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A Zurigo un dispensario come nel Terzo Mondo

Nei dispensari di MSF, cure gratuite nell'anonimato Keystone

La Svizzera come l'Angola, il Sudan o il Laos. È il parere della sezione elvetica di «Medici senza frontiere» che a Zurigo ha aperto un centro sanitario gratuito.

L’associazione umanitaria basata a Ginevra intende garantire anche in Svizzera, così come fa nei paesi poveri del mondo, l’accesso alle cure mediche.

Il sistema sanitario svizzero è efficiente e gode di una buona reputazione: i trattamenti sono di qualità, le terapie all’avanguardia e il personale medico all’altezza. Anche il migliore dei sistemi ha però i suoi difetti (e non si fa riferimento qui all’inarrestabile aumento dei costi): l’accessibilità alle cure.

Si stima che in Svizzera siano 70’000 le persone che non dispongono di un’assicurazione malattia (30’000 soltanto a Zurigo): per loro, consultare un medico o seguire una terapia è finanziariamente impossibile.

Fedele ai suoi principi, la sezione elvetica di Medici senza frontiere (MSF) ha deciso di intervenire in favore di questi «esclusi». Nella lista dei suoi progetti nel mondo – accanto a paesi come Angola, Sudan, Guatemala, Congo e Laos – figura così anche la Svizzera.

«La nostra azione si basa sul medesimo principio: intervenire laddove l’accesso alle cure non è sufficientemente garantito. E questo indipendentemente dal paese in questione», dichiara a swissinfo Antoine Chaix, membro del consiglio di amministrazione di MSF Svizzera.

A conferma della sua politica, MSF rammenta che progetti simili sono stati avviati anche in altri paesi europei, tra cui Italia, Spagna, Belgio e Francia.

Sans-papiers, ma anche qualche svizzero

Sul retro di una palazzina, in una via laterale del centro di Zurigo, sorge Meditrina, il dispensario di MSF aperto nel gennaio di quest’anno.

Situato nel Kreis 4 – il quartiere con il più alto tasso di immigrati – Meditrina si colloca nelle vicinanze di altri centri che accolgono persone in difficoltà. «La maggior parte dei nostri pazienti sono sans-papiers. Si presentano però anche richiedenti l’asilo, senza tetto e persone in difficoltà finanziaria», ci dice Roman Deola, uno dei due infermieri impiegati al dispensario. Finora sono state 130 le consultazioni fornite.

Nonostante abbiano in linea di principio diritto ad una copertura sanitaria, i clandestini stipulano soltanto raramente una polizza assicurativa: vuoi perché le casse malati sono spesso restie nei loro confronti o per il fatto che i premi sono troppo onerosi. Oppure, prevale la paura dei sans-papiers di venir denunciati alle autorità.

Chi crede che i bisognosi di cure gratuite siano esclusivamente stranieri, si sbaglia. «Il 3-5% dei visitatori, rileva Deola, sono di nazionalità elvetica. Tra loro si trovano anche svizzeri che sono tornati dall’estero e che non hanno concluso alcuna assicurazione».

Ascoltare e curare

Aperto 4 mezze giornate alla settimana, Meditrina accoglie i pazienti in un ampia e luminosa stanza d’ingresso. Numerosi opuscoli informativi disposti su un tavolo forniscono ragguagli sull’organizzazione basata a Ginevra e sul sistema sanitario in Svizzera.

Nell’ufficio adiacente, Roman Deola ascolta i problemi dei pazienti, per lo più donne tra i 25 e i 40 anni, provenienti da America latina e Africa «I problemi più frequenti riguardano l’aspetto ginecologico, dermatologico o dentario».

«Nella sala ambulatoria ci occupiamo poi delle piccole terapie (misurazione della pressione, prelievi, test di gravidanza) e somministriamo farmaci che non necessitano di ricetta medica».

Caratteristica importante di Meditrina: consultazioni e cure sono gratuite e non vige l’obbligo di fornire dati personal, eccezion fatta per il nome e il numero di telefono cellulare.

Per il trattamento dei casi più gravi, il centro si avvale della collaborazione di 35 medici del cantone. Chiedendo soltanto un piccolo contributo, commisurato alle disponibilità del paziente, forniscono le cure specializzate del caso.

Niente urgenza in Ticino

Un centro sanitario MSF lo aveva già aperto a Friburgo nel 2003, dopo aver constatato una discrepanza tra quella che è l’attesa dei cittadini e l’offerta effettiva.

«Niente è invece stato fatto a Ginevra e Losanna siccome esistono già istituzioni che si occupano delle persone in difficoltà», indica Antoine Chaix.

Un’indagine è pure stata effettuata in Ticino. Anticipando le conclusioni che appariranno presto in un rapporto, il collaboratore di MSF segnala che la necessità di aprire un dispensario a sud delle Alpi non appare impellente. «Alcune organizzazioni locali colmano già la lacuna».

Sebbene attiva in più punti della Svizzera (paese per il quale dispone di un budget annuo di circa 300’000 franchi), MSF non vuole assolutamente porsi quale alternativa alla sanità elvetica, in una sorta di sistema parallelo.

«Lo voglio ripetere: non facciamo altro che fornire una porta d’accesso al sistema sanitario già esistente», conclude Chaix.

swissinfo, Luigi Jorio, Zurigo

Secondo la legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) del 1. gennaio 1996, tutti i domiciliati in Svizzera sono obbligati ad avere una copertura assicurativa in caso di malattia.

Una direttiva emanata nel dicembre 2002 dall’Ufficio federale delle assicurazioni prevede che anche i sans-papiers siano soggetti alla LAMal.

Gli assicuratori non possono quindi rifiutare un clandestino e hanno l’obbligo di mantenere il segreto nei confronti di terzi.

70’000 persone in Svizzera non hanno alcuna copertura assicurativa in ambito sanitario.
Si tratta soprattutto di immigrati illegali, senzatetto, richiedenti l’asilo e tossicomani.

MSF è nata nel 1971, su iniziativa di alcuni medici francesi della Croce Rossa Internazionale.

All’inizio, MSF interveniva in casi di emergenza (guerre, catastrofi). In seguito ha allargato il suo raggio d’azione anche a situazioni di stabilità, con l’obiettivo di garantire l’accesso ad un’assistenza medica di base.

MSF, il cui ufficio internazionale si trova a Bruxelles, ha aperto una sezione in Svizzera nel 1981. È attiva in oltre 70 Paesi.

Nel 1999, l’organizzazione ha ricevuto il premio Nobel per la Pace.

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