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Abusi nello sport, le atlete vanno protette

Atlete agli anelli
Immagine d'archivio generica. Le atlete in questa foto non hanno nulla a che vedere con gli abusi fisici e psicologici che hanno subito alcune atlete svizzere durante gli allenamenti. © Keystone / Urs Flueeler

Dopo le rivelazioni, per certi versi scioccanti, sui metodi di allenamento delle giovani ginnaste svizzere utilizzati a Macolin, il centro sportivo nazionale elvetico, la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio degli Stato ritiene necessario istituire un sistema di segnalazione per evitare abusi nel settore dello sport.

Un simile centro di aiuto o un servizio di segnalazione indipendente, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, dovrebbe contribuire a proteggere maggiormente i diritti della atlete da abusi.

La commissione è giunta a questa conclusione dopo aver sentito i rappresentanti della Federazione svizzera di ginnastica (Fsg) e di Swiss Olympic dopo le recenti accuse riguardanti i metodi di allenamento della Fsg applicati al centro sportivo nazionale di Macolin. La commissione si è detta scioccata dalle rivelazioni pubbliche e dai malfunzionamenti segnalati, precisa la nota. Per la commissione si tratta di modificare un certo tipo di cultura di allenamento.

Questa estate hanno suscitato scalpore le rivelazioni di alcune ex atlete sui metodi da caserma applicati a Macolin. Il giornale ginevrino “Le Temps”, per esempio, ha pubblicato un’intervista alla ticinese Lisa Rusconi, ex capitana della nazionale di ginnastica ritmica, che aveva denunciato le violenze fisiche e psicologiche subite dalle sue allenatrici – tutte dell’Europa dell’est – tra il 2012 e il 2017. Altre interviste dello stesso tenore erano apparse su giornali svizzero tedeschi.

Il servizio del telegiornale:

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tvsvizzera.it/fra con RSI


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