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Tinguely sotto una luce nuova

Le sue celeberrime sculture in movimento sono solo un aspetto della frenetica e complessa creatività di Jean Tinguely: una mostra evidenzia altri elementi della sua opera e la sua evoluzione artistica Martha Rocher / Musée Tinguely, Bâle

Jean Tinguely è impresso nella memoria soprattutto per le sue ludiche sculture meccaniche in movimento. In realtà la sua creazione fu molto più complessa. Una mostra mette in risalto il ruolo di uno degli artisti più originali del proprio tempo.

Per oltre 30 anni, l’artista svizzero fu una figura influente dell’avanguardia europea. Attraverso una collezione iniziata 16 anni fa, alla quale nel corso del tempo sono stati aggiunti altre importanti opere ed elementi biografici, l’esposizione Tinguely@Tinguely, al Museo Tinguely di Basilea, mette in luce anche il suo ruolo di agitatore e di poeta.

“Dobbiamo rivedere il lavoro di Tinguely per riscoprire quanto era inventivo”, ha commentato a swissinfo.ch il direttore del museo basilese, Roland Wetzel, il giorno dell’inaugurazione.

La nuova mostra, che resterà aperta fino al settembre 2013, occupa tutti e quattro i piani del museo progettato da Mario Botta. Il viaggio nell’universo di Tinguely inizia nella sala d’ingresso, dove troneggiano tre opere spettacolari e monumentali. Poi si passa in una galleria inclinata che dall’alto domina il Reno. Su un lungo muro, una biografia figurata illustra la vita dell’artista. Alcune citazioni rivelano il suo umorismo cinico.

Gli spazi espositivi disposti in ordine cronologico agevolano la comprensione dell’evoluzione dell’artista e delle fasi successive nel suo lavoro. Si parte dai rilievi animati, con forme astratte, del 1954, per poi scoprire le Meta-matic del 1959, macchine per dipingere. I visitatori sono invitati a fare i propri disegni dotando il braccio mobile di una penna a feltro e inserendo un foglio di carta nella macchina. Coinvolgendo gli spettatori nelle sue opere cinetiche, Tinguely permette a chiunque di diventare un artista e trasforma il rapporto con l’arte.

Seguono i vigorosi assemblaggi di materiali di recupero, che portano poi alla creazione, tra il 1961 e il 1963, delle sculture con il cosiddetto movimento reale – le celebri Baluba che, azionate dallo spettatore, eseguono danze sfrenate e provocatorie – e, infine, alle sue sculture monumentali.

Da queste opere appaiono le diverse caratteristiche di Tinguely: giocoso, riflessivo, aggressivo, politicamente indignato, sensuale e poetico.

Ruolo cruciale

Particolarmente rivelatori dell’evoluzione di Tinguely sono i disegni, molti dei quali illustravano lettere ai suoi amici. Con il trascorrere degli anni sono diventati più colorati, canzonatori e anche provocatori. “Era come se Tinguely esternalizzasse la sua vita”, spiega Wetzel. “Ne abbiamo molti di più, ma alcuni sono troppo intimi per mostrarli”.

Lo scopo della mostra, prosegue il direttore, è anche quello di sottolineare il ruolo fondamentale di Tinguely nella performance art dell’avanguardia degli anni ’50 e ’60. Su diversi schermi televisivi si possono ammirare eventi che orchestrava con altri artisti.

Il francese Yves Klein, inventore del famoso International Klein Blue (una particolare tonalità di blu oltremare), e l’artista pop americano, Robert Rauschenberg sono stati due dei suoi numerosi complici. Jean Tinguely ha anche formato una delle coppie più “colorate” del 20° secolo con Niki de Saint Phalle. La celebre artista francese ha sviluppato le sue sgargianti ed esuberanti Nanas quando erano insieme.

Tema ricorrente nelle sue performance, l’autodistruzione era il riflesso dell’ossessione che Tinguely aveva della morte. Si dice che questa gli fosse stata ispirata da danze macabre del carnevale di Basilea, così come da un incidente traumatizzante durante la guerra, quando vide la testa di una donna tagliata via da una scheggia di una bomba.

Le performance erano state avviate già nel 1960, con Omaggio a New York, installato nel giardino del Museo di Arte Moderna della Grande Mela. Tuttavia, poiché non si era capito che la macchina di Tinguely era programmata per autodistruggersi in un tripudio, un vigile del fuoco intervenne dopo 27 minuti, mettendo fine alla performance.

Tentativi successivi ebbero più successo. Alcune performance furono caratterizzate da un vero spirito da Monty Python, come la leggendaria autodistruzione di un fallo di fronte al Duomo di Milano per celebrare la fine dei Nouveaux Réalistes, un movimento che l’artista svizzero aveva co-fondato dieci anni prima a Parigi.

Restauri in permanenza

La mostra naturalmente è molto fragorosa, dato che le macchine in piena azione emettono rumori o suonano gli strumenti inseriti nelle loro strutture. Queste sculture meccaniche sono in funzione quasi di continuo, poiché la maggior parte dei visitatori schiaccia i pulsanti per metterle in moto. Quindi hanno bisogno di un’attenzione costante e di riparazioni frequenti. “Non sono mai uguali alla fine di ogni giornata”, osserva Wetzel.

Incuriositi dalla loro conservazione complessa, abbiamo incontrato Reinhard Bek, che fino a poco tempo fa era a capo del programma di restauro. “Per fortuna la maggior parte del lavoro di Tinguely è ben documentata, in modo che possiamo fare riferimento agli originali”, spiega.

Inoltre, è stata essenziale la presenza per anni di Josef Imhof, che fu a lungo assistente di Tinguely. “Ci ha fatto capire ciò che è importante”, dice Bek.

“Queste macchine hanno una vita propria e il nostro ruolo è quello di preservare la loro spiritualità, così come la loro materialità”, afferma, ammettendo che anche la sicurezza era un problema, a causa dei pezzi taglienti di metallo recuperato e dell’uso dell’elettricità. Molte riparazioni sono affidate a specialisti esterni.

“Non possono rimanere originali a lungo, ma restano autentiche”, dice sorridendo, ricordandoci che anche Tinguely, a suo tempo, aggiustava in continuazione le sue macchine.

“Quello che speriamo di aver raggiunto con questa mostra è aver ricordato alla gente quanto fosse innovativo Tinguely a tutti gli effetti”, precisa Roland Wetzel.

L’esposizione in corso al Museo Tinguely a Basilea è visibile fino al 30 settembre 2013.

Le fondamenta della collezione del Museo Tinguely sono state costituite da Niki de Saint Phalle, che nel 1992 ha donato 52 sculture ereditate da Jean Tinguely. Da allora la collezione è stata continuamente ampliata con ulteriori acquisti e donazioni, provenienti anche dal compianto Pontus Hulten, l’influente collezionista e direttore museale svedese, scomparso nel 2006.

1925-53: nasce il 22 maggio 1925 a Friburgo. Quando ha due anni, la sua famiglia si trasferisce a Basilea. Intraprende l’apprendistato di decoratore di vetrine. Frequenta corsi di pittura e disegno. Si sposa con Eva Aeppli. La coppia trasloca a Parigi.

1954-58: prima esposizione a Parigi di opere di arte cinetica. Fa amicizia con Yves Klein.

1959: le sue Meta-Matic hanno immediatamente successo.

1961-63: crea le Baluba come risposta politica al trauma sofferto dall’omonima tribù congolese, quando il neoeletto presidente della Repubblica democratica del Congo, Patrice Lumumba, dopo aver vinto la lotta per l’indipendenza del paese, viene barbaramente trucidato.

1960-69: Happening e performance: azioni spettacolari di sculture che si autodistruggono nel giardino del MoMA a New York e ad Amsterdam. Niki de Saint Phalle va a vivere con Tinguely e i due si sposeranno nel 1971. Firma la dichiarazione dei Nouveaux Réalistes.

1964-69: successo internazionale con Niki: Expo 64 a Losanna; Hon al Moderna Museet di Stoccolma; Expo 67 a Montreal; Expo 70 ad Osaka.

1970-76: realizza con altri artisti la scultura architetturale monumentale il Ciclope a Milly-la-Forêt, vicino a Parigi, organizza la fine dei Nouveaux Réalistes con l’autodistruzione di un fallo a Milano e la scandalosa processione del comitato del carnevale di Basilea.

1977: è inaugurate la fontana Tinguely a Basilea.

1978-83: Niki e Jean lavorano insieme a diversi progetti, compresa la fontana Stravinski per il Centro Pompidou a Parigi.

1984-88: la salute di Jean Tinguely si deteriora. Il tema della morte ricorre frequentemente nelle sue opere, compreso l’inferno. Grande retrospettiva al Palazzo Grassi a Venezia. Completa dei lavori monumentali, comprese Méta-Harmonie IV – Fatamorgana (1985) e Grosse Méta Maxi-Maxi Utopia (1987).

1991: il 30 agosto muore in seguito ad un attacco cardiaco all’Inselspital a Berna. Ha avuto tre figli, ma nessuno da Niki. L’ultimo, Jean-Sebastien, è nato dopo la sua morte.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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