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Aiuti ai terremotati? Un’impresa

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L'odissea dei volontari di un'associazione ticinese per portare beni di prima necessita nelle zone colpite dal sisma

Il 25 agosto appresa la notizia del terremoto del Centro Italia, Luana Riva – esperienza di volontariato nel servizio sanitario di Lugano – reagisce immediatamente. Mossa dalla vocazione per l’assistenza sociale, organizza su Facebook una raccolta di beni di prima necessità da destinare alle zone colpite dal sisma. La partecipazione in Svizzera è enorme, si raccolgono donazioni per due tonnellate e mezzo. Millesettecento persone intervengono all’evento e milleduecento vi partecipano attivamente.
L’evento è riuscito, il morale è alto ma il percorso ad ostacoli deve ancora cominciare. Il magazzino di raccolta allestito a Pregassona si riempie ma già durante la raccolta iniziano i primi problemi. Cibo, medicinali e materiale sanitario si escludono, di fatto questi beni non possono essere trasportati in Italia in forma di donazione per via di severe norme ed iter burocratici che ne regolano lo sdoganamento, soprattutto dal lato italiano. In molti si sono mostrati desiderosi di donare viveri e medicinali – confezioni nuove e ben tenute – si sarebbe potuto fare un bel carico. Questa prima delusione è seguita subito da un’altra batosta, non si possono donare vestiti usati – i luoghi terremotati sono in montagna, freddo e neve sono alle porte, chi ha perso tutto avrà bisogno di riscaldarsi – ed in più per la donazione di capi nuovi bisogna, ad ogni partita donata, effettuare una certificazione onerosa ed un iter burocratico tale da scoraggiare anche i più battaglieri, anche in questo caso la raccolta dei vestiti sarebbe potuta essere più consistente.
Per via dei numerosi tentativi di frode lo Stato Italiano si tutela imponendo norme restrittive per contrastare il malaffare che, soprattutto approfittando di situazioni d’emergenza, cerca di aggirare gli strumenti di controllo. Il contesto che si crea, di fatto, penalizza anche le attività lecite ed in questo caso anche gli aiuti umanitari.
Il calvario di Luana, difatti non finisce qui, stabilita l’entità del carico trasportabile in Italia, escludendo i beni più difficili da includere, parte l’iter regolato dall’Agenzia delle Dogane italiana basato su una circolare temporanea creata ad hoc per l’importazione di merci da destinare in favore delle vittime del terremoto. L’articolo impone pesantissime restrizioni, le importazioni in franchigia (sollevate dall’onere dei dazi di sdoganamento) potranno essere effettuate solo a nome di enti statali od altri enti a carattere caritativo o filantropico. Si escludono tutte le donazioni da parte di soggetti privati, per di più il trasporto deve essere effettuato da un soggetto abilitato a livello internazionale.
Luana, in accordi con la Protezione Civile di Perugia, il primo contatto italiano a cui aveva chiesto aiuto logistico per la consegna del carico, si trova la strada sbarrata da una serie di ostacoli e, ad un giorno dalla partenza, scopre che l’ufficio di Perugia non può sbloccare la situazione, trattandosi di un ente comunale. Rivolgendosi agli enti nazionali, abilitati alla gestione di queste emergenze, Luana scopre che il suo carico, se affidato a loro, sarebbe stato messo in un magazzino e non ci sarebbe stata la certezza della consegna ai terremotati del Centro Italia. Gli enti nazionali d’assistenza civile italiani depositano tutte le donazioni nei magazzini creando un unico elenco che va a soddisfare le criticità censite in tutto il territorio nazionale, includendo eventi calamitosi di vario tipo, sostegno agli immigrati e molto altro, non solo i terremotati del Centro Italia.
La raccolta è nata per i terremotati, Luana ha preferito, per rispetto a chi ha donato, che i beni arrivassero proprio li dove dovevano arrivare. Inoltre gli aiuti nelle zone terremotate presentano una gestione logistica complessa e la macchina nazionale del soccorso in Italia funziona bene soprattutto nei momenti di massima emergenza, nel lungo termine i bisogni dei terremotati cambiano ed una gestione del genere non è in grado di tenere conto di sfumature che diventano progressivamente più importanti col passare del tempo.
Luana per un colpo di fortuna prende contatto con l’associazione no profit ‘Pubblica Assistenza Gran Sasso Soccorso’ dell’Aquila, con il loro sostegno e con l’aiuto di un gruppo di persone in Svizzera tra cui Alain Bühler, consigliere comunale a Lugano, la moglie Carla e Fabio Schnellmann – che si sono spesi con determinazione per risolvere l’iter burocratico alle Dogane – riesce finalmente nell’impresa, il carico arriva a destinazione.
L’Associazione P.A. Gran Sasso Soccorso’ dell’Aquila si trova in un punto strategico per la gestione delle urgenze e dei bisogni delle persone che hanno perso tutto nel terremoto. La P.A. Gran Sasso organizza gli aiuti secondo le effettive necessità segnalando in anticipo i generi che arrivano in eccesso ed anche le carenze, in base alle segnalazioni degli abitanti delle zone colpite. Si occupa delle centinaia di piccole frazioni del territorio, le cui particolari necessità difficilmente arrivano nelle liste della gestione nazionale italiana delle emergenze. Secondo la loro esperienza gli aiuti non sono mai troppi purché siano mirati alle reali necessità.
Ad ogni consegna l’associazione P.A. Gran Sasso documenta lo scarico fotografando anche il cartello stradale della frazione raggiunta a beneficio dei donatori, evitando di includere le persone per motivi di riservatezza.
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Finalmente a l’Aquila

Luana raggiunge la P.A. Gran Sasso per depositare il carico in magazzino per poi recarsi sui luoghi del terremoto e constatare di persona le situazioni di bisogno in cui si trovano gli sfollati, lasciando una traccia fotografica sulla pagina Facebook da cui è partito il progetto.
https://www.facebook.com/unamanotesaticino/Collegamento esterno

Enrico Marra

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