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Non sarà facile applicare la legge “anti burqa” in Ticino

I rappresentanti del settore turistico ticinese temono un calo della clientela ricca proveniente dai paesi del Golfo, se sarà introdotto un divieto per il burqa o il niqab. Keystone

Il 22 settembre 2013, due ticinesi su tre hanno accettato un divieto di dissimulare il viso nei luoghi pubblici. Una misura che non sarà però facile da applicare, avvertono gli esperti, e che rischia di scoraggiare i turisti provenienti dai paesi del Golfo, sempre più presenti nel cantone a sud delle Alpi.

Si tratta di una “misura storica”, aveva dichiarato il municipale di Lugano e deputato nazionale Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi) dalle colonne del Mattino della domenica, il settimanale del partito populista. Il Ticino è infatti il primo cantone ad aver deciso, in votazione popolare, di introdurre il divieto di dissimulare il volto nei luoghi pubblici. Ed ha ispirato il lancio di un’iniziativa analoga su scala nazionale.

A due anni dal voto, il canton Ticino non ha però ancora regolamentato questo divieto, concepito principalmente contro burqa e niqab. Per la sua applicazione sarà necessaria una modifica della Legge sull’ordine pubblico.

“Il rapporto della Commissione della legislazione sarà concluso entro fine ottobre”, afferma Natalia Ferrara Micocci, deputata del Partito liberale radicale (PLR, centro-destra) e relatrice di maggioranza. “Il Gran Consiglio (Parlamento ticinese) prevede di esaminarlo durante la sessione di dicembre. Resta poi l’eventualità di un referendum” contro queste misure.

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Non solo burqa e niqab

La parlamentare ed ex procuratrice ritiene tuttavia che l’applicazione della nuova legge non sia urgente. “Il burqa o il niqab non sono un vero problema in Ticino. Le donne che si coprono integralmente il volto sono pochissime. Bisogna ricordare tuttavia che il divieto concerne anche quelle persone che ad esempio nascondono il viso durante le manifestazioni”. Non saranno invece toccati dalla normativa i motociclisti, già obbligati a togliere il casco in luoghi pubblici, i poliziotti, i militari e il personale sanitario.

“L’applicazione dell’iniziativa sarà effettivamente difficile. E bisognerà dar prova di buon senso. Anche perché la polizia potrà infliggere delle multe, ma non obbligare le persone a scoprire il volto”, ammette Natalia Ferrara Micocci. “Contiamo sulla collaborazione di albergatori e ristoratori, affinché sensibilizzino la loro clientela araba. Non vi sono infatti eccezioni per i turisti. La volontà popolare – chiaramente espressa due anni fa – deve essere rispettata e in caso d’infrazione saranno inflitte delle multe senza distinzione alcuna”.

Un danno al turismo?

Cosa ne pensano i rappresentanti del settore turistico? “L’entrata in vigore della legge anti burqa rischia di allontanare dal Ticino alcuni turisti dei paesi del Golfo e sarebbe una perdita”, deplora Lorenzo Pianezzi, presidente della sezione ticinese dell’associazione di categoria Hotelleriesuisse e proprietario dell’albergo luganese Walter au Lac. “Per ora la clientela proveniente da questi paesi rappresenta solo il 2%, ma da qualche anno registriamo una crescita. Nel 2013, il Ticino ha registrato 32mila pernottamenti di turisti arabi; lo scorso anno 40mila e la tendenza è al rialzo. Queste cifre sono importanti in un contesto di crisi come quello che stiamo vivendo, dove la concorrenza estera e il franco forte non facilitano gli affari”.

Lorenzo Pianezzi è del parere che alcune famiglie le cui donne portano il burqa o il niqab non verranno più nel suo hotel se il divieto sarà effettivamente introdotto. “Ci tengo a sottolineare che non ho mai visto donne col burqa a Lugano, soltanto qualche niqab. Personalmente ritengo che bisognerebbe fare una distinzione tra turisti di passaggio e persone che vivono qui tutto l’anno. Ci vorrebbe un po’ di flessibilità. D’altronde mi chiedo in che modo la polizia ticinese potrà controllare chi non rispetta la legge. Dovrebbe dispiegare per tutto il cantone agenti che parlano inglese o arabo! “.

“Nessuna discriminazione”

Elia Frapolli, direttore dell’Agenzia turistica ticinese, è più moderato. “Finora non ci sono state conseguenze negative a causa dell’approvazione dell’iniziativa anti burqa. C’è da dire che i turisti col velo integrale sono un’eccezione. Ma la clientela dei paesi del Golfo persico continua a crescere: da gennaio a giugno 2015 è aumentata del 40%”.

Frapolli ammette che a lungo termine la legge rischia di limitare “la costante crescita di questa categoria di turisti, che non sarà disposta a rinunciare al burqa o al niqab e potrebbe così scegliere altre destinazioni”.

Allo stato attuale, il giovane direttore di Ticino Turismo “non sa ancora come questa legge sarà applicata. Aspettiamo di sapere, in particolare dalla polizia, quali saranno le modalità d’azione e le sanzioni previste. Quando avremo queste informazioni, le comunicheremo alle agenzie di viaggio e ad altri operatori turistici, insistendo sul fatto che questa norma non vuole essere discriminante. Dovremo far passare il messaggio che il Ticino è e resterà una destinazione accogliente!”.

Lanciata dal movimento Il Guastafeste, l’iniziativa per un divieto di coprire il viso nei luoghi pubblici è stata approvata dal 65,4% del popolo ticinese il 22 settembre 2013. L’autore – Giorgio Ghiringhelli – si è ispirato dalla legge anti burqa approvata dal parlamento francese nell’autunno 2010 ed entrata in vigore nell’aprile 2011.

Il Gran Consiglio (Parlamento ticinese) si esprimerà sul progetto di legge – attualmente al vaglio della Commissione legislativa – durante la sessione di dicembre. Contro la normativa potrà ancora essere lanciato un referendum popolare.

All’indomani dell’approvazione dell’iniziativa, l’avvocato ed ex procuratore Paolo Bernasconi si era detto pronto a presentare ricorso al Tribunale federale, e in caso di necessità di portare il caso davanti alla Corte europea dei diritti umani a Strasburgo, quando verrà inflitta la prima multa inflitta a una persona dal volto coperto.

Traduzione e adattamento dal francese, Stefania Summermatter

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