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2008 – Officine, uno sciopero che ha scritto la storia

Gianni Frizzo, presidente del Comitato di sciopero e simbolo della lotta delle Officine Cargo di Bellinzona swissinfo.ch

7 marzo 2008: una data che rimarrà impressa nella storia del Ticino e della Svizzera. All'annuncio dei piani di ristrutturazione di FFS Cargo, lavoratori e lavoratrici delle Officine di Bellinzona rispondono con lo sciopero.

Lo sciopero, come espressione di resistenza e di lotta, diventa ben presto la manifestazione di tutta la popolazione ticinese: donne, uomini, politici, intellettuali, tutti uniti, tutti nelle piazze, per difendere uno dei patrimoni del servizio pubblico. E, soprattutto, uno dei settori industriali che ha contribuito allo sviluppo, non solo economico, del Ticino.

“Giù le mani dalle Officine”

Al motto “Giù le mani dalle Officine”, la voce di un intero cantone si fa sentire in tutta la Svizzera, anche se oltre San Gottardo lo spirito della lotta non sempre viene capito nella sua dimensione e nella sua reale portata: è il primo grande sciopero dopo quello generale del 1918 ed è la lotta per la salvaguardia di posti di lavoro in una regione periferica. Un atto di ribellione e di resistenza che sarà, come vedremo, pagante.

Dopo mesi di lotta, dopo lunghi mesi di laboriose trattative attorno alla Tavola rotonda coordinata dal mediatore Franz Steinegger – nominato dal consigliere federale Moritz Leuenberger – le Officine FFS di Bellinzona hanno finalmente raggiunto l’accordo sperato.

Venerdì 28 novembre a Berna, il comitato di sciopero ha infatti ottenuto l’ accordo sul piano industriale, fondamentale per la sopravvivenza delle Officine: la divisione Cargo affiderà allo stabilimento di Bellinzona (che dipenderà della Divisione viaggiatori) la manutenzione delle locomotive di linea e dei carri merci almeno fino al 2013.

Per aumentare in modo duraturo la produttività dello stabilimento bellinzonese dopo il 2010 saranno però necessari ulteriori provvedimenti per porre le basi del successo per l’acquisizione di nuovi mandati. Le conseguenze della crisi finanziaria cominciano tuttavia a farsi sentire: nel mese di novembre il volume di merci trasportato da FFS Cargo è diminuito del 20%, e le previsioni per dicembre non sono buone. Lo sa bene il Comitato di sciopero, che non intende abbassare la guardia.

Da vedere, da sfogliare

Il raggiungimento di questo traguardo è indubbiamente il frutto della lotta e della determinazione; guidati da Gianni Frizzo – presidente del comitato di sciopero e simbolo della resistenza delle Officine – i lavoratori delle Officine hanno scritto direttamente una pagina importante della loro storia.

Una storia raccontata anche in due libri e in un film, presentato al Festival internazionale del film di Locarno. Il giornalista Hanspeter Gschwend ha cercato di illustrare nel libro in lingua tedesca “Streik in Bellinzona” (edizioni Rezzonico), le ragioni dello sciopero, che oltre San Gottrado non è sempre stato compreso. Nel suo libro contribuisce ad offrire uno sguardo dietro le quinte illustrando dinamiche e rapporti di forza tra i lavoratori delle Officine e la direzione delle Ferrovie federali.

“Giù le mani dalle Officine” (edizioni Salvioni e Fontana) è il titolo di un altro libro che illustra il legame che in oltre un secolo si è costruito tra la popolazione e la “sua” Officina e che ricostruisce i motivi che portano alla crisi. Una crisi vissuta anche in prima linea dalle famiglie degli scioperanti che in pittureria hanno condiviso, insieme alla popolazione, momenti di speranza, di rabbia, di tensione e di grande euforia. Momenti ripercorsi anche nel documentario “Giù le mani” di Danilo Catti.

“Se sei solo a sognare rimane solo un sogno, se a sognare sono tanti il sogno diventa realtà”. Tra tanti slogan e scritte che hanno scandito i momenti dello sciopero in pittureria, la forza del sogno che diventa realtà è forse il messaggio di speranza più forte.

swissinfo, Françoise Gehring

● Il 7 marzo 2008, la direzione delle Ferrovie Federali Svizzere (FFS) annuncia di voler privatizzare la manutenzione dei vagoni e dislocare quella delle locomotive. Un piano che prevede la soppressione di 120 posti di lavoro.

● 430 operai delle Officine Cargo di Bellinzona entrano immediatamente in sciopero. In pochi giorni nasce un vasto movimento di protesta che coinvolge tutta la regione.

● «La pittureria», spazio adibito alla verniciatura dei treni, diventa il cuore e il simbolo della lotta. Il braccio di ferro tra scioperanti e direzione delle FFS dura trenta giorni. Un mese intenso, che mobilita l’intera classe politica.

● L’irrigidimento dei fronti costringe il ministro dei trasporti Moritz Leuenberger a intervenire. Il 5 aprile la direzione delle ferrovie è costretta a ritirare il piano di ristrutturazione e a garantire il mantenimento dell’Officina fino al 2012.

● Il 7 aprile l’assemblea dei lavoratori interrompe l’agitazione e dà mandato al Comitato di sciopero di partecipare alla tavola rotonda concordata tra le parti, in vista del mantenimento e dello sviluppo dell’attività dell’Officina anche dopo il 2012.

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