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Incertezza Brexit: le aziende svizzere preparano un piano di emergenza

Truck stop
Nel 2018, il Regno Unito è stato il sesto principale mercato di esportazione dei prodotti svizzeri. Keystone

Mentre la saga tra Londra e Bruxelles continua, le aziende svizzere si preparano al peggio sperando che tutto vada comunque per il meglio. Ma tra le aziende che stanno tentando di minimizzare gli sconvolgimenti legati alla Brexit, l'ottimismo si affievolisce. 

Sebbene l’accordo commerciale post-BrexitCollegamento esterno firmato in febbraio da Berna e Londra abbia attenuato alcune preoccupazioni, l’incertezza che avvolge l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea sta mettendo a dura prova la pazienza di numerose aziende svizzere che hanno relazioni commerciali significative con il Regno Unito.

Relazioni commerciali

Il Regno Unito è tra i principali partner commercialiCollegamento esterno della Svizzera. Nel 2018 è stato il sesto mercato in ordine di importanza per le esportazioni elvetiche (per un valore di 8,8 miliardi di franchi) e l’ottavo mercato di provenienza delle importazioni svizzere (7,7 miliardi).

Secondo l’ultimo sondaggioCollegamento esterno della società di consulenza Deloitte, che ha coinvolto oltre cento direttori finanziari (CFOs) di grandi aziende elvetiche, l’ottimismo circa l’economia svizzera e le prospettive aziendali è in calo. Rispetto all’indagine di settembre, è cresciuto il numero di CFOs che si dicono pessimisti, con il protezionismo e i fattori geopolitici a pesare ancora di più sulle loro previsioni.

L’incertezza politica creata dalla Brexit rimane in cima all’agenda dei CFOs. Nel complesso, il 74% di loro ha espresso preoccupazione per la situazione (la quota era del 61% in settembre).

Un’ampia maggioranza dei direttori finanziari interpellati (81%) prevede una recessione nel Regno Unito entro i prossimi due anni.

“Il timore di una recessione nel Regno Unito manifestato dalle aziende svizzere è sorprendentemente grande”, osserva Michael Grampp, capo economista presso Deloitte. La preoccupazione è che le tetre prospettive nel Regno Unito possano incidere anche sull’economia elvetica.

All’inizio di marzo, l’agenzia per la promozione del commercio estero Swiss Global EnterpriseCollegamento esterno ha scritto che “a dipendenza di come sarà strutturata l’uscita del Regno Unito dall’Ue, ci potrebbero essere conseguenze indirette per le società internazionali con sede in Svizzera e nel Liechtenstein. Non è ancora chiaro come si svilupperà la situazione economica in questi due mercati, come verrà influenzata la domanda di beni svizzeri e se sarà necessario riorganizzare le catene del valore”.

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Ridurre al minimo gli sconvolgimenti

Alcune aziende svizzere si stanno preparando per far fronte a tutta una serie di scenari, allo scopo di limitare sconvolgimenti nelle catene di distribuzione, nella consegna dei prodotti e nel personale.

Contattato da swissinfo.ch, il gigante alimentare Nestlé afferma di sostenere una relazione futura tra il Regno Unito e l’Ue che sia reciprocamente vantaggiosa e che consenta al commercio di continuare senza impedimenti. “La prospettiva che il Regno Unito esca dall’Ue senza una tale relazione è preoccupante e rappresenterebbe una grande sfida per l’industria alimentare e delle bevande. La nostra priorità è di garantire che i consumatori continuino ad avere accesso a prodotti alimentari e bevande sia nel Regno Unito che in altri paesi europei, indipendentemente dalla soluzione politica finale”.

Nestlé impiega circa 8’000 persone in 20 siti nel Regno Unito e in Irlanda.

Il gruppo agrochimico Syngenta, con sede a Basilea, indica a swissinfo.ch di rimanere fiducioso: il Regno Unito e l’Ue saranno in grado di mettere in atto delle disposizioni che assicureranno una transizione ordinata, consentendo la continuità degli affari a corto, medio e lungo termine.

“Confidiamo nella nostra capacità di gestire l’impatto potenziale che potrebbe avere l’uscita del Regno Unito dall’Ue senza un’intesa formale di transizione, ovvero senza accordo, soprattutto per quanto riguarda i nostri 2’000 dipendenti nei cinque siti nel Regno Unito”, scrive Syngenta.

Da parte sua, il Credit Suisse afferma di essere in discussione con le autorità di controllo, gli impiegati e le principali parti interessate e che la sua soluzione riguarderà diversi siti, inclusi Madrid, Francoforte e Lussemburgo. In una dichiarazione inviata a swissinfo.ch, afferma che “Londra rimarrà un elemento chiave della banca anche dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue”.

Quando tutto il resto fallisce

Mentre molte aziende hanno la bocca cucita in merito ai loro preparativi specifici, alcune parlano di piani di emergenza, che comprendono anche la costituzione di riserve. I ministri inglesi hanno avvertitoCollegamento esterno che ci potrebbero essere difficoltà ad accedere ai medicinali e conseguenze per l’industria farmaceutica.

La svizzera Roche afferma che sta prendendo tutte le misure possibili per garantire che i pazienti nel Regno Unito e nell’Europa continentale continuino ad avere accesso ai farmaci e all’innovazione. L’azienda farmaceutica ha stabilito il livello di inventario necessario per ogni singolo prodotto e partecipa al programma di pianificazione dell’approvvigionamento di medicinali (Medicines Supply Contingency Planning ProgrammeCollegamento esterno) del ministero della sanità e dell’assistenza sociale.

Concretamente, Roche sta “progettando di disporre di almeno sei settimane di scorte aggiuntive per tutti i prodotti entro fine marzo, in aggiunta agli elevati livelli di scorta che già abbiamo come standard”, ci comunica un portavoce.

Anche Nestlé indica che i suoi preparativi includono la costituzione di alcune scorte di materiali e ingredienti, senza però specificare quali.

La società con sede a Vevey (canton Vaud) sostiene l’appello di FoodDrinkEuropeCollegamento esterno per misure di emergenza per i prodotti alimentari, il quale intende attenuare le conseguenze di una Brexit senza accordo su consumatori e aziende. Tali misure concernono le dogane, l’etichettatura, i beni già immessi sul mercato, la sicurezza alimentare e la certificazione dei prodotti biologici.

L’associazione sostiene che un’uscita senza accordo sarebbe una “situazione svantaggiosa per l’intera catena agroalimentare” in quanto condurrebbe a dazi all’importazione che faranno aumentare i prezzi per fornitori, dettaglianti e consumatori.

Cioccolata e orologi

Ma non ci sono soltanto brutte notizie. L’agenzia di stampa Bloomberg ha riferito che in febbraio c’è stato un aumento del 58% delle spedizioni di orologi dalla Svizzera al Regno Unito, ciò che corrisponde ai quattro quinti della crescita mondiale del settore, secondo la Federazione dell’industria orologiera svizzera.

Il produttore svizzero di cioccolata Lindt & Sprüngli ha registrato nel 2018 “un’eccellente crescita dell’11,3%” nel Regno Unito, “malgrado la situazione politica precaria”, riporta l’Agenzia telegrafica svizzera.

Basteranno gli orologi e la cioccolata svizzeri per confortare i britannici in questi tempi difficili?

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Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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