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Le difficoltà di smantellare le centrali atomiche

Lo smantellamento della centrale nucleare tedesca di Mülheim-Kärlich ha richiesto anche molto tempo per creare una logistica adeguata swissinfo.ch

Le centrali nucleari svizzere in futuro dovranno essere completamente smantellate. Un'operazione che richiede decenni, a causa della contaminazione del reattore e della complessa logistica. swissinfo.ch ha visitato un impianto atomico in pieno smembramento in Germania.

La centrale nucleare di Mülheim-Kärlich si trova sul Reno, a una cinquantina di chilometri a sud di Bonn. Le operazioni di demolizione sono già iniziate nel 2004 e l’impianto non è più visibile dall’esterno. All’interno dell’edificio del reattore, in tende dotate di sistemi di aspirazione dell’aria, dei lavoratori segano componenti metalliche. Altri operai puliscono componenti con un getto d’acqua ad alta pressione. Spazi vuoti testimoniano lo smantellamento di motori, pompe, tubazioni e generatori di vapore.

“Delle 13mila tonnellate di materiale della zona controllata che dobbiamo portare all’esterno, 9’200 tonnellate sono già partite”, dice l’ingegnere Walter Hackel, responsabile delle operazioni di disattivazione. “In totale devono essere portate via 60mila tonnellate di materiale. Già semplicemente in termini quantitativi si tratta di una sfida enorme, che richiede tempo”.

Fuori dalla zona controllata, il materiale non è contaminato. La turbina e il generatore sono stati smontati e dovrebbero essere rimontati in Egitto.

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Centrale incompiuta

Questo contenuto è stato pubblicato al Con una capacità di 4’000 megawatt, avrebbe dovuto essere la più grande centrale nucleare dell’Europa centrale. I lavori iniziarono nel 1982. Nella primavera del 1991, la costruzione fu interrotta. In seguito, una società immobiliare acquistò quest’area per costruire case prefabbricate in serie. La società fallì e l’unica testimonianza che ha lasciato è una” casa modello”.…

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Pulire con la pressione brachiale

Le 13mila tonnellate di materiale provenienti dalla zona controllata devono essere decontaminate dalle radiazioni. “Dobbiamo smontare il materiale in modo che su ogni superficie si possano effettuare tutti i rilevamenti tecnici e dimostrare che è esente da contaminazione. Pompe e tubi erano contaminati all’interno”, dice Hackel.

Tecnicamente, decontaminare significa pulire con un getto d’acqua che produce una pressione brachiale fino a 2’000 bar. Ciò corrisponde a un getto d’acqua di 20mila metri di altezza. “Tutti gli strati sono spazzati via”, precisa Hackel.

L'”arte dello smantellamento” consiste “nel demolire tutta la centrale nucleare in modo che la maggior parte possibile dei rifiuti segua il normale ciclo di smaltimento e che rimanga la minor quantità possibile di scorie radioattive”. Delle circa 500mila tonnellate di materiale e componenti dell’impianto di Mülheim-Kärlich, che devono essere smontate e smaltite, resteranno probabilmente 3’000 tonnellate di scorie radioattive.

La disattivazione e lo smantellamento delle centrali nucleari svizzere e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, secondo i dati ufficiali attuali, costeranno 20,6 miliardi di franchi.

Questa somma, al netto del rincaro, supera del 10% quella stimata nel 2006.

Di conseguenza, sono aumentati i contributi obbligatori versati dai proprietari delle cinque centrali atomiche elvetiche al Fondo di disattivazione e a quello di smaltimento.

Entro la chiusura delle centrali nucleari, nel Fondo di smaltimento dovranno esserci 9,2 miliardi. Alla fine del 2011 c’erano 2,82 miliardi, che corrispondono a pagamenti annuali di 118,3 milioni di franchi.

Il Fondo di disattivazione dovrà raggiungere i 4,16 miliardi di franchi. Alla fine del 2011 si attestava a 1,33 miliardi, pari a versamenti complessivi di 56 milioni di franchi all’anno.

I versamenti annuali sono calcolati sulla base di una durata di 50 anni per centrale nucleare. Se un impianto cessa prima l’attività, al Fondo vengono a mancare i relativi contributi.

In questo caso, la legge sull’energia nucleare prescrive l’obbligo di versamento supplementare. I proprietari delle centrali atomiche sono responsabili solidalmente del raggiungimento degli obiettivi dei Fondi.

Creare la logistica

Dal momento in cui una centrale nucleare è effettivamente disattivata fino alla data in cui il terreno sul quale si trova ridiventa un prato, passano almeno venti anni o più. Ciò per diverse ragioni.

In primo luogo, la centrale nucleare deve passare attraverso a una cosiddetta fase di post-chiusura che dura fino a sette anni. Durante questo tempo, le barre di combustibile si raffreddano e vengono quindi rimosse. I lavori di demolizione devono essere approvati dalle autorità competenti e monitorati per tutta la loro durata.

Ma in sostanza una “centrale nucleare non è fatta per lo smantellamento”, afferma Hackel.”Non avevamo la logistica per portar via ogni giorno centinaia di tonnellate di materiale. Dapprima abbiamo dovuto realizzare la logistica, creare vie di trasporto, installare montacarichi, allestire aree dove gli impianti possono essere smontati, decontaminati e sottoposti a rilevamenti”. La realizzazione della logistica per lo smantellamento della centrale nucleare di Mülheim-Kärlich è durata circa due anni.

Ordinare con cura

Dopo essere state smontate e pulite, le apparecchiature della zona controllata sono accuratamente ordinate in base al materiale. Poi sono riposte, in porzioni compatte di 80 centimetri di larghezza e 120 centimetri di altezza, in lunghi cesti. Ognuno di questi è controllato in un padiglione costruito appositamente a questo scopo, che dispone di un impianto di misurazione per verificare che non siano rimaste radiazioni.

Il materiale viene infine portato via da un rottamaio e segue il normale percorso di riciclaggio. “Quando i lavori sono a pieno regime, vengono incanalate cinque tonnellate di materiale al giorno attraverso l’impianto di misurazione”.

In Svizzera ci sono cinque centrali nucleari:

Beznau I (in esercizio dal 1969)

Beznau II (1972)

Mühleberg (1972)

Gösgen (1978

Leibstadt (1984)

In attesa di un deposito definitivo

Una volta che l’edificio del reattore viene svuotato, rimangono ancora il reattore stesso e il suo guscio. Qui la scomposizione è effettuata con strumenti telecomandati, perché “i livelli di radiazione sono troppo elevati”, spiega Hackel. Il reattore deve essere smaltito in un deposito finale di scorie radioattive.

Hackel suppone che il progettato deposito finale “Konrad” in una miniera abbandonata, la cui apertura è stata più volte rinviata, entri in funzione al più presto nel 2025. “Perciò stiamo riflettendo se ha senso smontare il reattore, scomporlo e trasportarlo ad un deposito di stoccaggio temporaneo, o se lasciarlo qui fino a quando il deposito finale potrà entrare in funzione”.

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La lobby del nucleare non ha detto l’ultima parola

Questo contenuto è stato pubblicato al «Più si delineano difficoltà e problemi e più l’insicurezza permane, maggiore sarà il bisogno di poter contare su qualcosa di sicuro», afferma a swissinfo.ch Rolf Schweiger, presidente dell’Azione svizzera per una politica energetica ragionevole, un’associazione favorevole all’atomo. «Non ha senso distruggere un ponte quando non ne esistono altri o quando le alternative non sono ancora…

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Poco tempo, contaminazione contenuta

In linea di principio, tuttavia, il futuro smantellamento delle centrali nucleari svizzere sarà più impegnativo di quello di Mülheim Kärlich. Infatti, la centrale tedesca ha prodotto corrente solo per 13 mesi. A causa di un errore delle autorità nel permesso di costruzione, nel 1988 ha dovuto essere spenta. Prima dell’inizio dei lavori di demolizione, nel 2004, sono dunque trascorsi 16 anni. Un lasso di tempo durante il quale gran parte degli elementi avevano superato la loro emivita.

“Ciò riguarda soprattutto il cobalto”, indica Hackel. “Ha un periodo di emivita di 5 anni. La forza di radiazione era quindi già decaduta a un ottavo”.

Meno radiazioni significano meno contaminazione. “Negli impianti che hanno funzionato a lungo, la contaminazione raggiunge la struttura dell’edificio. A un dato momento può esserci stata una fuga di vapore o una perdita. Così per esempio può essere stato contaminato l’intonaco o un pezzo di pavimento”.

Fonti della produzione di energia elettrica in Svizzera:

centrali idroelettriche 55,8%

centrali nucleari 39,3%

altre 2,9%

nuove fonti rinnovabili 2%

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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