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Cosa vuole la Svizzera dall’Ue?

Cartelli contro l accordo con l Ue appesi tra i seggi del parlamento
Keystone / Peter Klaunzer

Cosa vuole la Svizzera? Se lo chiede la Commissione europea nel dossier dell'accordo quadro istituzionale e si lamenta davanti agli stati membri della mancanza di proposte concrete da parte di Berna.

L’accordo istituzionale, o quadro, negoziato nel 2018 ma non ancora firmato, consente di adeguare in modo più dinamico e rapido gli accordi bilaterali, accordi su cui si basano da anni i rapporti tra Svizzera e Ue e che regolano tutta una serie di settori, dalla libera circolazione al trasporto aereo, passando per i trasporti terrestri all’agricoltura. Attualmente, ogni qualvolta che vi è uno sviluppo del diritto europeo in uno di questi ambiti, la Svizzera riprende generalmente le norme. Passando però prima da nuovi negoziati. L’accordo quadro dovrebbe appunto evitare questa prassi un po’ troppo lenta agli occhi di Bruxelles.

Negoziato tra il 2014 e il 2018, non è mai stato firmato dalla Svizzera poiché da una consultazione del Governo con commissioni parlamentari, Cantoni, partiti e partner sociali sono emerse controversie in almeno tre ambiti: protezione dei salari, aiuti di Stato, direttiva sulla cittadinanza europea.

Dossier in alto mare

Il dossier Svizzera-Unione europea sembra sempre più in alto mare: stando a note diplomatiche, Berna non avrebbe presentato proposte concrete, e a Bruxelles si chiedono cosa voglia davvero il Consiglio federale. Questo almeno ha detto ieri (mercoledì) agli Stati membri la Commissione europea.

Non ci sono progressi né nel processo né nella sostanza, si è lamentata davanti agli Stati membri la Commissione, che sostiene di attendere da ormai un mese una reazione da Berna a delle proposte di chiarimento sui tre punti dell’accordo quadro che la Svizzera aveva a suo tempo detto di voler chiarire. Siamo noi a scrivere le proposte, dicono i funzionari di Bruxelles, ma non possiamo negoziare con noi stessi.

L’unica cosa che la segretaria di Stato svizzera Livia Leu ha detto chiaramente nei suoi colloqui con la vicecapo di gabinetto di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è che l’accordo così come è ha ben poche chance di passare alle Camere federali o davanti al popolo. Ma per il resto Bruxelles si chiede: cosa vuole veramente la Svizzera? Per questo motivo l’idea di un incontro tra presidenti sembra vista con favore. La data del 23 aprile è sull’agenda della presidente, ma il Consiglio federale ancora ieri non l’aveva confermata.

La Commissione europea sembra (o almeno questo è quanto dice) disponibile a delle aperture su cose come gli aiuti di Stato o le misure elvetiche per la tutela dei salari, a patto che siano proporzionate e non discrimino i lavoratori dell’UE. La parte più difficile sembra essere la ripresa della normativa dell’Unione in materia di assicurazioni sociali.

Infine, il contributo alla coesione europea: se si vuole riaprire il testo dell’accordo, allora riapriamo anche la discussione su quello è la posizione di Bruxelles che ha sempre fatto notare come altri, a cominciare dalla Norvegia, paghino molto di più.

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tvsvizzera.it/fra con RSI


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