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A Genova un occhio svizzero sul mondo

Il tempio d'oro di Amritstar, Punjab, India 1955 ( foto: Nicolas Bouvier) swissinfo.ch

Fino al 1° agosto la capitale europea della cultura 2004 ospita la mostra fotografica dedicata a Nicolas Bouvier, “Lo sguardo dell’esploratore”.

Nella splendida cornice del prestigioso palazzo San Giorgio, un centinaio di foto in bianco e nero del famoso viaggiatore e poeta elvetico.

“Certo che per fare un viaggio del genere a quell’epoca, negli anni ’50, doveva essere proprio un tipo coraggioso questo Bouvier”.

L’anziana signora che ha appena visitato la mostra fotografica è rimasta impressionata dai luoghi visitati da questo moderno nomade, alla ricerca perenne di emozioni pure, d’incontri imprevisti e della solitudine di paesaggi grandiosi.

Scrittore e fotografo, Nicolas Bouvier, nato a Ginevra nel 1929 e morto nel 1998, dedicò tutta la sua vita ai viaggi. Uno dei più importanti fu quello documentato dalla mostra di Genova, organizzata dal Musée de L’Elysée di Losanna.

Nel 1953 Bouvier lasciò l’università per intraprendere un lungo itinerario iniziatico in auto con l’amico pittore Thierry Fernet, che li portò a Ceylon, passando dalla Yugoslavia, la Macedonia, l’Iran, l’Afganistan e l’India.

La mostra a Palazzo San Giorgio, al porto, proprio in uno dei punti più frequentati dai turisti e dai genovesi in passeggiata, presenta cento immagini in bianco e nero. Foto non ancora da professionista, ma che riflettono la sincerità di un viaggiatore giovane e pieno d’entusiasmo.

L’anti-turista

Immagini semplici, di paesaggi e di persone incontrate lungo il cammino, che traggono la propria forza dall’immediatezza, ma che nei ritratti rivelano già la bravura nello stabilire un rapporto di dimestichezza con il soggetto.

Un’impresa non così evidente cinquant’anni fa, quando in alcuni posti gli abitanti locali non avevano mai visto un occidentale.

Lo stesso Nicolas Bouvier, in uno dei documenti video proiettati nella mostra, spiega ad esempio che nelle campagne più isolate, alcuni contadini uscivano di casa per guardarlo e toccarlo come se fosse stato un animale esotico o un extraterrestre.

Situazione divenuta nel frattempo sempre più rara per noi viaggiatori dell’epoca del turismo di massa.

La poesia: “una visita che si riceve di notte”

In alcune bacheche sono anche esposte poesie di Bouvier, tradotte molto bene in italiano da Jimmy Bertini. Poesie che come le foto cercano di catturare i ricordi di momenti irripetibili, i “grumi soleggiati della memoria e il conteggio delle meraviglie”.

Non che i viaggi di Bouvier siano stati esattamente delle scampagnate. “Ci ho lasciato tutti i denti, metà delle gambe e il mio scheletro è quello di un’ottantenne”, ricorda il viaggiatore parlando degli strapazzi del vivere a cielo aperto per mesi e anni: il “prezzo esorbitante” pagato per la bellezza di alcuni attimi.

Dall’anno scorso, la prosa di questo viaggiatore-poeta, che superò più volte nella sua vita il “punto di non ritorno”, può essere apprezzata dal pubblico italiano anche in traduzione.

Uno dei suoi libri più famosi, “L’usage du monde” è stato infatti pubblicato dalle edizioni Diabasis nel 2003, con il titolo “Polvere del mondo” e sarà nuovamente presentato a Palazzo San Giorgio giovedì 15 luglio.

Un contributo importante per la conoscenza anche in Italia di questo grande svizzero, discreto ma di immensa umanità ed intelligenza.

Solo tardi nella sua vita conobbe il riconoscimento letterario che gli spettava. Un accesso tardivo ma incontestabile all’Olimpo degli scrittori di viaggi, insieme a figure come Joseph Conrad o Jack London, di cui Bouvier ammette di essere stato grande debitore.

swissinfo, Raffaella Rossello, Genova

La Svizzera, con una decina di eventi culturali (di cui cinque spettacoli di danza) è il più rappresentato Paese estero ospite di Genova capitale europea della cultura 2004.

Una visibilità culturale che la Svizzera, da sempre legata commercialmente con l’Italia e Genova, sfrutta per far passare un’immagine di sé meno stereotipata e più moderna.

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