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Società militari private: un mercato di nicchia redditizio

Agenti della Blackwater - oggi Academi - in Iraq nel 1995. AFP

Riducendo effettivi e bilanci degli eserciti, gli Stati europei esternalizzano un numero crescente di compiti a società militari private. Ma queste società, soprattutto americane, si fanno pagare a peso d'oro, sottolinea Alexandre Vautravers, esperto di questioni militari.

Riducendo effettivi e bilanci degli eserciti, gli Stati europei esternalizzare un numero crescente di compiti a società militari private. Ma queste società, soprattutto americane, si fanno pagare a peso d’oro, sottolinea Alexandre Vautravers, esperto di questioni militari.

Dagli anni ’90, gli eserciti di Europa e Stati Uniti si basano sulle società militari private per compiti che non sono più in grado di soddisfare, soprattutto nel Vecchio Continente.

Direttore del Dipartimento di relazioni internazionali della Webster University di Ginevra e caporedattore della Rivista militare svizzera, Alexandre Vautravers spiega le ragioni.

swissinfo.ch: Come si spiega la crescita delle compagnie militari private?

A. V.: Le società militari private che lavorano principalmente in mercati di nicchia, ossia quelle attività che le forze armate convenzionali non vogliono o non possono svolgere. Militari pagati per anni non sono necessariamente redditizi, secondo i funzionari della difesa, che preferiscono affidare a queste aziende una vasta gamma di attività amministrative e logistiche. Durante la guerra in Iraq, per esempio, l’esercito americano ha firmato contratti molto redditizi per compiti di lavanderia, igiene, pulizia.

Queste aziende ottengono anche molti contratti per la protezione di persone o edifici, laddove l’impiego di soldati professionisti, addestrati e pesantemente attrezzati, non sempre si giustificano.

Inoltre, colmano le lacune e la mancanza di personale qualificato. È il caso, per esempio, dei piloti di elicottero. Gli eserciti formano molti piloti, ma costoro non rimangono a lungo, poiché i salari sono molto più elevati nel privato. Gli eserciti sono dunque costretti a rivolgersi frequentemente a queste società private per svolgere alcune missioni con piloti che spesso sono stati addestrati da loro stessi.

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swissinfo.ch: Ma costa meno esternalizzare a società militari private?

A.V.: No. I loro prezzi sono molto elevati. Come sottolinea Joseph Stiglitz nel libro La guerra da 3000 miliardi di dollari (2008), le loro prestazioni costano dal doppio al quadruplo di quelle effettuate dall’esercito. Per alcune attività molto specifiche in Iraq, questo rapporto può andare da 1 a 10.

Ma ci si deve rendere conto che i contratti con privati possono essere di durata molto limitata. Ciò che è difficile con un esercito di professionisti, come negli Stati Uniti, in Francia o in Germania, dove i contratti solitamente sono di 3-5 anni. A questo si deve aggiungere la pressione politica che c’è in tutti questi paesi per ridurre gli effettivi e soprattutto i costi. Negli eserciti professionali in Europa, il 60-70% del bilancio della difesa viene speso per gli stipendi.

swissinfo.ch: Si sta attuando una forma di privatizzazione della guerra?

A. V.: Per certi versi, lo si potrebbe dire. Ma questa privatizzazione non è necessariamente voluta dagli eserciti. È il risultato del declino dei bilanci della difesa dei paesi europei. Un esempio: dal 2010, il bilancio della difesa britannico subisce tagli molto importanti. Così ora il rifornimento in volo è parzialmente effettuato da una società militare privata. Lo stesso succede nella guerra elettronica: sono società private che addestrano l’esercito britannico e gli permettono di prendere piede nella guerra cibernetica.

Perfino il salvataggio in mare, effettuato finora dagli elicotteri della Royal Air Force, sarà abbandonato in quanto troppo costoso, e preso in mano da quattro società civili.

Gennaio 2013: il governo svizzero ha trasmesso al parlamento un progetto di legge per vietare alle società di sicurezza private con sede in Svizzera di prendere parte direttamente alle ostilità, nel contesto di un conflitto armato all’estero. e di fornire qualsiasi prestazione che favorisca gravi violazioni dei diritti umani.

Fine del 2005: il governo svizzero ha adottato un rapporto sulle aziende militari e le società di sicurezza e militari private. L’esecutivo ha incaricato il Ministero degli affari esteri (DFAE) di avviare un processo internazionale di promozione del rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani da parte di  società private militari e di sicurezza attive in zone di conflitto.

La pubblicazione di ciò che sarebbe diventato il “Documento di Montreux” è il primo risultato ottenuto congiuntamente dal DFAE e dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).

9 novembre 2010: 58 società di sicurezza private hanno firmato un codice di condotta internazionale, nel quale si impegnano a rispettare i diritti umani e il diritto internazionale umanitario.

Attualmente sono 592 che hanno aderito al codice di condotta.

Il fatturato delle società militari e di sicurezza private è valutato a più di 100 miliardi di dollari l’anno.

Fonti: DFAE e swissinfo.ch

swissinfo.ch: Cosa succede nel mercato statunitense, il più grande di queste società militari private?

A. V.: Il mercato americano è molto diverso. Il bilancio della difesa è raddoppiato tra il 1997 e il 2007, raggiungendo i vertici: il 52% delle spese militari mondiali prima della prima elezione di Barack Obama. L’amministrazione Bush ha fatto un uso massiccio di aziende militari private nelle guerre in Afghanistan e in Iraq per colmare il divario tra gli obiettivi e la realtà sul terreno.

L’amministrazione Obama ha ripetutamente cercato di contrastare questa tendenza, in particolare partecipando all’iniziativa di Montreux e al codice di condotta per le società militari e di sicurezza private. A partire dal 2010, ci sono state forti pressioni da parte dell’amministrazione per ridurre il numero di società militari private, in particolare in Afghanistan. Ciò che ha anche messo molto a disagio il governo afgano, il quale utilizzava queste società, in particolare per la protezione del presidente Karzai, in un momento in cui si stava ricostruendo l’esercito e la polizia afgana.

Detto questo, una serie di attività continuano ad essere subappaltate: infrastrutture, logistica, guerra elettronica, intelligence, pilotaggio dei droni. Gli Stati Uniti rimangono il principale fornitore di compagnie militari private. Molti ex militari creano la propria impresa o lavorano per una di esse.

E la maggior parte delle imprese insediate in Africa e gli Stati del Golfo sono per lo più società statunitensi, più o meno mascherate, interessate a non avere la sede negli Stati Uniti.

rts.ch

swissinfo.ch: Anche i paesi emergenti ricorrono sempre più a società private?

A. V.: In questi paesi la tendenza è diversa. Per la semplice ragione che i paesi emergenti attribuiscono grandissima importanza al principio della sovranità dello Stato, in particolare al monopolio della forza legittima, contrariamente alla comunità internazionale, vale a dire gli stati occidentali.

Con questa concezione più convenzionale della difesa e delle forze armate, questi Stati sono in una logica di rafforzamento degli eserciti nazionali, non in quella dell’esternalizzazione a società militari private.

Paradossalmente le aziende militari private sono presenti nei due estremi dello spettro di difesa: nei paesi post-industriali – ricchi, ma il cui apparato di difesa si ridimensiona – e nei paesi in via di sviluppo – poveri e che dipendono da supporti esterni.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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