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ABB alla conquista dell’eldorado cinese

ABB vuole una crescita annua del 20% in Cina Keystone

Con una previsione di crescita annua del 20%, il colosso tecnologico ABB vuole fare della Cina il suo mercato numero uno nei prossimi anni.

La multinazionale non è sola nella corsa al mercato del futuro: oltre un miliardo di potenziali consumatori fa gola a molti operatori internazionali svizzeri.

«ABB pianifica 5’000 posti di lavoro e un raddoppio delle ordinazioni e della redditività entro il 2008», ha affermato Jürgen Dormann, direttore delegato del colosso industriale svizzero-svedese.

La conquista dell’oriente è già realtà da decenni per la multinazionale attiva nel settore dell’automazione e dell’energia. Ma in una conferenza stampa, tenuta lunedì mattina a Pechino, la direzione ha annunciato la svolta: in cinque anni la Cina sarà il primo cliente, superando Stati Uniti e Germania.

Per raggiungere il traguardo, la crescita annua dovrà aggirarsi intorno al 20%, raggiungendo un giro d’affari di 18 miliardi di dollari. Per raggiungere l’ambizioso traguardo, la direzione ha stilato un programma d’azione.

Crescita modulare

Anche per un’azienda importante come ABB, che impiega a livello internazionale 105’000 impiegati ed è presente in oltre cento paesi, il passo assume dimensioni storiche.

Attualmente nell’«impero di mezzo» sono impiegati 7’000 dipendenti, distribuiti in 27 compagnie e uffici di vendita in una trentina di città. Con i nuovi impieghi si e investimenti annui per 600 milioni di dollari si vuole forzare la crescita.

Ma le previsioni di ABB non sono esagerate? «No – risponde il portavoce Wolfram Eberhardt – non si tratta di cifre ottimiste, ma piuttosto realiste. Perché gli investimenti nell’infrastruttura sono più sicuri, rispetto ad altri settori».

La Cina ha del terreno da recuperare nella produzione e nella distribuzione dell’elettricità. Un terreno dove ABB è in prima fila. «Inoltre le nostre cifre si basano sui progetti giganteschi del governo cinese che dispongono di finanziamenti garantiti su più anni.

In primo luogo gli strateghi vogliono rafforzare le strutture aziendali locali. Formare il personale cinese, adattare i prodotti al mercato specifico – anche grazie ad un centro di ricerca nella capitale Pechino – e utilizzare maggiormente le materie prime locali. Dal 2008 si prevede l’apertura di nuove fabbriche di produzione.

Cina, l’eldorado dell’est

La Cina è la patria del 20% della popolazione mondiale. Non meno di un miliardo e 300 milioni di persone aspettano l’aggancio alla società dei consumi.

La crescita annua supera l’8% e lascia impallidire tutti i paesi occidentali. In cifre reali, il 24% della crescita mondiale è imputabile alle riforme economiche in corso nel paese.

Non è dunque un caso che l’industria e servizi internazionali cerchino un aggancio al mercato cinese. Con l’apertura all’economia di mercato, il paese asiatico è diventato l’Eldorado per gli investimenti internazionali.

I dati positivi non possono comunque nascondere i problemi che il rapido sviluppo porta con sé. Il divario sociale aumenta, la crescita spasmodica delle città porta a nuove sfide di pianificazione e la questione ambientale è più che mai allarmante.

Inoltre rimane il deficit democratico; il nuovo governo di Wen Jiabao ha riaffermato la scelta delle due vie: da una parte l’apertura economica, ma dall’altra la fedeltà al sistema comunista. Anche la corruzione, fenomeno ritenuto diffuso, rimane un elemento che frena uno sviluppo armonico dell’economia e della società.

La Svizzera in Cina

ABB non è la sola azienda svizzera che si lancia in Cina. Nestlé è ritenuta la prima donna fra gli investitori internazionali. Attualmente dispone di 20 centri di produzione e di un giro d’affari annuo che supera già il miliardo di franchi, dominando il mercato dei dadi da brodo come quello crescente della produzione di latticini.

La chimica con Novartis e Clariant, il cemento con Holcim hanno già una solida posizione. Ma anche le piccole e medie imprese sono presenti nel settore tecnico e meccanico. Questo impegno ha fatto della piccola Svizzera il 15esimo investitore mondiale nel paese di mezzo.

La Confederazione, in particolare il Segretariato per l’economia (seco) hanno gettato le basi per uno sviluppo duraturo. Gli incontri al massimo livello sono praticamente annuali e hanno portato alla firma di alcuni protocolli d’intesa di cui le aziende approfittano.

Con l’aiuto allo sviluppo, la Svizzera cerca di offrire un contributo alle regioni periferiche con due milioni di franchi. La questione dei diritti umani rimane nei dibattiti bilaterali, ma lo sviluppo economico trova a Pechino una disponibilità molto più pronunciata.

swissinfo

ABB ha 105’000 impiegati e ha un giro d’affari di 22,5 miliardi di franchi.
55% del mercato è attualmente in Europa; il 19% in America e il 18% in Asia

In pieno Boom economico, la Cina attira ormai ogni tipo di investitori. Gli investimenti esteri hanno raggiunto i 65 miliardi di franchi svizzeri nel 2003.

La Svizzera figura fra i primi 15 investitori in Cina. Il seco stima che attualmente gli investimenti raggiungono una cifra fra i 3 e i 5 miliardi di franchi.

Circa 250 società svizzere sono presenti in diverse forme nell’impero di mezzo.

Fra questi si annoverano, oltre ad ABB, le industrie chimiche e farmaceutiche Ciba, Clariant, Ems, Lonza, Novartis e Roche, il gigante del cemento Holcim e Logitech, attivo nell’informatica.

Il gruppo alimentare Nestlé sarebbe addirittura il primo investitore straniero in Cina (un miliardo di franchi nel 2003); dispone già di 20 centri di produzione e oltre 10’000 impiegati.

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