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La più grande rivoluzione nella storia della politica svizzera


Questo contenuto è stato pubblicato il 11 ottobre 2018
Novembre 1918: manifestazione operaia a Bellinzona durante lo sciopero generale. La crisi che avrebbe portato allo sciopero contribuì all'accettazione dell'iniziativa sul proporzionale. Keystone

Per qualcuno è motivo di noia, per altri la pietra angolare del suo successo: la Svizzera è caratterizzata da una grande stabilità politica. Cent'anni fa il panorama politico svizzero fu però sconvolto e modificato per sempre. Dopo l'introduzione del sistema proporzionale nel 1918, le elezioni parlamentari dell'anno successivo videro la fine del predominio dei radicali, i fondatori della Svizzera moderna.

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Non vi fu spargimento di sangue. Semplicemente i radicali, che avevano governato più o meno da soli la Svizzera dopo la fondazione dello Stato moderno nel 1848, furono rimessi al loro posto, attraverso il ricorso alle urne. Nel 1919 persero la maggioranza assoluta nel Consiglio nazionale, la camera bassa del parlamento elvetico, che contava all'epoca 189 seggi.

Non furono pistole e fucili, ma fu un atto profondamente democratico, ad aprire la strada a una democrazia consociativa. Nel 1918 gli elettori svizzeri appoggiarono con una maggioranza di due terzi un'iniziativa popolare che chiedeva il passaggio al sistema elettorale proporzionale.

Le elezioni politiche precedenti – le ultime con il sistema maggioritario - si erano tenute nel 1917, durante la Prima guerra mondiale. La successiva scadenza elettorale era prevista per il 1920. Lo sciopero generale del novembre 1918 indusse pero la Confederazione ad anticipare le elezioni di un anno. Un fatto inedito nella storia della Svizzera.

Le elezioni del Consiglio nazionale nel 1917 e nel 1919: i risultati disegnano due Svizzere diverse, come mostra il grafico seguente:

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Le elezioni al Consiglio nazionale del 1917 mostra una Svizzera che è ancora "proprietà politica" dei radicali. Due anni dopo il nuovo sistema elettorale catapulta i socialisti al secondo posto fra le forze politiche, insieme ai cattolici-conservatori.

Ad approfittare maggiormente della riforma elettorale è però il Partito degli artigiani, contadini e borghesi (dal 1971 Unione democratica di centro), che passa da 4 a 29 seggi. L'ascesa dell'UDC, dalla fine degli anni Novanta il partito più forte del paese, è cominciata proprio qui, alle elezioni federali del 1919. Grazie a un'iniziativa popolare lanciata dalla sinistra, il suo nemico di classe.

Maggioritario e proporzionale

Nelle elezioni basate sul sistema maggioritario il partito con il maggior numero di voti vince su tutta la linea, in base al principio "the winner takes it all". Chi ottiene la maggioranza dei voti ottiene tutti i seggi. I piccoli partiti sono svantaggiati.

Nelle elezioni proporzionali i seggi sono distribuiti proporzionalmente ai voti ottenuti da un partito. La volontà degli elettori è riprodotta in modo più preciso e anche i piccoli partiti hanno la possibilità di ottenere dei seggi.

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