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Aiutare l’Ucraina a voltare pagina

Gli edifici di Kiev testimoniano il passato e il futuro dell'Ucraina swissinfo.ch

Da una decina d'anni, la Svizzera segue il processo di transizione in Ucraina, che da ex repubblica sovietica vuole profilarsi come futuro Stato dell'Unione europea.

Con un dossier speciale, swissinfo illustra come la Confederazione intende contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e allo sviluppo di una gestione durevole delle risorse.

Dall’indipendenza nel 1991, l’Ucraina (50 milioni di abitanti) sta tentando di consolidare i suoi legami con l’Occidente, senza però interrompere le relazioni con la Russia, il principale partner commerciale.

Il vasto Paese dell’Europa orientale – membro della Comunità degli Stati indipendenti (CSI) – intende lasciarsi definitivamente alle spalle l’arrugginito apparato governativo ed economico ereditato dall’era sovietica, per muoversi invece verso una società democratica basata sull’economia di mercato.

Una transizione che, tuttavia, non è liscia ed indolore. «Numerosi indicatori relativi alla salute pubblica si sono deteriorati dai primi anni ’90 e nel 2000 il 25% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà», commenta Walter Fust, responsabile della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

Nell’ambito dell’aiuto ai Paesi dell’Est europeo e della CSI – elemento prioritario della politica estera della Confederazione – la Svizzera ha così deciso di sostenere le trasformazioni in Ucraina attraverso diversi progetti in ambito sociale, sanitario, giuridico e finanziario.

Il dramma di Chernobyl

Ancor prima dello scombussolamento socio-politico provocato dallo sfaldamento dell’ex blocco sovietico, l’Ucraina è stata teatro di un tragico avvenimento che ha segnato profondamente la sua storia: il 26 aprile 1986, l’esplosione del reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl libera una nube radioattiva che si propaga in buona parte dell’Europa, contaminando ambiente e persone.

Proprio a Chernobyl, si sono concentrati gli interventi a scopo umanitario della Confederazione: dopo aver fornito assistenza sanitaria e psicologica, la DSC è ora presente nella zona con progetti a favore della riabilitazione delle comunità locali, costrette a convivere con le conseguenze del disastro.

La grande paura è però che eventi del genere possano ripetersi, in Ucraina come in altri Paesi dell’est. Gli sforzi internazionali per una migliore sicurezza nucleare coinvolgono anche la Svizzera, la quale, tramite il Segretariato di Stato dell’economia (seco), finanzia vari progetti di sensibilizzazione e di intervento.

«In collaborazione con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, alimentiamo due fondi destinati a migliorare la situazione sul fronte dell’energia atomica. Nel caso specifico dell’Ucraina, contribuiamo al risanamento dell’involucro protettivo, sempre più a rischio, costruito attorno al reattore danneggiato di Chernobyl», spiega a swissinfo Davorka Rzehak, incaricata della promozione degli investimenti presso il seco.

Diritti umani, foreste ed elezioni

Chernobyl non è l’unica «pagina nera» dell’Ucraina. Come detto, il paese è in preda ad una profonda trasformazione delle istituzioni e della società civile: il distacco dai vecchi schemi – dove la mancanza di trasparenza e la corruzione la facevano da padrone – passa attraverso le riforme. Riforme che però faticano a concretizzarsi.

Per accelerare la transizione, e mitigare così gli effetti negativi del cambio di registro, la DSC ha consacrato mediamente 6 milioni di franchi all’anno per consolidare le istituzioni giuridiche, risanare le strutture sanitarie e favorire uno sfruttamento durevole delle risorse naturali.

Nel carcere di Bila Tserkva (nella regione di Kiev) ad esempio, l’obiettivo è di creare un istituto modello dove a prevalere non siano i maltrattamenti, ma il rispetto dei diritti dei detenuti.

Sulle montagne della Transcarpazia invece, ad est del Paese, i collaboratori della DSC promuovono la gestione sostenibile delle foreste, con un occhio rivolto alla prevenzione delle catastrofi (inondazioni).

La Svizzera ha pure fornito il suo sotegno durante le ultime elezioni presidenziali di fine 2004 (che hanno visto la vittoria del riformista Victor Yushenko), promuovendo una campagna nazionale d’informazione sulla procedura di voto.

PMI e governo d’impresa

Gli interventi a favore di cittadini e ambiente non bastano tuttavia a garantire un futuro migliore all’ex repubblica sovietica. Per il seco, il campo d’azione prioritario è il settore privato, «il motore principale della crescita economica», come ci dice Davorka Rzehak.

Oltre a migliorare le condizioni quadro (favorendo le leggi che proteggono gli investitori), l’obiettivo del seco – che all’Ucraina ha consacrato 40 milioni di franchi in dieci anni – è di facilitare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese (PMI) e di sostenerle nel loro sviluppo.

«Insistiamo inoltre sul governo d’impresa, quale mezzo per introdurre maggiore trasparenza e attirare così più investitori», ci dice Rzehak.

Timidi ma significativi passi verso un «domani migliore», che però non hanno ancora risolto il vero problema dell’Ucraina: la spaccatura tra la parte occidentale del Paese che guarda sempre più in direzione di Bruxelles, e l’Est, che invece volge ancora uno sguardo malinconico all’ex Madre Russia.

swissinfo, Luigi Jorio, inviato speciale in Ucraina

L’Ucraina, 50 milioni di abitanti sparsi su oltre 600’000 km2, è uno Stato indipendente dall’agosto del 1991.

L’ultima grande svolta a livello politico risale al dicembre 2004, quando l’ex presidente filo russo Leonid Kuchma ha dovuto lasciare il posto al riformista Victor Yushenko, in quella che è stata definita la «Rivoluzione arancione».

Nonostante l’indipendenza, il partner commerciale principale rimane la Russia, seguita dalla Germania.

Tra i maggiori prodotti di esportazione, vari metalli tra cui l’acciaio, petrolio, sostanze chimiche, macchine e generi alimentari.

Il contributo della Confederazione ai progetti di cooperazione in Ucraina è stato di 9,7 milioni di franchi nel 2004 (DSC: 6,2 milioni; seco: 3,5 milioni).
8,4 milioni di franchi nel 2005 (DSC: 5,8 milioni; seco: 2,6).
Dal 1994 ad oggi, il contributo totale è stato di circa 85 milioni di franchi.
Nel 2000, DSC e seco hanno aperto a Kiev un ufficio della cooperazione svizzera.

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