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Accordo vantaggioso per la Svizzera e le sue banche

Non tutti in Germania hanno accolto di buon'occhio l'accordo tra Berna e Berlino. Reuters

La convenzione fiscale parafata mercoledì da Berna e Berlino pone fine a una vertenza che non giovava a nessuno, commenta la stampa elvetica, per la quale l’accordo consentirà alla Svizzera di avere un peso maggiore nei futuri negoziati con l’Unione europea.

«Non era possibile fare di più», constatano con pragmatismo il Tages Anzeiger e Der Bund in un commento comune, sottolineando che grazie all’accordo sulla fiscalità la Svizzera è riuscita a «togliersi dagli impicci». La Neue Zürcher Zeitung si spinge oltre, parlando di «un grande passo in avanti» nel nuovo mondo della gestione patrimoniale.

«L’epoca delle retate della polizia [nelle filiali delle banche svizzere in Germania, ndr], della compravendita di cd contenenti dati bancari e delle minacce «sembra finita», ritiene il Tages Anzeiger. L’accordo, prosegue il giornale di Berna, pone fine alla questione dei «rifugiati fiscali», che per la Svizzera era diventata uno scottante tema politico. Al contempo consente a Berna di preservare «l’essenza del segreto bancario».

Molti vantaggi

«Entrambi i paesi ne escono vincitori», osserva il St. Galler Tagblatt analogamente ad altri quotidiani. La Germania potrà presto contare su entrate fiscali miliardarie, scrive il giornale di San Gallo, mentre la Svizzera è riuscita ad evitare lo scambio automatico delle informazioni fiscali.

I vantaggi per la Svizzera, ed in particolare per la sua piazza finanziaria, «non sono pochi», ribadisce anche il Corriere del Ticino. «La Svizzera – scrive l’editorialista – avrà più frecce al suo arco nelle relazioni, le banche elvetiche potranno operare in un quadro di maggiori certezze e il segreto bancario è stato confermato come tutela della sfera privata dei clienti delle banche».

Inoltre, prosegue il foglio di Lugano, l’accordo permetterà alle banche elvetiche di «giocare ad armi pari», dal momento che prevede «maggiori possibilità di accedere al mercato germanico dei servizi finanziari».

La piazza finanziaria elvetica è ora «un po’ più pulita, ma anche più piccola», rileva comunque il Blick, per il quale gli istituti svizzeri dovranno ora dimostrare di essere migliori degli altri, visto che non potranno più contare sulla sottrazione fiscale.

Alleato di peso

Le Temps sottolinea dal canto suo l’importanza dell’accordo in un contesto più ampio. Berna dispone infatti ora di «un primo alleato di peso» in seno all’Ue che riconosce la legittimità dell’imposta liberatoria prelevata alla fonte.

L’intesa, aggiunge il Corriere del Ticino, consentirà verosimilmente alla Svizzera di percorrere la stessa via con altri Paesi, «isolando le posizioni estreme contro il sistema elvetico, che ancora vi sono a livello internazionale».

Il prossimo Paese a stipulare una convenzione simile sarà la Gran Bretagna, stima Der Bund. E in seguito, aggiunge il 24 Heures, si dovranno proseguire le trattative con gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia e infine l’Ue.

  

E la politica?

 

Il Tages Anzeiger e Der Bund sono tra i pochi a ricordare che l’accordo non è ancora definitivo. Deve infatti ottenere la luce verde – tutt’altro che scontata – della politica.

Contro la convenzione con Berlino potrebbe infatti stagliarsi un’insolita alleanza tra destra e sinistra, avverte il Tages Anzeiger. Citando il vicepresidente del partito Christoph Blocher, il giornale rammenta che l’Unione democratica di centro è pronta ad opporsi nel caso in cui la Germania dovesse ottenere informazioni bancarie sulla base di dubbi ingiustificati.

Sempre sulle pagine del quotidiano di Zurigo, la parlamentare socialista Susanne Leutenegger Oberholzer rileva che l’accordo non offre «alcuna garanzia» sul fatto che in Svizzera non affluiranno più soldi sporchi. Garanzie che sono però necessarie per ottenere il sostegno in Parlamento dei socialisti.

Nemmeno in Germania il consenso appare scontato, sottolinea la Südostschweiz parlando dello scetticismo della sinistra. «In caso di no a Berlino – avverte – bisognerà ricominciare da zero».

L’unica certezza dell’accordo, conclude La Liberté, è che non favorirà affatto il mondo del lavoro. La piazza bancaria elvetica, ritiene il giornale di Friburgo, è in effetti più che mai «sovradimensionata».

L’accordo parafato mercoledì sarà raficato prossimamente dai due governi.

In seguito il trattato passerà al vaglio del parlamento. Se sarà accettato, in Svizzera potrebbe venire ancora attaccato riunendo le 50’000 firme necessarie per sottoporlo a referendum popolare.

Se tutto andrà come previsto, dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2013.

Il testo prevede i seguenti punti principali:

– i futuri redditi e utili di capitali saranno direttamente assoggettati a un’imposta liberatoria (imposta alla fonte), la cui aliquota unica è stata fissata al 26,375%.

– allo scopo di impedire che nuovi averi non tassati vengano depositati in Svizzera è stato convenuto un meccanismo di garanzia che permette alle autorità tedesche di presentare domande di informazioni che devono indicare il nome del cliente, ma non necessariamente quello della banca.

– la ricerca generalizzata e indiscriminata di informazioni, la cosiddetta fishing expedition, è esclusa.

– ai fini della tassazione a posteriori delle attuali relazioni bancarie in Svizzera, le persone residenti in Germania devono avere in via eccezionale la possibilità di pagare un’imposta calcolata in modo forfettario (il cui ammontare oscillerà tra il 19 e il 34%).

– gli istituti elvetici dovranno anticipare, a titolo di garanzia, un importo forfettario di due miliardi di franchi, che sarà rimborsato mano a mano che le entrate fiscali saranno stornate al fisco tedesco.

– Svizzera e Germania hanno infine deciso di agevolare agli istituti finanziari l’accesso ai reciproci mercati.

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