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Syngenta finisce nella bocca di un colosso cinese

Il gruppo Syngenta è nato nel 2000 dalla fusione tra il comparto agricolo della società svizzera Novartis e della britannica AstraZeneca. Keystone

Il gruppo agrochimico con sede a Basilea ha annunciato mercoledì la sua acquisizione da parte del gigante della chimica cinese ChemChina per un valore di 43 miliardi di dollari (43,8 miliardi di franchi). È la più grande operazione del genere compiuta finora da una società cinese all’estero. 

Dopo aver respinto altre proposte negli ultimi anni, il Consiglio di amministrazione raccomanda all’unanimità di accettare l’offerta pubblica di acquisto (opa), che sarà lanciata nelle prossime settimane in Svizzera e negli Stati Uniti. Agli azionisti di Syngenta saranno offerti 465 dollari per azione nominativa, ai quali si aggiungerà un dividendo straordinario di 5 franchi. 

L’operazione dovrebbe essere finalizzata entro la fine dell’anno. L’accordo deve tuttavia ancora essere approvato dalle autorità garanti della concorrenza dell’Unione europea e degli Stati Uniti. È inoltre da chiarire se è necessario il via libera del Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS). La commissione, che analizza le acquisizioni anche sotto il punto di vista della sicurezza nazionale, non è particolarmente a favore della Cina. 

Si stima che un quarto del fatturato realizzato da Syngenta viene realizzato negli USA, dove risulta essere il principale rivenditore di pesticidi. Nel caso in cui l’accordo dovesse cadere, le due parti hanno convenuto una penale: ChemChina si è impegnata con un importo di 3 miliardi di dollari mentre Syngenta di circa 1,5 miliardi. 

Più grande acquisizione cinese 

Se la transazione dovesse riuscire si tratterebbe della più grande acquisizione cinese realizzata all’estero. L’impresa statale China National Chemical Corporation, abbreviata ChemChina, diventerebbe uno dei più importanti attori mondiali nel settore agrochimico degli insetticidi e delle sementi modificate geneticamente. 

L’acquisizione è anche un importante passo per la strategia cinese che mira allo sviluppo della sua agricoltura mediante metodi moderni come la biotecnologia e al consolidamento del settore. 

Quasi un anno fa ChemChina aveva acquistato l’italiana Pirelli, attiva nella produzione di pneumatici, per oltre 7 miliardi di euro. Nelle scorse settimane l’azienda statale cinese ha acquisito per 925 milioni di euro il produttore tedesco di macchinari e impianti KraussMaffei, che dà lavoro a 140’000 persone. 

Sede in Svizzera 

Il nuovo azionista di maggioranza consentirà a Syngenta di proseguire la sua strategia, si legge in una nota diffusa dal gruppo svizzero. La transazione permette di continuare a crescere, in particolare in Cina e in altri Paesi emergenti e consente inoltre investimenti a lungo termine nell’innovazione, afferma il presidente del consiglio d’amministrazione (Cda) Michel Demaré, citato nel comunicato. 

Syngenta dovrebbe dunque rimanere un’impresa attiva a livello mondiale con sede principale in Svizzera. L’attuale direzione rimarrà al suo posto. Al termine dell’acquisizione Ren Jianxin, presidente del Cda di ChemChina, guiderà i dieci membri del consiglio d’amministrazione. Quattro degli attuali componenti continueranno a fare parte dell’organo. 

Già da qualche tempo circolavano voci riguardo all’acquisizione del gruppo basilese. Nello scorso periodo estivo la rivale Monsanto aveva cercato di acquistare Syngenta. Ma la direzione aveva respinto seccamente l’offerta di 449 franchi per azione. Vista la dura contrarietà degli svizzeri, in agosto la concorrente americana si era infine ritirata. Negli scorsi mesi è però cresciuta la pressione degli azionisti affinché l’azienda abbandonasse una strategia solitaria. 

Governo svizzero ottimista 

“La direzione di Syngenta mi ha confermato che l’attività dell’azienda non subirà cambiamenti e che i posti di lavoro verranno mantenuti”, ha dichiarato il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann in merito all’offerta di acquisizione del colosso statale cinese ChemChina. 

Durante la tradizionale conferenza stampa dopo la seduta del governo, il ministro dell’economia ha parlato di “mega acquisizione” e sottolineato l’alto prezzo (43,8 miliardi di franchi, ndr) che il gruppo cinese – giudicato “solido” – è pronto a mettere sul piatto. Per il consigliere federale liberale radicale, si tratta di una buona operazione da un punto di vista strategico. 

Ultimo anno difficile 

Le cifre per l’anno d’esercizio 2015 sono intanto passate in secondo piano. A mettere in difficoltà Syngenta lo scorso anno vi è stata la crisi agraria nei Paesi emergenti come il Brasile e le oscillazioni dei tassi di cambio. A causa della forza del dollaro il giro d’affari si è ridotto dell’11% a 13,4 miliardi di dollari. A tassi di cambio costanti il fatturato è progredito invece dell’1%, con una diminuzione delle vendite del 2% e un aumento dei prezzi del 3%. 

A fronte delle difficili circostanze Syngenta si è difesa bene, scrive il gruppo nel comunicato. L’azienda ha anticipato presto la recessione dei mercati lanciando già nel febbraio 2014 un pacchetto di misure di risparmio. 

Il risultato operativo si è ridotto del 13% a 1,84 miliardi di dollari. L’utile netto si è attestato a 1,34 miliardi di dollari, contro i 1,62 miliardi dell’anno precedente. Il dividendo rimarrà come l’anno prima a 11 franchi per azione. La vendita dell’attività nel settore delle sementi ortive annunciata a settembre viene annullata. Lo stesso vale per il relativo riacquisto di azioni.

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