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Gli eco-quartieri propongono un altro modo di vivere

Greencity, il nuovo eco-quartiere a Zurigo. Mike Niederhauser / Losinger Marazzi

Sono sempre più numerosi i comuni svizzeri che affrontano la sfida dello sviluppo sostenibile costruendo eco-quartieri su terreni abbandonati. Un modo di plasmare la città e la vita di domani.

È impossibile non pensare al lavoro del grafico Jörg Müller quando si parla dell’attuale boom degli eco-quartieri in tutto il paese. A metà degli anni Settanta, Müller aveva realizzato sette tavole* che raffiguravano l’evoluzione ventennale di un immaginario villaggio svizzero. Il filo conduttore era la rapida urbanizzazione e trasformazione del villaggio in una città. Mezzo secolo dopo, la storia continua a dargli ragione. L’urbanizzazione non cessa di rosicchiare porzioni di terreno.

Lo sviluppo sostenibile richiede che le aree attualmente in fase di sgombero, ripulite e poi rimodellate – a Meyrin, Losanna, Zurigo o altrove – si orientino a nuovi parametri relativi al risparmio energetico e al legame sociale tra gli abitanti.

Ci si aspetta inoltre che questi ultimi si spostino preferibilmente a piedi o in bicicletta. L’automobile qui non ha più posto. È relegata al di fuori degli eco-quartieri o nascosta in parcheggi sotterranei. Nulla è lasciato al caso per dare forma a questo nuovo modo di vivere in comunità, di consumare meno, di respirare meglio.

“La città e la campagna vanno riconciliate”
Pierre-Alain Tschudi, sindaco di Meyrin

Vicini alla terra

Pierre-Alain Tschudi, sindaco di Meyrin, comune di 25’000 abitanti nell’area metropolitana di Ginevra, ha previsto due linee tranviarie per gli abitanti che si stanno già trasferendo nel nuovo quartiere ecologico di Les Vergers. Nei 1350 appartamenti ripartiti su una trentina di edifici abitano già quasi duemila persone, un altro migliaio è atteso entro il 2020. La filosofia di Les Vergers si basa su tre pilastri interdipendenti: solidarietà sociale, responsabilità ambientale ed efficienza economica.

Settant’anni fa, Meyrin era ancora un grande villaggio di poco più di 3000 abitanti. Poi i dipendenti del CERN si trasferirono lì, abitando quelli che in origine erano solo pascoli. Le autorità comunali desiderano ora approfittare di questa prossimità con la natura e per questo stanno conducendo uno studio approfondito sull’alimentazione dei residenti. La loro attenzione è rivolta in particolare alla produzione e distribuzione in loco di frutta e verdura.

Sono già nati degli orti comunitari e un supermercato agricolo e si sta pensando a una cooperativa agricola. “La città e la campagna vanno riconciliate”, affermava lo scorso giugno il sindaco del comune ginevrino in occasione di un simposio dedicato specificamente agli eco-quartieri presso l’Alta scuola di ingegneria e di gestione del canton Vaud di Yverdon.

Persino il pollaio collettivo

Nell’intreccio degli edifici in affitto di Les Vergers, l’erba viene ancora falciata per garantire il foraggio degli animali durante l’inverno. L’acqua potabile è prelevata dalla falda freatica del Rodano. L’eco-quartiere si estende su un totale di 16 ettari. 2,3 ettari sono dedicati ai giardini.

Il comune possiede il 47% della superficie, il resto appartiene a ex agricoltori. Da un anno i proprietari e gli inquilini stanno pensando ad una gestione comune di questo spazio, secondo un sistema partecipativo. Una squadra sul campo incoraggia gli abitanti a prendere possesso dei luoghi. 

L’obiettivo delle autorità è fare di Les Vergers un laboratorio, un luogo di sperimentazione e di progetti innovativi. Dalla “fattoria urbana” al “pollaio collettivo”. Dall'”assistenza all’infanzia” allo “spazio di meditazione”. Il tutto senza produrre rifiuti. Del resto, una rete di teleriscaldamento fornisce energia termica attraverso una pompa di calore alimentata con energia solare.

In piena metamorfosi

Anche a Losanna sono iniziati grandi lavori. Il nome dei cantieri è già di per sé un invito a cambiare: “Metamorfosi”. Un progetto gigantesco che comprende moderni impianti sportivi, tra cui uno stadio di calcio all’inglese con 12’000 posti a sedere, ma soprattutto due eco-quartieri che sorgeranno nei prossimi anni: il Plaines-du-Loup a nord e il Prés-de-Vidy a sud, pochi metri sopra il lago Lemano. 

A Vidy, entro il 2025, sono attesi circa 2500 abitanti e mille posti di lavoro, distribuiti su 14,5 ettari. Il quartiere ecologico Plaines-du-Loup sarà ancora più grande, con quasi 11’000 persone entro il 2030.

Foto aerea del quartiere di Plaines-du-Loup a Losanna. Laurent Kaczor

Il progetto vuole essere esemplare e soddisfare i requisiti della società da 2000 watt, concetto che mira a ridurre di un terzo il consumo medio di energia in Svizzera. Losanna lavora al progetto Plaines-du-Loup da oltre dieci anni. Le prime gare d’appalto sono state indette nel 2015. Ma è soprattutto dall’inizio dell’anno che gli escavatori hanno cominciato ad invadere il terreno.

Per quanto riguarda i primi inquilini, sono attesi entro due anni. Vale a dire non appena saranno dati gli ultimi ritocchi al parco di Plaines-du-Loup, la cui costruzione è stata affidata alla fantasia degli abitanti. Altri due cantieri si aggiungeranno in seguito, l’inaugurazione finale è prevista tra undici anni.

“Non esiste un eco-quartiere modello”

Come a Meyrin, anche a Losanna i residenti hanno voce in capitolo nel processo di riflessione che si sta svolgendo intorno al progetto che comprende un’area di 30 ettari e prevede un investimento pubblico di 239 milioni di franchi (solo per Plaines-du-Loup). Un ufficio mobile raccoglie le richieste e le critiche dei futuri inquilini. Inoltre, gli incontri hanno permesso a questi ultimi di essere meglio informati su un tema come l’energia prodotta dalla terra.

“Non esiste un modello di eco-quartiere”, avverte Valéry Beaud, membro dell’Associazione Eco-quartiere Losanna. Per l’ingegnere ambientale del Politecnico federale di Losanna (EPFL), la gestione di un elemento come l’acqua è oggi cruciale. “Deve essere rimesso nello spazio pubblico, ad esempio installando dei bacini”, suggerisce. E raccomanda di promuovere la massima diversità socio-professionale, per evitare i rischi di ghettizzazione.

Diversità a tutti i livelli

Nella parte meridionale di Zurigo, nel quartiere di Wollishofen, non lontano dal lago, il ritorno alla natura si avverte anche in un quartiere ecologico che emerge a malapena dalla boscaglia. Costruito su una superficie di otto ettari, il suo nome si adatta armoniosamente alla topografia del sito: Greencity, la città verde.

Ai margini del bosco e del fiume Sihl, un tempo vi sorgevano le vecchie cartiere. Per Matthieu Kowalski, che ha lavorato a questo progetto per l’azienda zurighese Losinger Marazzi “fin dall’inizio la topografia ha offerto interessanti opportunità per promuovere una nuova cultura dell’abitare, lavorare e vivere.” Una stazione della ferrovia urbana consente di raggiungere Zurigo in otto minuti. 

Come a Meyrin e Losanna, la composizione degli abitanti in termini di età, reddito o profili professionali, insieme al risparmio energetico, rimangono i capisaldi dell’intero progetto. Una composizione che deve ovviamente riflettersi a tutti i livelli. Dagli appartamenti agli uffici, dai negozi ai ristoranti. Si presume che nel quartiere in gestazione saranno affittate circa 730 unità abitative e che vi lavoreranno circa 3000 persone. Tutto questo è distribuito su tredici edifici. Sono previsti anche un hotel con 600 posti letto e una scuola voluta dalle autorità locali.

Fedeli alla società da 2000 watt, gli sviluppatori hanno fiducia nelle energie rinnovabili, in primo luogo il fotovoltaico. Un decimo dei posti auto sarà riservato ai veicoli elettrici. Infine, sono previste due aree di car-sharing e infrastrutture per ospitare un totale di quasi 3500 biciclette. La maggior parte dei lavori dovrebbe essere completata nel 2021, ma gli uffici dovrebbero essere completati nel 2022. Per quanto riguarda la scuola di Green City, le prime classi dovrebbero aprire nel 2023 o 2024.

*Jörg Müller: “La ronde annuelle des marteaux piqueurs ou les mutations d’un paysage”, in tedesco “Alle Jahre wieder saust der Presslufthammer nieder oder: die Veränderung der Landschaft”, 1974.

Traduzione dal francese: Andrea Tognina

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