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Acqua sotto controllo?

Prima di tornare nel ciclo naturale, l'acqua di scarico passa dagli impianti di depurazione. www.sensetal.ch

Molto inquinati fino agli anni 60, fiumi e laghi svizzeri sono stati risanati con un politica forzata di depurazione delle acque. Ma ora compaiono nuovi rischi, come l'inquinamento da medicamenti e pesticidi.

Anche nel 2003, l’acqua rimane un bene vitale da proteggere.

Le acque dei laghi e dei fiumi svizzeri non sono sempre state chiare e limpide come oggi. Ancora nella seconda metà del 20esimo secolo, soprattutto in prossimità dei grossi centri abitati, i casi di inquinamento, anche grave, erano piuttosto frequenti.

Per proteggere la popolazione, le autorità di certe località turistiche lacustri furono perfino costrette a proibire la balneazione. Ma spesso non c’era affatto bisogno di divieti, perché le acque torbide e maleodoranti, ricoperte di schiume poco appetitose e sulle quali galleggiava di tutto, non invitavano di certo a tuffarvisi.

La causa di tutto ciò: le acque di scarico, domestiche e industriali, che finivano direttamente nei corsi d’acqua.

Miliardi per la depurazione delle acque

Per porre rimedio a quella pericolosa situazione, c’era una sola soluzione: bisognava “ripulire” le acque di scarico, prima di immetterle nuovamente nel ciclo naturale. E per questo la Svizzera, negli scorsi decenni, ha investito miliardi.

Ora, praticamente tutto il territorio nazionale è allacciato alla rete di canalizzazioni e centinaia di impianti di depurazione ripuliscono le acque, trattenendo la maggior parte delle sostanze nocive.

Nonostante la crescita della popolazione e delle agglomerazioni e il moltiplicarsi delle attività economiche, oggigiorno in Svizzera laghi e fiumi sono da considerare puliti. E la qualità dell’acqua potabile oltremodo soddisfacente, per non dire ottima.

I nuovi pericoli: medicamenti e pesticidi

Anche gli impianti di depurazione hanno però i loro limiti. “Per esempio, non trattengono i resti di certi medicamenti”, ci spiega Edwin Müller, capo della sezione Igiene dell’acqua presso l’Ufficio federale dell’ambiente. «E ora stiamo studiando quali possano essere le conseguenze, per l’uomo e la natura, della presenza nell’acqua di queste sostanze».

Ma come ci finiscono le medicine nelle fogne? Semplice: resti di creme, pomate e unguenti, per esempio, passano attraverso gli scarichi di docce, vasche da bagno e lavandini. Mentre attraverso i WC vengono immessi resti di medicamenti ingeriti, che non sono stati completamente assimilati dall’organismo.

«Oggi, per esempio, siamo in grado di misurare anche dei micro-inquinamenti. E così abbiamo potuto accertare la presenza nelle acque di certe sostanze antireumatiche», continua il chimico. «Quel che invece ancora non sappiano è se queste infime quantità costituiscano un problema per l’ambiente.»

Quanto vale per i resti di medicamenti, vale anche per certe scorie industriali, che non sono trattenute dagli impianti di depurazione. E per certi pesticidi, che penetrano nel terreno con la pioggia e sono presenti nell’acqua in bassissime concentrazioni.

Rinaturalizzazione dei corsi d’acqua

Nell’ambito della gestione delle risorse idriche, la Svizzera si è di recente posta un altro obiettivo: quello della rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. Corretti e incanalati durante i secoli passati, fiumi e torrenti dovrebbero ora ritrovare libero corso in un letto naturale.

«Per il momento, però», afferma Edwin Müller, «non c’è nessuna pianificazione globale e si stanno soltanto realizzando alcuni progetti ad hoc, sul piano locale». Anche perché in molti casi lo spazio da restituire ai fiumi non esiste più. E d’altro canto, certi interventi richiederebbero investimenti troppo ingenti.

Non mancherebbero però le buone ragioni per il ripristino di ambienti naturali – come il rispetto degli equilibri ecologici, una maggior sicurezza in caso di piena e l’effetto autopulente e autorigenerante dei corsi d’acqua naturali.

swissinfo, Fabio Mariani

Il 95% delle economie domestiche svizzere sono allacciate agli impianti di depurazione,
in Europa, sono meno del 60 e negli USA poco più del 70%.
La Svizzera sfrutta il 5% delle proprie risorse idriche,
i paesi europei oltre l’11% e gli USA quasi il 20%.
Il consumo d’acqua pro capite in Svizzera è inferiore ai 400 m3,
in Europa supera i 900 m3 e gli USA i 1800 m3.

Nell’ultimo quarto di secolo, la Svizzera ha compiuto grandi sforzi per la depurazione delle acque di scarico, realizzando una rete nazionale cui sono allacciati praticamente tutti i centri abitati.

Ora però si sono scoperte nuove forme di inquinamento, dovute a ormoni e resti di medicamenti che non sono trattenuti dagli impianti di depurazione.

Lo studio di questi nuovi fenomeni e la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua costituiscono due dei punti centrali dei programmi federali di protezione dell’acqua.

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