondi speciali da 5 miliardi, infine, per l’import dall’Africa. In più, le compagnie cinesi saranno incoraggiate a investire non meno di 10 miliardi nel triennio. Per i Paesi meno sviluppati, pesantemente indebitati, senza sbocchi sul mare e le piccole isole/Stato in via di sviluppo con relazioni diplomatiche con la Cina, Pechino ha offerto l’esenzione eccezionale dagli interessi sui debiti a partire da fine 2018.


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