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Addio a una vignetta che non fa ridere

Il 2010 dovrebbe essere il penultimo anno del contrassegno per la bicicletta Keystone

Un simbolo elvetico sta per scomparire. La maggioranza del parlamento giudica superato il bollino da apporre sulle biciclette che attesta il pagamento della specifica assicurazione di responsabilità civile (ARC). Si tratta ora di fissare le modalità di abolizione.

Il suo nome trae probabilmente origine dal francobollo. Di umoristico, infatti, il contrassegno che in Svizzera si chiama comunemente vignetta non ha proprio nulla. Forse per questo Antonio Nebbia nel racconto di viaggio “La Svizzera non è un trullo” non ne parla.

O più probabilmente perché quando ha valicato il confine italo-svizzero, il noto cabarettista pugliese non è stato costretto a compiere quel gesto rituale imposto per legge a chi circola in bicicletta nella Confederazione: applicare sul velocipede il contrassegno che certifica la conclusione dell’ARC specifica. Da questo obbligo sono esonerate le bici di turisti esteri che viaggiano solo occasionalmente in Svizzera.

50 anni di buon funzionamento

L’obbligo dell’assicurazione per le biciclette a livello nazionale è in vigore dal 1° gennaio 1960. In alcuni cantoni, però, risale addirittura al 19° secolo. In passato, la stipulazione dell’ARC veniva attestata da una piccola targa metallica di color rosso, rilasciata dalle autorità comunali, che doveva essere apposta sul lato posteriore della bici.

Negli anni ’90, la targhetta è stata sostituita dall’etichetta autoadesiva, che si può acquistare in punti svariati: da posti di polizia comunale, a sportelli postali e ferroviari, passando per supermercati e organizzazioni d’interesse per il traffico. Per essere coperti dall’ARC, non basta comperare la vignetta: questa deve essere incollata sulla bici. Se viene rubata, se ne deve acquistare un’altra.

In mezzo secolo di ARC obbligatoria, il popolo dei ciclisti elvetici – pari al 42% della popolazione – non ha mai dato segni d’insurrezione contro questa disposizione. Ciò nonostante, un membro della Camera dei Cantoni, il popolare democratico turgoviese Philipp Stähelin, ha ritenuto che fosse giunto il momento di eliminare questa peculiarità elvetica.

Oggi superflua o ancora necessaria?

Nel dicembre del 2008, il senatore ha depositato un’iniziativa parlamentare in cui propone l’abolizione dei contrassegni per velocipedi. Secondo Stähelin, la vignetta della bici non ha più ragione di esistere perché superata dall’evoluzione dei tempi. Il 90% della popolazione ha già un’ARC privata, che copre eventuali danni a terzi. Dunque basterebbe estenderla anche ai danni provocati con la bici.

D’altro canto, oggi i controlli di polizia sono rari e “buona parte dei velocipedi circola già senza contrassegno”, sostiene il senatore. Inoltre, i costi di produzione, distribuzione e logistici – che costituiscono circa il 20% del prezzo – sono eccessivi, motiva ancora il popolare democratico turgoviese.

Argomenti che non avevano convinto il governo federale e neppure la maggioranza della commissione preparatoria della Camera dei Cantoni. A loro avviso, si tratta infatti di un sistema efficace che, con un modicissimo premio assicurativo di 5-10 franchi, regola integralmente la questione della responsabilità a vantaggio sia di chi subisce il danno sia di chi lo provoca, senza complicazioni e lungaggini burocratiche.

Abolendo la vignetta, si rischierebbe una lacuna assicurativa per quel 10% della popolazione che non ha un’ARC e che è costituito essenzialmente da persone economicamente e socialmente svantaggiate, mettevano in guardia. Non solo: l’estensione della copertura dell’ARC privata ai danni causati con la bici potrebbe comportare un rincaro salato dei premi, avvertivano.

Infine resta da regolare la situazione di quei veicoli a motore a velocità ridotta (carrozzelle per disabili, carri a mano provvisti di motore, ciclomotori leggeri) per i quali viene utilizzato lo stesso contrassegno.

Tuttavia, la stragrande maggioranza dei senatori ha condiviso il parere di Philipp Stähelin e nel maggio 2009 ha accolto la sua iniziativa parlamentare. La preposta commissione della Camera del popolo vi ha aderito, senza opposizioni, nell’agosto seguente, dando così seguito al relativo iter legislativo.

Salvo clamorose sorprese, il destino della vignetta della bicicletta è ormai segnato. Nella procedura di consultazione sull’avamprogetto di modifica della legge federale sulla circolazione stradale, in adempimento all’iniziativa Stähelin, svoltasi dal 4 febbraio al 31 marzo scorsi, la maggioranza dei partiti e dei cantoni si è schierata per l’abolizione dell’obbligo di stipulare un’ARC per velocipedi.

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Iniziativa parlamentare

Questo contenuto è stato pubblicato al L’iniziativa parlamentare permette a un deputato o a un senatore di presentare al Parlamento un progetto di articolo costituzionale, di legge o di decreto. Questo progetto può essere redatto in modo completo o formulato in termini generali. La commissione della Camera dove è stata depositata l’iniziativa decide se darvi seguito o meno. Ad esempio, un’iniziativa…

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Popolare, ma non fra i politici

Fra i partiti, soltanto quello socialista è contrario alla sua soppressione. Nella minoranza di cantoni che vorrebbero mantenere la vignetta per la bici figurano in particolare i Grigioni e il Ticino. Soprattutto, fra i difensori del sistema vigente spiccano Pro Velo Svizzera e l’Associazione traffico e ambiente (ATA), ossia proprio quelle organizzazioni che tutelano gli interessi dei ciclisti.

Una popolarità fra le cerchie interessate che non basterà comunque a preservare questo sistema. Se è certo che il parlamento ne decreterà la fine, ancora da vedere se l’abolizione dell’obbligo dell’ARC sarà compensata con l’introduzione di una copertura sussidiaria da parte del Fondo nazionale di garanzia (FNG), come propone la commissione della Camera dei Cantoni. Il governo suggerisce al parlamento di accordare alle vittime un diritto di azione diretta nei confronti del FNG, per evitare un peggioramento della loro posizione.

Questo e gli altri dettagli saranno esaminati dapprima dalla Camera dei Cantoni il 16 giugno. Secondo gli intenti delle commissioni, l’iter parlamentare dovrebbe concludersi già quest’anno e le modifiche di legge dovrebbero entrare in vigore il 1° gennaio 2012. Un referendum da parte dei sostenitori della vignetta appare piuttosto improbabile.

Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

Il contrassegno per biciclette equivale a una polizza assicurativa. Infatti certifica la stipulazione dell’assicurazione di responsabilità civile (ARC) per biciclette. Questa è obbligatoria e copre i danni causati a terzi (persone e cose) fino a un ammontare massimo di 2 milioni di franchi, compresi eventuali interessi, oneri legali e giudiziari, in tutta l’Europa. La copertura assicurativa inizia al più presto il 1° gennaio dell’anno impresso sul contrassegno e termina il 31 maggio dell’anno successivo. Per essere coperti non basta comperare l’etichetta autoadesiva, ma occorre applicarla sulla bici. Il premio assicurativo varia dai 5 ai 10 franchi al massimo.

Sulla vignetta, oltre all’anno di validità (per esempio 10 per il 2010), sono impressi tre codici cifrati che corrispondono al numero del contratto d’assicurazione, al cantone e alla compagnia assicurativa.

Il disegno di modifica di legge che la commissione dei trasporti della Camera dei Cantoni propone al plenum, contempla l’abrogazione dell’obbligo assicurativo per le biciclette, ma non concerne i ciclomotori “normali”, per i quali sono mantenute le disposizioni vigenti. Vale a dire: patente di circolazione e targa di controllo con contrassegno da rinnovare annualmente e responsabilità per colpa invece di responsabilità causale in caso di incidenti.

Al governo è delegata la competenza di decidere se esonerare dall’obbligo assicurativo anche i veicoli leggermente motorizzati che attualmente necessitano il contrassegno per biciclette oppure se equipararli ai ciclomotori, o ancora se applicare una regolamentazione differenziata (tramite ordinanza) ai diversi tipi di veicoli di questa categoria. Si tratta di carrozzelle elettriche per disabili, carri a mano, monoassi e ciclomotori leggeri (con velocità massima di 25 km/h).

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