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Afghanistan, segretario di Stato USA sotto torchio

Resa dei conti sull'Afghanistan al Congresso Usa, dove il segretario di stato Antony Blinken è il primo esponente dell'amministrazione Biden ad essere messo sotto torchio per il caotico ritiro da Kabul, lunedì davanti alla commissione esteri della Camera e martedì davanti a quella del Senato.

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Una deposizione che apre una lunga serie di udienze programmate dai parlamentari repubblicani e democratici per far luce sulle ombre che gravano sulla conclusione della missione americana in Afghanistan, ma pure su due decenni di aiuti militari ed economici cancellati dal ritorno dei talebani al potere.

Ma le audizioni potrebbero diventare anche un campo di battaglia più ampio, per un “processo” alla politica fallimentare dei suoi predecessori in Afghanistan, da George W. Bush a Barack Obama e Donald Trump, anche se Joe Biden rischia di fare da capro espiatorio per tutti. Blinken lo ha difeso su tutta la linea, scaricando parte delle responsabilità sul tycoon.

I membri del Congresso hanno preparato una lunga lista di domande sul rapido collasso del governo e dell’esercito afghani, sulle difficoltà nell’evacuazione di oltre 142 mila persone e sulle prospettive per gli americani e gli afghani alleati rimasti nel Paese. I repubblicani puntano il dito sul ritiro, chiedendo perché sono state fatte partire le truppe prima delle evacuazioni, perché è stata abbandonata la base di Bagram, perché il governo non ha siglato accordi con i Paesi confinanti per la sorveglianza aerea e le azioni anti terrorismo, cosa è successo all’ aeroporto di Kabul nei giorni finali. I dem invece si concentrano sui 20 anni di guerra in Afghanistan, nel timore che i rivali trasformino le audizioni in uno show per addossare su Biden tutti gli errori di questo lungo periodo. Dimenticando che il Grand Old Party aveva appoggiato la decisione di Trump per un ritiro ancora più rapido.

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