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A Dakar è ora di bilanci

Al Forum sociale mondiale non sono mancati i momenti per manifestare pacificamente. swissinfo.ch

L'edizione 2011 del Forum sociale mondiale si è chiusa venerdì. Per i parlamentari svizzeri presenti a Dakar, l'esercizio è riuscito. Le pecche organizzative che hanno contraddistinto l'inizio della manifestazione sono state controbilanciate dalla ricchezza dei dibattiti.

«Questo forum è stata un’occasione unica per allacciare dei contatti e come fonte d’informazione. Ho conosciuto personalità africane veramente interessanti e ho anche potuto incontrare europei con i quali da tempo avrei voluto discutere. Questa manifestazione è unica, non vi sono equivalenti», sottolinea la consigliera nazionale socialista Margaret Kiener Nellen.

Chiusosi venerdì, il Forum sociale mondiale, svoltosi all’Università di Dakar, ha quindi ancora una volta dimostrato di essere un luogo privilegiato per creare nuove reti o rinsaldare quelle già esistenti.

«Come delegazione svizzera abbiamo potuto organizzare diversi atelier (cinque, ndr) e il bilancio è piuttosto positivo. Come sindacato ci siamo concentrati sul tema della migrazione, che ci tocca in modo particolare vista la forte popolazione straniera. Durante l’atelier abbiamo potuto avere diversi contatti con gli altri sindacalisti», osserva dal canto suo Jean Claude Rennwald, parlamentare socialista e membro della direzione del sindacato Unia.

Difficoltà organizzative

Dal punto di vista organizzativo non tutto è funzionato per il meglio, in particolare il primo giorno, quando diversi atelier hanno dovuto essere cancellati. Un cambiamento alla testa delle autorità universitarie – il nuovo rettore entrato in funzione ha apparentemente ridotto gli spazi a disposizione – non ha di certo facilitato le cose.

«Come organizzazione Donne per la pace, avevamo riservato un’aula per 200 persone e invece siamo riusciti con difficoltà a trovare solo una tenda per meno di 100 persone», osserva Margaret Kiener Nellen.

Queste pecche non hanno però impedito di poter assistere a dibattiti interessanti. «Come svizzeri siamo forse un po’ spaesati, ma ho comunque potuto partecipare ad atelier veramente appassionanti», sottolinea il consigliere nazionale ecologista Christian Van Singer.

La relativa disorganizzazione non ha disturbato neppure la sua collega Maya Graf: «Pretendiamo dei microfoni, magari delle presentazioni power point… Bisogna però rendersi conto che in alcuni paesi è impossibile, soprattutto per manifestazioni che riuniscono decine di migliaia di persone. La gente deve comunque poter sedersi assieme e discutere».

Auto-organizzarsi

Il viaggio ha soprattutto permesso ai parlamentari svizzeri presenti a Dakar di tastare da vicino la realtà e i problemi a cui è confrontata questa regione africana – ad esempio il fenomeno dell’accaparramento delle terre, dell’indebitamento dei piccoli contadini o del saccheggio delle risorse dei mari – anche grazie alle visite di progetti sostenuti da ONG elvetiche.

«Sia al forum che durante le visite, mi ha colpito la volontà delle persone di trovare delle soluzioni, di prendere in mano la loro situazione. Durante la marcia, un manifesto riassumeva alla perfezione questo stato d’animo: ‘Per un mondo migliore, l’Africa pensa e agisce lei stessa’. Forse siamo veramente all’inizio di una nuova era per questo continente», osserva Maya Graf.

Ed è proprio per sviluppare questo senso di auto-organizzazione che si impegnano le ONG svizzere: «I progetti che abbiamo visitato sono molto positivi, soprattutto perché non si porta più solo denaro e materiale per costruire delle infrastrutture, ma si cerca di aiutare la gente ad organizzarsi. Penso che sia il futuro della cooperazione, anche se naturalmente in molti casi ci vorrà sempre del sostegno materiale», spiega Jean-Claude Rennwald.

Nuova linfa per il lavoro parlamentare

Dai dieci giorni trascorsi in Senegal, i parlamentari elvetici potranno sicuramente trarre nuova linfa per il loro lavoro politico. «Il Forum mi ha già dato tre o quattro idee per degli interventi parlamentari», spiega Margaret Kiener Nellen. «Ad esempio alla commissione delle finanze, che presiedo ancora quest’anno, presenterò una proposta per il budget 2012 affinché la Svizzera versi al prossimo Forum sociale la stessa somma che spende per il World Economic Forum di Davos. Potremo così avere un dibattito interessante sull’utilizzazione di simili fondi».

«I dibattiti a cui ho potuto assistere mi hanno rafforzato nell’idea che la politica agricola portata avanti dai Verdi, in particolare per quanto concerne l’importanza accordata alla sovranità alimentare, è quella giusta», osserva dal canto suo Maya Graf. «Inoltre quando dovremo discutere del ciclo di Doha dell’Organizzazione internazionale del commercio, potrò battermi senza paura di sbagliarmi affinché vengano presi in considerazione anche criteri ecologici e sociali, poiché è quello che le popolazioni qui vogliono, malgrado quanto sostengono alcuni governi».

«Una cosa è difendere delle idee dopo aver studiato dei dossier, un’altra poter rendersi conto sul posto delle conseguenze delle nostre scelte politiche», afferma Christian Van Singer.

«La questione dell’accaparramento delle terre o del saccheggio delle risorse dei mari non sono problematiche astratte. Sono fenomeni che mettono in pericolo la sicurezza alimentare delle popolazioni – aggiunge il deputato ecologista –, che vanno analizzati tenendo conto delle politiche del mondo occidentale in materia di agricoltura, di pesca o di gestione dei capitali».

Il primo Forum sociale mondiale si è svolto nel 2001 a Porto Alegre. Nei due anni successivi è stato organizzato nella stessa località brasiliana.

Nel 2004 ha varcato per la prima volta i confini dell’America latina: a Mumbai, in India, sono affluiti oltre 70’000 partecipanti.

L’edizione 2005 si è di nuovo svolta a Porto Alegre, mentre nel 2006 è stata organizzato un Forum decentralizzato (Bamako, Caracas e Karachi).

Nel 2007, il FSM si è tenuto per la prima volta su suolo africano, a Nairobi, in Kenya. L’ultimo Forum si è invece svolto a Belém, in Brasile.

La delegazione svizzera al Forum sociale mondiale di Dakar era composta da più di 50 persone.

Oltre a diversi rappresentanti dei sindacati e di organizzazioni non governative, la delegazione ha potuto contare anche su sei parlamentari federali dei partiti ecologista e socialista.

Prima dell’inizio del Forum, la delegazione ha toccato da vicino i problemi a cui sono confrontati i pescatori e i piccoli agricoltori senegalesi, visitando dei progetti nella regione di Dakar sostenuti dalle organizzazioni Sacrificio Quaresimale e Aiuto Protestante Svizzero.

In particolare sono state abbordate tematiche come l’accaparramento delle terre, l’indebitamento e il saccheggio delle risorse marine.

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