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24 ore al buio

La lettura di un documento scritto in braille Keystone

Vedere con le mani e con l'aiuto della gente: com'è la giornata di chi vede poco o non vede affatto? Lo scopriamo in Ticino con la Unitas, l'associazione ciechi e ipovedenti, nell'ambito della campagna di sensibilizzazione organizzata in questi giorni dalla Società svizzera di portatori di handicap.

Potresti per favore…?

“Scusa, puoi dirmi se questo volantino è una pubblicità?” mi chiede Gianni. Leggo velocemente e confermo. “Allora lo posso buttare via. Grazie dell’aiuto” conclude Gianni. Ipovedente.

Per riuscire a leggerne da solo il contenuto, avrebbe dovuto piazzare il foglietto sotto una grandissima lente. O farlo passare attraverso uno speciale scanner per sentirselo leggere, via computer con voce meccanica, da un programma per ciechi e ipovedenti.

“Se hai bisogno, ad esempio in strada, ti aiutano?” “Ehhh, non sempre. Ogni tanto si chiede aiuto ad un ‘rumore’ che passa, magari per sapere l’orario del bus, e capita che il ‘rumore’ tiri dritto”.

Gianni Scapozza collabora al centro Unitas di Mendrisio. Dopo “l’operazione volantino” per smistare la corrispondenza, si siede al computer: uno schermo dalle dimensioni notevoli, con caratteri notevolmente ingranditi. Sono più di 600 le persone cieche o ipovedenti – ossia con grossi problemi alla vista – che fanno capo alla Unitas, l’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera Italiana.

Su 100 persone 20 sono giovani, 33 sono persone di mezza età; la maggior parte è formata da anziani, la cui vista si è indebolita col passare degli anni. Per il futuro, visto l’aumento della popolazione anziana, si prevede che la tendenza si accentuerà.

Un percorso ad ostacoli

“Quando si risolve un problema concreto per ciechi e ipovedenti, subito se ne presenta uno nuovo”, spiega a swissinfo Giovanna Guarino, responsabile del servizio lettura e consulenza della Unitas a Mendrisio. “Un vecchio problema ancora oggi di difficile soluzione è lo spostamento. Parlo degli ostacoli che il bastone bianco non può individuare, come i cartelli ad altezza d’uomo.

Un problema nuovo è costituito dai distributori automatici e dalle cabine telefoniche pubbliche, per esempio..”

24 ore senza vedere

Ricostruiamo la giornata-tipo di un cieco, con le sue difficoltà. Mi aiutano, dell’Unitas, Bea Städler, insegnante di braille e ipovedente; Dante Balbo, psicologo di Caritas Ticino, cieco; Mario Vicari, filologo e ricercatore dei dialetti della Svizzera italiana, ipovedente; Gianni Scapozza, collaboratore nella sede di Mendrisio, ipovedente.

Io, cieco….

“…che abito da solo in un appartamento, ho imparato ad orientarmi nella mia abitazione con un’esperta di mobilità. Il primo problema della giornata è l’abbigliamento. Come faccio ad esempio a non indossare calzini spaiati? Ebbene, quando compero un paio di calze, le unisco con una molletta; così quando le tolgo per lavarle, le pinzo insieme. Ai miei indumenti ho appuntato un cartoncino in braille con le caratteristiche principali.”

Farà caldo, farà freddo?

“Un pratico termometro applicato alla finestra con un sensore esterno mi informerà, a voce, della temperatura. Esco per andare in ufficio o per fare la spesa usando il mio bastone bianco.

Conosco la strada che devo fare, so dove fermarmi a prendere il bus, perché ho fatto più volte lo stesso percorso con la mia esperta di mobilità. In alcune città negli autobus un altoparlante informa i passeggeri delle varie fermate”.

E per fortuna che …

“…ho un abbonamento, perché se dovessi sbrogliarmela con i distributori automatici dei biglietti, povero me! Ormai tutto è digitale, devo passare il mio dito su tasti impossibili da individuare con il tatto, sul display appaiono silenziose informazioni, completamente inutili per me. E io come me la sbroglio?”

Patate ad ore 18:00!

“A mezzogiorno vado a mangiare in un ristorante. A volte c’è il menu scritto in braille, altrimenti chiedo al cameriere. Se sono con amici, mi faccio dire che cosa ho nel piatto e la posizione delle varie pietanze, come se si trovassero sul quadrante di un orologio: la carne a mezzogiorno, le patate alle sei, i piselli alle tre…”

Sportelli muti e spesa parlante

“Per prelevare soldi alla posta o alla banca devo presentarmi allo sportello, perché il postomat – e il bancomat – hanno quei display muti. Ma quando entro, scopro che allo sportello mi posso avvicinare soltanto se sul display appare il numero corrispondente al biglietto che io avrei dovuto staccare da un apparecchio all’entrata. E come facevo a saperlo?

Quando riesco a ritirare i soldi, entro al supermercato: mi informo precedentemente, componendo al telefono il numero di Televox, delle azioni nei negozi: ma come faccio a sapere dove trovo fisicamente la pasta, il riso, il latte? Qualcuno mi aiuti!”

La giornata giunge al termine

“E’ sera: alla radio ho sentito parlare di un romanzo che mi piacerebbe tanto leggere. Lo chiedo alla biblioteca del libro parlato della Unitas. Mi dicono che ancora non è stato registrato, ma che provvederanno al più presto. Allora, cosa mi offrono radio e tv? Ascolto televox e scelgo il programma
che mi interessa…e così posso, come tutti, riposarmi. Ma che fatica…”

Unitas e i suoi amici

Giovanna Guarino ricorda che la Unitas può offrire molti servizi solo grazie ai sussidi e agli aiuti degli enti pubblici e di sostenitori e amici. Per questo si appella annualmente alla generosità della popolazione.

“L’autonomia di un cieco o di un ipovedente ha bisogno di mezzi di sostegno in genere molto costosi. La sua incolumità dipende spesso dalla coscienza civile delle persone, delle imprese, delle istituzioni”.

Altamente informatizzata con mezzi ausiliari elettronici all’avanguardia, Unitas offre ai suoi iscritti un ampio ventaglio di servizi: dalla registrazione di libri fatta da molti volontari alla gestione di centri come Casa Sorriso a Tenero, la casa per anziani ciechi.

Gianni Scapozza, sottolinea che “il cieco può leggere alcuni giornali e riviste per mezzo del computer, grazie a Unitas e all’edicola elettronica. Può anche leggere alcune pubblicazioni periodiche su cassetta. Può farsi leggere – o trascrivere in braille – i bugiardini delle medicine, o le istruzioni per l’uso di una nuova pentola a pressione”.

Quanto è sensibile la gente ai problemi di ciechi e ipovedenti?

Dante Balbo rileva che “in genere, oggi, c’è maggiore sensibilità. Tuttavia è stata constatata l’importanza di divulgare le informazioni sulla cecità e la low vision ad ogni cambio di generazione”. Perché – e questo a tutti i livelli – la conoscenza acquisita non viene automaticamente trasmessa.

Richieste e aspettative della Unitas

Mario Vicari sottolinea gli obiettivi 2001. “Quest’anno la Unitas si è posta l’obiettivo di ottenere che i servizi destinati al pubblico – postomat, bancomat, distributori automatici – vengano dotati di una voce. Si è quindi fatta pioniera nella sua casa per anziani ciechi, dove negli ascensori una voce annuncia il piano a cui ci si trova. La Unitas auspica che questo provvedimento, di facile attuazione, venga introdotto negli ospedali, nelle case di riposo e negli edifici pubblici”.

Iniziativa politica

Risvegliare la coscienza civile e politica: con tale scopo nel ’99 è stata depositata un’iniziativa popolare denominata “parità di diritti per i disabili” che intende eliminare le lacune esistenti nella realtà.

Il Consiglio federale ha proposto già un disegno di legge come alternativa all’iniziativa popolare che arriverà sui banchi del Consiglio degli Stati nella sessione autunnale.

Ma nel controprogetto non vi sono – denunciano gli attivisti – vere misure per l’integrazione nel mondo del lavoro. Per questo, giovedì 13 settembre circa 2000 persone hanno partecipato alla manifestazione nazionale organizzata a Berna dall’Associazione Iniziativa popolare “parità dei diritti per i disabili”.

I diversi oratori delle organizzazioni degli handicappati alternatisi ai microfoni hanno ricordato gli innumerevoli problemi che ogni giorno affliggono i circa 500mila disabili elvetici: svantaggi per quanto riguarda le scuole, i posti di lavoro, i trasporti pubblici, i media e l’accesso ad edifici pubblici.

Con questa riunione si sono concluse le “giornate dell’uguaglianza”, indette per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà quotidiane cui devono far fronte gli handicappati elvetici.

Maddalena Guareschi

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